India: la Chiesa del Kerala giudica propaganda elettorale la proposta di legge sull'eutanasia
Legalizzare la pratica dell’eutanasia e depenalizzare il reato di tentato suicidio:
sono le due norme proposte dalla Commissione per le riforme di legge, guidata dall’ex
giudice della corte suprema V.R. Krishna Iyer, e contenute nel “disegno di legge sui
malati terminali in Kerala”. “La vita è sacra – dichiarano gli 11 membri della commissione
creata dal Left Democratic Front, partito al governo, di ispirazione marxista – ma
il dolore prolungato, senza speranza di guarigione, è una tortura che nega persino
il significato stesso dell’esistenza”. Padre Paul Thelakat, direttore dell’influente
giornale Satyadeepam (La luce della verità) e portavoce del Sinodo della Chiesa Siromalabarica,
- riferisce l'agenzia Fides - non nasconde le critiche alla proposta di legge che
definisce mera “propaganda elettorale del partito marxista”. Egli si oppone con forza
alla pratica dell’eutanasia, perché “nessun uomo ha il diritto di togliere la vita,
nemmeno se è il paziente stesso a chiederlo”. Padre Paul precisa al contempo di non
voler avallare “l’accanimento terapeutico”, che lede la dignità del malato e non ne
rispetta la sofferenza. Pascal Carvalho, membro della Pontificia Accademia per la
vita, denuncia senza mezzi termini “il grave attacco alla vita” da condannare “in
modo assoluto”. Egli chiarisce che “nessuno può arrogarsi il diritto di decidere in
materia di vita o di morte” e deplora il fatto che sia proprio il Kerala, uno degli
stati indiani con il più alto tasso di istruzione (89,9%) e sviluppo, a farsi portabandiera
di una legge che legalizza di fatto la “dolce morte”. Pascal Carvalho comprende le
ragioni “di quanti soffrono e dei loro cari”, ma sottolinea “l’enorme differenza”
che passa fra “uccidere intenzionalmente” e “consentire a una persona di morire nel
rispetto della sua dignità, fornendo le cure mediche di base senza per questo sconfinare
nell’accanimento terapeutico”. (R.P.)