2009-01-08 15:39:52

Inaugurata da mons. Betori la sala “Stato e Chiesa” della biblioteca della Fondazione Spadolini


“C’è un modo di condividere il comune destino di un popolo da parte di credenti e laici, che è un bene per tutti”, in un tempo “in cui proclami di reciproca esclusione continuano a rincorrersi, sull’onda di risorgenti fondamentalismi e laicismi”. Ne è convinto mons. Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, che inaugurando oggi la sala “Stato e Chiesa” della biblioteca della Fondazione Spadolini Nuova Antologia, ha ricordato la figura di Giovanni Spadolini, definendolo “grande figlio della nostra città”. “Come studioso e come politico – ha aggiunto - ha sempre riservato grande attenzione al ruolo della Chiesa nella società italiana, contribuendo con il pensiero e l’azione a rendere più comprensibile a tutti l’importanza di tale ruolo per l’organica crescita dell’intera società”. “La dimensione laica – ha detto Betori – non è affatto estranea all’esperienza religiosa, e nel concreto dell’Italia, cristiana, come pure l’orizzonte religioso è tutt’altro che vietato ad uno spirito laico”. Al contrario, “dall’incontro di queste culture, nella loro accezione aperta, possono trarre beneficio laicità e religione nelle loro forme più autentiche; possono scaturire esiti di grande vantaggio per la vita dell’intero Paese, nel solco della coesione e dello sviluppo”. E’ questa, secondo mons. Betori, una delle lezioni più importanti di Giovanni Spadolini, il cui approccio “che ha sempre animato lo storico e il politico nell’accostarsi alle realtà delle Chiese in Italia” è stato sempre “teso al dialogo tra le culture che si caratterizzano per il loro riferimento rispettivamente laico e religioso”. Un’eredità ancora attuale è la “connotazione di servizio” che la Fondazione e la Biblioteca hanno ricevuto dal suo fondatore: destinatari, gli studiosi delle nuove generazioni. La nostra società - ha osservato mons. Betori - “ha bisogno di un confronto culturale legato alla serietà degli studi più che alle facili sirene di opinioni poco fondate, appena orecchiate, ma abilmente propagandate. Ha anche bisogno – ha concluso l’arcivescovo – di una nuova attenzione alle nuove generazioni e alla loro formazione, che non sia episodica ma affondi le sue radici nella convinzione che solo in una corretta trasmissione del sapere e della coscienza civile tra le generazioni ci potrà essere un futuro di giustizia, di libertà e di pace per il mondo”. (A.L.)







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