Il cardinale arcivescovo di Napoli Crescenzio Sepe alla sua città: occorre un sussulto
di responsabilità e di impegno morale
"Un sussulto di responsabilità e di impegno morale". Il cardinale arcivescovo di
Napoli, Crescenzio Sepe, lo ha chiesto ai suoi concittadini durante il rito del
Te Deum del 31 dicembre scorso. Un richiamo dettato dalle ultime vicende che hanno
investito a vari livelli la città partenopea negli ultimi tempi e purtroppo seguito,
poche ore dopo, dalla tragica morte di Nicola Sarpa, ucciso da un proiettile vagante
ai Quartieri Spagnoli durante i festeggiamenti per il primo dell'anno. Ma il desiderio
di riscatto per Napoli ha bisogno del coinvolgimento di tutta la città, ha spiegato
il cardinale Sepe, al microfono di Fabio Colagrande:
R. –
Non si può delegare ad una sola persona, ad una sola istituzione. Questa volontà di
miglioramento è qualcosa che deve coinvolgere tutti, naturalmente a iniziare dalle
istituzioni, a iniziare dalla Chiesa, a iniziare da tutti coloro che si sentono coinvolti,
ma poi anche i singoli. Tutti hanno un dovere, hanno una responsabilità, perchè questa
realtà così difficile, nella quale noi ci troviamo a vivere, possa essere superata.
Senza il coinvolgimento di tutti, senza fare squadra, senza lavorare insieme, è difficile
il superamento dei problemi.
D. – Lei sente che in
questo momento la Chiesa a Napoli ha questa capacità, possibilità di coinvolgimento?
R.
– Vedo coinvolti molto bene i sacerdoti, in quanto sono inseriti concretamente nella
realtà, in quella vita esistenziale che si vive giorno per giorno. Vedo le tante associazioni
laicali, gli stessi religiosi. Si è capito che non si può stare con gli occhi chiusi
e che quindi bisogna anche per l’uomo, per la dignità dell’uomo, per la qualità di
vita della comunità, interagire in modo da dare ognuno il proprio contributo. Allora
la Chiesa in questo è aperta. La gente sente questo impegno della Chiesa e sta dando
una risposta positiva, perché almeno quello che è il dovere della Chiesa si possa
concretizzare anche con delle progettazioni concrete. In questo devo dire che c’è,
in maniera particolare, l’adesione dei giovani, che con entusiasmo partecipano e cercano
anche loro di dare un po’ di realismo alla costruzione di una società migliore.
D.
– Lei in questo tempo di Natale ha voluto visitare Poggio Reale, l’Ospedale Cardarelli,
servire i poveri al pranzo di Natale in Curia: sono tutti segni di un’attenzione speciale
per i poveri, gli ultimi, i dimenticati...
R. – E’
quello che ci ha insegnato il Signore. Ho messo il grembiule perché Cristo il Giovedì
Santo si è messo il grembiule, e allora se l’ha messo Cristo perché non lo dobbiamo
mettere anche noi e servire i poveri?
D. – Eminenza,
a Capodanno, nei Quartieri Spagnoli, lei sa, c’è stato un morto per un proiettile
vagante. Il parroco, celebrando i funerali, ha chiesto ai giovani di abbandonare le
armi, ha parlato però di un quartiere purtroppo in mano alla camorra. Un suo commento...
R.
– Purtroppo, non è il solo quartiere, ce ne sono tanti altri, sono tanti, dove purtroppo
la malavita ha ancora un peso, direi alle volte, quasi determinante, e che spesso
crea quasi una mentalità, uno stile di vita, di sopraffazione e di violenza. Allora,
far capire soprattutto ai giovani che con le armi, con la violenza non si vince, ma
si ottiene solo morte, è qualcosa che sta prendendo piede. Speriamo che su questa
strada, un po’ alla volta, si possa ottenere qualche risultato positivo.
D.
– Una città che sta vivendo come tutto il sud d’Italia, in maniera particolarmente
difficile la crisi economica, una città tormentata anche dal punto di vista politico.
Dov’è la speranza di Napoli?
R. – La speranza è che
noi dobbiamo dare dei valori, anche nei momenti di crisi. Se noi ci abbandoniamo e
facciamo cadere le mani, allora il pessimismo invade e quindi anche le reazioni e
le violenze. Se invece noi costruiamo, soprattutto con i giovani, valori ai quali
far riferimento anche in questi momenti, quando alle famiglie facciamo capire qual
è il senso dell’essere cristiano, dello stare insieme, soprattutto quando la carità
diventa il cemento che deve unire, anche le crisi più difficili vengono superate.
E, d’altra parte, la storia di Napoli lo dimostra: Napoli ha sempre saputo reagire.
La speranza è che anche oggi in nome di quelli che sono i valori tradizionali di una
città come Napoli e quelli che sono i valori cristiani di cui è imbevuta la mentalità,
la pietà popolare dei napoletani, con questi valori si possano superare le crisi.(Montaggio
a cura di Maria Brigini)