Gaza: tregua umanitaria di 3 ore al giorno. Israele allarga l’offensiva contro Hamas.
Sullo Stato ebraico stamani razzi dal Libano
Nuova giornata di violenze, dunque, ieri nella Striscia di Gaza, alleggerita solo
parzialmente dalla tregua di tre ore concessa da Israele per l’apertura dei corridoi
umanitari. Bombardamenti e lancio di razzi in territorio ebraico hanno fatto da scenario
al drammatico giornaliero botta e risposta tra esercito israeliano e miliziani di
Hamas. Proprio in queste ore rischia di aprirsi un altro fronte tra Israele e Libano.
In questo difficile clima proseguono a vari livelli i tentativi di mediazione internazionale.
Ci riferisce Graziano Motta:
L’apertura ieri dei corridoi umanitari, in concomitanza
del cessate-il-fuoco di tre ore al giorno, ha consentito di alleggerire l’emergenza
per la mancanza di beni di prima necessità destinati alla popolazione civile. Intanto,
rimane in sospeso la proposta egiziana, sostenuta dal presidente francese Sarkozy,
per una tregua totale e immediata. Sulle speranze che questa iniziativa vada in porto,
Giancarlo La Vella ha sentito Francesco Battistini, corrispondete a Gerusalemme per
il Corriere della Sera. Ascoltiamo:
Il dramma
umanitario, che colpisce la popolazione civile di Gaza, non lascia insensibili la
comunità internazionale e le organizzazioni non governative. Il presidente della Caritas
Internationalis card. Oscar Rodriguez Maradiaga in un comunicato afferma che per nessuno
la guerra può essere una scelta giustificabile. “Le argomentazioni sulla proporzionalità
degli attacchi – dice il porporato – sono moralmente ripugnanti di fronte alla vita
di bambini innocenti”. Inoltre, la Caritas Internationalis chiede un immediato cessate-il-fuoco
per consentire al personale sanitario e umanitario di raggiungere i feriti e per le
cure e la consegna degli aiuti.
Intanto, la comunità internazionale è
ancora scossa per il bombardamento israeliano, due giorni fa, di tre scuole gestite
dall’Onu a Jabalya, in una delle quali hanno perso la vita circa 40 civili. L’Unrwa,
ufficio delle Nazioni Unite per i profughi palestinesi, smentisce la versione israeliana,
secondo la quale i miliziani di Hamas stavano sparando colpi di mortaio contro un’unità
di fanteria. Gli israeliani sapevano che era una scuola e che vi avevano trovato riparo
i profughi. Francesca Sabatinelli ha raggiunto telefonicamente a Gerusalemme, Filippo
Grandi, vice commissario generale dell’Unrwa:
Colpire
gli Stati Uniti come controffensiva per gli attacchi israeliani a Gaza. E’ l’appello
rivolto ieri dal leader radicale sciita iracheno Moqtada Sadr che ha invitato “la
resistenza irachena” a compiere rappresaglie contro obiettivi americani nel Paese
del Golfo.
Di Medio Oriente si è parlato anche a Washington nella riunione
degli ultimi 5 presidenti degli Stati Uniti: Jimmy Carter, George Bush senior, Bill
Clinton, George W. Bush e il presidente eletto Barack Obama. Quest’ultimo ha chiarito
che fino al 20 gennaio – giorno del suo insediamento alla Casa Bianca – lascerà piena
libertà di manovra a Bush sulla crisi a Gaza. Obama, nel frattempo, si sta occupando
della questione economica, proprio oggi sarà presentato il piano anti-recessione da
circa 800 miliardi di dollari.