Benedetto XVI alla Messa dell'Epifania: Cristo è la stella che vince le ombre di crisi
e violenza nel mondo. Appello del Papa per la pace in Terra Santa e per la difesa
dell'infanzia
Cristo è il “sole” che ha rivoluzionato il cosmo e la storia, portando fra gli uomini
una luce di speranza che dissipa le ombre prodotte da violenze, crisi o abusi della
natura che anche oggi colpiscono la terra. Con un’omelia intrisa del rapporto tra
scienza e fede e di riferimenti ad un uomo simbolo di questo rapporto, Galileo Galilei,
Benedetto XVI ha presieduto questa mattina in San Pietro la Messa dell’Epifania. Dopo
la celebrazione eucaristica, nuovo appello del Papa per la pace in Medio Oriente all’Angelus
in Piazza San Pietro, durante il quale Benedetto XVI ha anche invocato rispetto per
i bambini vittime di violenze nel mondo. La cronaca della mattina, nel servizio di
Alessandro De Carolis:
(musica)
Un
“sole” che irrompe nelle tenebre umane, una “stella” che illumina il cammino dei credenti,
ma anche un “assolo” di straordinaria importanza nella già meravigliosa partitura
dell’universo che di lì non sarà più la stessa. E’ quello che accade con l’ingresso
di Cristo nella storia degli uomini. Ed è quello che, con originalità di immagini,
Benedetto XVI ha spiegato dell’Epifania di Gesù, definendola un “mistero multiforme”
che coincide per la tradizione latina con la visita dei Magi a Betlemme, per quella
orientale con il Battesimo di Cristo al Giordano, ma anche - in San Giovanni - con
la “manifestazione” che Gesù dà della sua divinità alle nozze di Cana. In ogni caso,
ha osservato il Papa, l’Epifania è il segno del primato di Cristo sulla vita, sulla
morte e su ogni epoca:
“Non c’è ombra, per quanto
tenebrosa, che possa oscurare la luce di Cristo. Per questo nei credenti in Cristo
non viene mai meno la speranza, anche oggi, dinanzi alla grande crisi sociale ed economica
che travaglia l’umanità, davanti all’odio e alla violenza distruttrice che non cessano
di insanguinare molte regioni della terra, dinanzi all’egoismo e alla pretesa dell’uomo
di ergersi come dio di se stesso, che conduce talora a pericolosi stravolgimenti del
disegno divino circa la vita e la dignità dell’essere umano, circa la famiglia e l’armonia
del creato”.
Impostando la sua riflessione, Benedetto
XVI aveva abbinato la vicenda dei Magi che seguono la stella alle capacità dell'astronomia,
che i tre antichi scienziati orientali probabilmente praticavano. E nell’anno appena
iniziato, che celebrerà i 400 anni dalle prime osservazioni di Galileo, il Pontefice
ha spiegato come la stella narrata nei Vangeli abbia ispirato, sin dalla prima ora
della Chiesa, una lettura teologica di questo evento celeste:
“I
Padri della Chiesa hanno visto in questo singolare episodio narrato da San Matteo
anche una sorta di “rivoluzione” cosmologica, causata dall’ingresso nel mondo del
Figlio di Dio (…) In effetti, mentre la teologia pagana divinizzava gli elementi e
le forze del cosmo, la fede cristiana, portando a compimento la rivelazione biblica,
contempla un unico Dio, Creatore e Signore dell’intero universo”. “Questo
significa - ha proseguito il Papa - che le stelle, i pianeti, l’universo intero non
sono governati da una forza cieca, non obbediscono alle dinamiche della sola materia.
Non sono, dunque, gli elementi cosmici che vanno divinizzati, bensì, al contrario,
in tutto e al di sopra di tutto vi è una volontà personale, lo Spirito di Dio, che
in Cristo si è rivelato come Amore”:
“C’è dunque
nel cristianesimo una peculiare concezione cosmologica, che ha trovato nella filosofia
e nella teologia medievali delle altissime espressioni. Essa, anche nella nostra epoca,
dà segni interessanti di una nuova fioritura, grazie alla passione e alla fede di
non pochi scienziati, i quali - sulle orme di Galileo - non rinunciano né alla ragione
né alla fede, anzi, le valorizzano entrambe fino in fondo, nella loro reciproca fecondità”.
Lo
stesso Galileo, ha riferito ancora Benedetto XVI, paragonò come altri il cosmo ad
un “libro”, “considerandolo come l’opera di un Autore che si esprime mediante la ‘sinfonia’
del creato”. E qui, il Papa ha proseguito con una significativa e bella analogia:
“All’interno di questa sinfonia si trova, a un certo punto,
quello che si direbbe in linguaggio musicale un “assolo”, un tema affidato ad un singolo
strumento o ad una voce; ed è così importante che da esso dipende il significato dell’intera
opera. Questo “assolo” è Gesù, a cui corrisponde, appunto, un segno regale: l’apparire
di una nuova stella nel firmamento.
Benedetto
XVI ha concluso l’omelia affermando che l’Epifania di Cristo “è di riflesso la manifestazione
della Chiesa”, la quale - “con i suoi limiti e le sue miserie” - mette in “risalto
l’opera dello Spirito Santo. Il Papa ha terminato quindi esortando i credenti, sulla
scia di San Paolo, a nutrirsi delle Sacre Scritture per poter essere e annunciare
la luce di Cristo “con la parola e la testimonianza di vita”.
All’Angelus,
dedicato all’ostilità con la quale Gesù fu accolto da Erode, Benedetto XVI ha indirizzato
gli auguri di Natale alle Chiese orientali che celebrano domani questa solennità,
secondo il Calendario giuliano, e quindi è tornato ad invocare la pace per il Medio
Oriente, sconvolto dall’ennesimo conflitto:
“Continuo
a seguire con viva apprensione i violenti scontri armati in atto nella Striscia di
Gaza. Mentre ribadisco che l’odio e il rifiuto del dialogo non portano che alla guerra,
vorrei oggi incoraggiare le iniziative e gli sforzi di quanti, avendo a cuore la pace,
stanno cercando di aiutare israeliani e palestinesi ad accettare di sedersi attorno
ad un tavolo e di parlare. Iddio sostenga l’impegno di questi coraggiosi ‘costruttori
di pace’!” Salutando poi il tradizionale corteo “Viva la
Befana”, che ogni 6 gennaio conclude in Piazza San Pietro il suo festoso cammino per
le vie di Roma, il Papa ha ricordato la Giornata dell’Infanzia missionaria, che si
celebra oggi, e ha avuto un pensiero particolare per quei “tanti” bambini ai quali,
ha detto, “è negata un’infanzia serena”, in particolare per quelle “decine di bambini
e ragazzi” vittime, ha proseguito, di sanguinosi sequestri nella Repubblica Democratica
del Congo. “Faccio appello agli autori di tali disumane brutalità", sono state le
parole del Pontefice:
"Affinché restituiscano
i ragazzi alle loro famiglie e al loro futuro di sicurezza e di sviluppo, a cui hanno
diritto insieme a quelle care popolazioni”.
E
sulla scia di questo appello, Benedetto XVI ha terminato l’Angelus ricordando che
nel 2009 ricorre il 20° anniversario della Convenzione dei Diritti del Fanciullo:
un “impegno - ha detto - che la comunità internazionale è chiamata a rinnovare a difesa,
tutela e promozione dell’infanzia del mondo intero”.