2009-01-06 13:53:13

Benedetto XVI alla Messa dell'Epifania: Cristo è la stella che vince le ombre di crisi e violenza nel mondo. Appello del Papa per la pace in Terra Santa e per la difesa dell'infanzia


Cristo è il “sole” che ha rivoluzionato il cosmo e la storia, portando fra gli uomini una luce di speranza che dissipa le ombre prodotte da violenze, crisi o abusi della natura che anche oggi colpiscono la terra. Con un’omelia intrisa del rapporto tra scienza e fede e di riferimenti ad un uomo simbolo di questo rapporto, Galileo Galilei, Benedetto XVI ha presieduto questa mattina in San Pietro la Messa dell’Epifania. Dopo la celebrazione eucaristica, nuovo appello del Papa per la pace in Medio Oriente all’Angelus in Piazza San Pietro, durante il quale Benedetto XVI ha anche invocato rispetto per i bambini vittime di violenze nel mondo. La cronaca della mattina, nel servizio di Alessandro De Carolis:RealAudioMP3


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Un “sole” che irrompe nelle tenebre umane, una “stella” che illumina il cammino dei credenti, ma anche un “assolo” di straordinaria importanza nella già meravigliosa partitura dell’universo che di lì non sarà più la stessa. E’ quello che accade con l’ingresso di Cristo nella storia degli uomini. Ed è quello che, con originalità di immagini, Benedetto XVI ha spiegato dell’Epifania di Gesù, definendola un “mistero multiforme” che coincide per la tradizione latina con la visita dei Magi a Betlemme, per quella orientale con il Battesimo di Cristo al Giordano, ma anche - in San Giovanni - con la “manifestazione” che Gesù dà della sua divinità alle nozze di Cana. In ogni caso, ha osservato il Papa, l’Epifania è il segno del primato di Cristo sulla vita, sulla morte e su ogni epoca:

 
“Non c’è ombra, per quanto tenebrosa, che possa oscurare la luce di Cristo. Per questo nei credenti in Cristo non viene mai meno la speranza, anche oggi, dinanzi alla grande crisi sociale ed economica che travaglia l’umanità, davanti all’odio e alla violenza distruttrice che non cessano di insanguinare molte regioni della terra, dinanzi all’egoismo e alla pretesa dell’uomo di ergersi come dio di se stesso, che conduce talora a pericolosi stravolgimenti del disegno divino circa la vita e la dignità dell’essere umano, circa la famiglia e l’armonia del creato”.

 
Impostando la sua riflessione, Benedetto XVI aveva abbinato la vicenda dei Magi che seguono la stella alle capacità dell'astronomia, che i tre antichi scienziati orientali probabilmente praticavano. E nell’anno appena iniziato, che celebrerà i 400 anni dalle prime osservazioni di Galileo, il Pontefice ha spiegato come la stella narrata nei Vangeli abbia ispirato, sin dalla prima ora della Chiesa, una lettura teologica di questo evento celeste:

 
“I Padri della Chiesa hanno visto in questo singolare episodio narrato da San Matteo anche una sorta di “rivoluzione” cosmologica, causata dall’ingresso nel mondo del Figlio di Dio (…) In effetti, mentre la teologia pagana divinizzava gli elementi e le forze del cosmo, la fede cristiana, portando a compimento la rivelazione biblica, contempla un unico Dio, Creatore e Signore dell’intero universo”.
 
“Questo significa - ha proseguito il Papa - che le stelle, i pianeti, l’universo intero non sono governati da una forza cieca, non obbediscono alle dinamiche della sola materia. Non sono, dunque, gli elementi cosmici che vanno divinizzati, bensì, al contrario, in tutto e al di sopra di tutto vi è una volontà personale, lo Spirito di Dio, che in Cristo si è rivelato come Amore”:

 
“C’è dunque nel cristianesimo una peculiare concezione cosmologica, che ha trovato nella filosofia e nella teologia medievali delle altissime espressioni. Essa, anche nella nostra epoca, dà segni interessanti di una nuova fioritura, grazie alla passione e alla fede di non pochi scienziati, i quali - sulle orme di Galileo - non rinunciano né alla ragione né alla fede, anzi, le valorizzano entrambe fino in fondo, nella loro reciproca fecondità”.

 
Lo stesso Galileo, ha riferito ancora Benedetto XVI, paragonò come altri il cosmo ad un “libro”, “considerandolo come l’opera di un Autore che si esprime mediante la ‘sinfonia’ del creato”. E qui, il Papa ha proseguito con una significativa e bella analogia:
 
“All’interno di questa sinfonia si trova, a un certo punto, quello che si direbbe in linguaggio musicale un “assolo”, un tema affidato ad un singolo strumento o ad una voce; ed è così importante che da esso dipende il significato dell’intera opera. Questo “assolo” è Gesù, a cui corrisponde, appunto, un segno regale: l’apparire di una nuova stella nel firmamento.

 
Benedetto XVI ha concluso l’omelia affermando che l’Epifania di Cristo “è di riflesso la manifestazione della Chiesa”, la quale - “con i suoi limiti e le sue miserie” - mette in “risalto l’opera dello Spirito Santo. Il Papa ha terminato quindi esortando i credenti, sulla scia di San Paolo, a nutrirsi delle Sacre Scritture per poter essere e annunciare la luce di Cristo “con la parola e la testimonianza di vita”.

 
All’Angelus, dedicato all’ostilità con la quale Gesù fu accolto da Erode, Benedetto XVI ha indirizzato gli auguri di Natale alle Chiese orientali che celebrano domani questa solennità, secondo il Calendario giuliano, e quindi è tornato ad invocare la pace per il Medio Oriente, sconvolto dall’ennesimo conflitto:

 
“Continuo a seguire con viva apprensione i violenti scontri armati in atto nella Striscia di Gaza. Mentre ribadisco che l’odio e il rifiuto del dialogo non portano che alla guerra, vorrei oggi incoraggiare le iniziative e gli sforzi di quanti, avendo a cuore la pace, stanno cercando di aiutare israeliani e palestinesi ad accettare di sedersi attorno ad un tavolo e di parlare. Iddio sostenga l’impegno di questi coraggiosi ‘costruttori di pace’!”
 
Salutando poi il tradizionale corteo “Viva la Befana”, che ogni 6 gennaio conclude in Piazza San Pietro il suo festoso cammino per le vie di Roma, il Papa ha ricordato la Giornata dell’Infanzia missionaria, che si celebra oggi, e ha avuto un pensiero particolare per quei “tanti” bambini ai quali, ha detto, “è negata un’infanzia serena”, in particolare per quelle “decine di bambini e ragazzi” vittime, ha proseguito, di sanguinosi sequestri nella Repubblica Democratica del Congo. “Faccio appello agli autori di tali disumane brutalità", sono state le parole del Pontefice:

 
"Affinché restituiscano i ragazzi alle loro famiglie e al loro futuro di sicurezza e di sviluppo, a cui hanno diritto insieme a quelle care popolazioni”.

 
E sulla scia di questo appello, Benedetto XVI ha terminato l’Angelus ricordando che nel 2009 ricorre il 20° anniversario della Convenzione dei Diritti del Fanciullo: un “impegno - ha detto - che la comunità internazionale è chiamata a rinnovare a difesa, tutela e promozione dell’infanzia del mondo intero”.

 
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