Liberati i due giornalisti rapiti il 26 novembre nella provincia semi-autonoma del
Puntland, nella Somalia settentrionale. Il governo di Madrid e quello francese hanno
confermato la liberazione del fotografo spagnolo Josè Cendon e del giornalista britannico
Colin Freeman, e hanno fatto sapere che stanno bene. Restano invece ancora nelle mani
dei rapitori le due suore italiane, suor Maria Teresa Olivero e suor Caterina Girando,
missionarie del Movimento missionario contemplativo “Charles de Foucauld”, rapite
in Kenya e trasportate in Somalia. E intanto le violenze continuano a sconvolgere
la Somalia: nei giorni scorsi, almeno sette persone sono rimaste uccise in combattimenti
tra gruppi islamici rivali. I soldati etiopici, impegnati in una difficile opera di
pace, stanno ritirandosi dal Paese, mentre restano i soldati burundesi ed ugandesi.
Kelsea Brennan - Wessels,del programmainglese, ha raccolto
il commento di mons. Giorgio Bertin, vescovo di Gibuti e amministratore apostolico
a Mogadiscio:
R. -
La situazione, nella Somalia del centro sud, sta cambiando rapidamente. Le forze etiopiche
stanno uscendo, stanno abbandonando il Paese e, al momento, a rappresentare la forza
di mantenimento della pace sono presenti soltanto, a mio parere, circa tremila uomini:
tremila soldati, in gran parte dall’Uganda e in parte minore dal Burundi. E’ chiaro
che tali forze in questo momento, in questi anni, si sono soprattutto difese: per
agire, per poter anche essere più attive, avrebbero bisogno di rinforzi più importanti,
che provengano dall’Africa, ma devono avere anche soprattutto il sostegno della comunità
internazionale. E direi sarebbe cruciale anche, eventualmente, la presenza di militari
che vengano dal mondo arabo-islamico, perché i cosiddetti ribelli - che spesso sbandierano
la bandiera dell’islam – avrebbero un facile gioco nel presentare le truppe attualmente
presenti come truppe o cristiane o di occupazione.