Le Chiese d’Oriente che seguono il calendario giuliano si preparano al Natale. Intervista
con il padre ortodosso Vladimir Zelinskij
Le Chiese orientali che seguono il calendario giuliano festeggeranno dopodomani la
solennità del Natale. La Chiesa ortodossa russa, in particolare, si appresta a farlo
in un clima reso più commosso da celebrazioni che, per la prima volta dopo molti anni,
non saranno presiedute dal Patriarca Alessio II, scomparso un mese fa. Sulla spiritualità
del Natale delle Chiese orientali - e sulle diversità e le comunanze rispetto alla
tradizione d'occidente - Alessandro De Carolis ha intervistato il padre
ortodosso,Vladìmir Zelinskij, docente di Letteratura russa all’Università
statale di Brescia:
R. -
Non c’è differenza con la tradizione cattolica, perché il senso del Natale sta nell’Incarnazione
del Verbo. Nella tradizione ortodossa, in particolare, c’è una grande ammirazione
per questo mistero e, nello stesso tempo, la tradizione ortodossa del Natale porta
in sé il ricordo del Crocifisso e sulle icone natalizie possiamo vedere anche una
piccola immagine della Croce. D. - Quale importanza hanno le
icone nella celebrazione del Natale ortodosso? R. - Le icone
hanno l’importanza che sostanzialmente hanno in qualsiasi celebrazione. C’è un’icona
classica del Natale, con l’immagine di Maria e la culla: in questa culla vediamo il
piccolo Gesù e intorno i pastori, i Magi ecc. C'è da dire che il presepe, adesso,
sta penetrando anche nel mondo ortodosso. D. - Gli ortodossi
che festeggiano il Natale, osservano, in precedenza, un lungo periodo di astinenza
da carne, alcolici, dolci. Da dove nasce questa usanza? R. -
Queste sono tradizioni comuni dell’Oriente e dell’Occidente, anche se forse l’Occidente
sta un po’ dimenticando questa tradizione, che è comunque apostolica. Noi ortodossi
osserviamo quattro digiuni durante l’anno: il digiuno prima del Natale che dura cinque
settimane, il digiuno prima della Pasqua, la Grande Quaresima, che dura due mesi;
il digiuno prima della Dormizione della Madre di Dio, due settimane in agosto, e infine
quello prima della festa dei Santi Pietro e Paolo. D. - Quali
sono i suoi sentimenti in questo momento particolare? R. - La
festa del Natale, come anche la festa della Resurrezione di Cristo, è anche, direi,
la promessa dell’unità alla quale dobbiamo tornare. Dunque, il mio sentimento personale
è che io credo nell’unità della Chiesa, credo che le parole di Cristo non sono vane:
ci ha chiamato all’unità, un'unità perduta che deve essere ritrovata di nuovo. Il
mio pensiero è che il giorno di Natale, il miracolo del Natale, è la chiamata al ritrovamento
della nostra unità.