Appello del Papa all'Angelus per la fine del conflitto a Gaza: la guerra e l'odio
non sono la soluzione dei problemi
Il Papa all'Angelus, oggi in Piazza San Pietro, ha lanciato un nuovo accorato appello
per la fine delle violenze a Gaza e per la pace in tutta la Terra Santa. Ha quindi
invitato a contemplare il mistero del Natale di Cristo per trovare un senso profondo
per la propria vita. Il servizio di Sergio Centofanti.
Benedetto
XVI si unisce ai patriarchi e ai capi delle Chiese cristiane di Gerusalemme che oggi
hanno invitato i fedeli “a pregare per la fine del conflitto nella striscia di Gaza
e implorare giustizia e pace” per la Terra Santa. Ha ricordato quindi “le vittime,
i feriti, quanti hanno il cuore spezzato, chi vive nell'angoscia e nel timore, perché
Dio li benedica con la consolazione, la pazienza e la pace che vengono da Lui”:
“Le
drammatiche notizie che ci giungono da Gaza mostrano quanto il rifiuto del dialogo
porti a situazioni che gravano indicibilmente sulle popolazioni ancora una volta vittime
dell’odio e della guerra. La guerra e l’odio non sono la soluzione dei problemi. Lo
conferma anche la storia più recente. Preghiamo, dunque, affinché ‘il Bambino nella
mangiatoia... ispiri le autorità e i responsabili di entrambi i fronti, israeliano
e palestinese, a un’azione immediata per porre fine all’attuale tragica situazione’”. E
il Papa all’Angelus ha esortato a contemplare, “dopo il frastuono dei giorni scorsi
con la corsa all’acquisto dei regali”, il mistero del Natale di Cristo, “per coglierne
ancor più il significato profondo e l’importanza per la nostra vita”. Spiegando il
Prologo del Vangelo di San Giovanni ha sottolineato come l’evangelista sia stato un
“testimone oculare” della “novità inaudita e umanamente inconcepibile” del Dio che
si è fatto uomo:
“Non è la parola dotta di un
rabbino o di un dottore della legge, ma la testimonianza appassionata di un umile
pescatore che, attratto giovane da Gesù di Nazareth, nei tre anni di vita comune con
Lui e con gli altri apostoli ne sperimentò l’amore – tanto da autodefinirsi 'il discepolo
che Gesù amava' – lo vide morire in croce e apparire risorto, e ricevette poi con
gli altri il suo Spirito. Da tutta questa esperienza, meditata nel suo cuore, Giovanni
trasse un’intima certezza: Gesù è la Sapienza di Dio incarnata, è la sua Parola eterna
fattasi uomo mortale”. “Per un
vero Israelita, che conosce le Sacre Scritture – ha aggiunto - questo non è un controsenso,
anzi, è il compimento di tutta l’antica Alleanza: in Gesù Cristo giunge a pienezza
il mistero di un Dio che parla agli uomini come ad amici, che si rivela a Mosè nella
Legge, ai sapienti e ai profeti”:
“Ogni uomo
e ogni donna ha bisogno di trovare un senso profondo per la propria esistenza. E per
questo non bastano i libri, nemmeno le sacre Scritture. Il Bambino di Betlemme ci
rivela e ci comunica il vero ‘volto’ di Dio buono e fedele, che ci ama e non ci abbandona
nemmeno nella morte”. La prima
ad aprire il cuore e a contemplare “il Verbo che si fece carne” – ha sottolineato
- è stata Maria, la Madre di Gesù:
“Un’umile
ragazza di Galilea è diventata così la ‘sede della Sapienza’! Come l’apostolo Giovanni,
ognuno di noi è invitato ad ‘accoglierla con sé’ (Gv 19,27), per conoscere profondamente
Gesù e sperimentarne l’amore fedele e inesauribile. E’ questo il mio augurio per ognuno
di voi, cari fratelli e sorelle, all’inizio di questo nuovo anno”. Dopo
l’Angelus il Papa si è rivolto ai partecipanti al Congresso internazionale su “Sistema
preventivo di Don Bosco e diritti umani”, organizzato dai Salesiani. “Si tratta di
un tema molto importante – ha detto - perché anche nel campo dei diritti dell’uomo
è decisivo l’aspetto educativo”. Infine ha salutato i numerosi seminaristi, venuti
da diversi Paesi per un incontro formativo del Movimento dei Focolari.