2009-01-03 13:56:07

Il Magistero del Papa sull’Epifania e il Battesimo di Gesù: due eventi che chiedono all’uomo di aprire il cuore alla luce e al fuoco che illuminano il mondo


L’inizio del nuovo anno mette subito i membri della Chiesa a confronto con il mistero dell’Epifania del Dio Bambino - umile eppure re, sacerdote e profeta - e con le responsabilità, non solo spirituali, che comporta l’assunzione dell’identità cristiana, sottolineate dalla solennità del Battesimo del Signore. A pochi giorni da queste due celebrazioni che chiudono il periodo di Natale, Alessandro De Carolis ne sottolinea gli insegnamenti salienti di Benedetto XVI. Il servizio:RealAudioMP3


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Un punto luminoso, mobile contro la volta del cielo, diretto verso un punto oscuro della terra, un piccolo agglomerato di umanità che anche ai suoi tempi era considerato di irrisoria importanza. Fu questa la Cometa: la traiettoria di una piccola epifania che illuminò la strada di pochi privilegiati verso la grande Epifania che stava per cambiare la storia umana. Nei suoi due anni di magistero specifico su questo aspetto - le solennità del 6 gennaio e del Battesimo del Signore che chiudono il periodo delle feste natalizie - Benedetto XVI ha offerto una “lettura” di entrambe molto ricca di spunti spirituali e, soprattutto, di riferimenti ai nostri tempi. “La luce che a Natale è brillata nella notte illuminando la grotta di Betlemme, dove restano in silenziosa adorazione Maria, Giuseppe ed i pastori, oggi risplende e si manifesta a tutti”, affermò il Papa nella Messa dell’Epifania 2006. Quel “tutti” - cioè l’umanità, noi - è simboleggiato dai tre sapienti che arrivano a Cristo bambino dopo un lungo pellegrinaggio:

 
“Il fulgore di Cristo raggiunge infine i Magi, che costituiscono le primizie dei popoli pagani. Restano in ombra i palazzi del potere di Gerusalemme, dove la notizia della nascita del Messia viene recata paradossalmente proprio dai Magi, e suscita non gioia, ma timore e reazioni ostili".

 
Il paradosso cristiano - che agli occhi dell’uomo inizia nella miseria di una mangiatoia e finirà nell’infamia della croce - passa per una rivelazione abbagliante che in pochi però sanno, e sapranno, cogliere. La Chiesa, depositaria di questo mistero, comprese subito che la sua missione sarebbe stata d annunciare quella luce ai tanti rimasti inizialmente lontani, o indifferenti, a quel fulgore. Il Vaticano II, spiegò il Papa alla Messa dell’Epifania dello scorso anno, fu proprio questo: “un rinnovarsi dall’anelito” di annunciare Cristo, luce del mondo, a tutti gli ambiti dell’umanità contemporanea:

 
“A distanza di duemila anni, possiamo dunque riconoscere nelle figure dei Magi una sorta di prefigurazione di queste tre dimensioni costitutive dell’umanesimo moderno: la dimensione politica, quella scientifica e quella religiosa. L’Epifania ce le mostra in stato di ‘pellegrinaggio’, cioè in un movimento di ricerca che, in definitiva, ha il suo punto d’arrivo in Cristo”.

 
La Cometa poi si “spegne”. Quel punto luminoso ha esaurito la sua funzione. Gesù cresce, nella discrezione della sua straordinaria famiglia, e il segno della sua presenza cambia. Nel fiume Giordano la sua missione pubblica inizia nel segno dell’acqua: elemento di vita e anche sigillo di una dimensione più grande. Come avviene da duemila anni per i cristiani, quando con l’acqua e il fuoco del sacramento del Battesimo rendono pubblica la loro appartenenza. E tuttavia, spiegò Benedetto XVI battezzando alcuni bambini l’8 gennaio 2007:

 
“Naturalmente, Dio non agisce in modo ‘magico’; agisce solo con la nostra libertà. Non possiamo rinunciare alla nostra libertà. Dio provoca la nostra libertà, ci invita alla cooperazione con il fuoco dello Spirito Santo: queste due cose devono andare insieme. Il Battesimo rimane in tutta la vita il dono di Dio che ha messo il suo sigillo nelle nostre anime e la nostra cooperazione, l’apertura della nostra libertà che dice ‘sì’ a questa azione divina”.

 
Un’azione che comporta delle responsabilità, rese tanto più evidenti da quando si è radicata la consuetudine di battezzare i bambini appena venuti al mondo. Dietro l’atto spirituale, spiccano richiami ed impegni umani per cui il “sì” alla vita che i genitori cristiani dicono con il Battesimo diventa un netto “no” a tutto ciò che - e tante sono le circostanze odierne - vorrebbe attentare a quella stessa vita. Con vigore, il Papa lo disse nella solennità del Battesimo del Signore l’8 gennaio 2006:

 
“Possiamo dire che anche nel nostro tempo è necessario un ‘no’ ad una cultura ampiamente dominante della morte, una anticultura che si mostra per esempio nella fuga, nella droga. Fuga dal reale nell’illusorio, in una felicità falsa che si mostra nella menzogna, nella truffa, nella ingiustizia, nel disprezzo dell’altro, della solidarietà, della responsabilità per i poveri e per i sofferenti; che si mostra in una sessualità che diventa puro divertimento senza responsabilità (...) A questa apparente promessa di fedeltà, a questa pompa di una vita apparente che in realtà è solo strumento della morte, a questa ‘anticultura’ diciamo no, per coltivare una cultura della vita”.

 
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