Il Magistero del Papa sull’Epifania e il Battesimo di Gesù: due eventi che chiedono
all’uomo di aprire il cuore alla luce e al fuoco che illuminano il mondo
L’inizio del nuovo anno mette subito i membri della Chiesa a confronto con il mistero
dell’Epifania del Dio Bambino - umile eppure re, sacerdote e profeta - e con le responsabilità,
non solo spirituali, che comporta l’assunzione dell’identità cristiana, sottolineate
dalla solennità del Battesimo del Signore. A pochi giorni da queste due celebrazioni
che chiudono il periodo di Natale, Alessandro De Carolis ne sottolinea gli
insegnamenti salienti di Benedetto XVI. Il servizio:
(musica)
Un
punto luminoso, mobile contro la volta del cielo, diretto verso un punto oscuro della
terra, un piccolo agglomerato di umanità che anche ai suoi tempi era considerato di
irrisoria importanza. Fu questa la Cometa: la traiettoria di una piccola epifania
che illuminò la strada di pochi privilegiati verso la grande Epifania che stava per
cambiare la storia umana. Nei suoi due anni di magistero specifico su questo aspetto
- le solennità del 6 gennaio e del Battesimo del Signore che chiudono il periodo delle
feste natalizie - Benedetto XVI ha offerto una “lettura” di entrambe molto ricca di
spunti spirituali e, soprattutto, di riferimenti ai nostri tempi. “La luce che a Natale
è brillata nella notte illuminando la grotta di Betlemme, dove restano in silenziosa
adorazione Maria, Giuseppe ed i pastori, oggi risplende e si manifesta a tutti”, affermò
il Papa nella Messa dell’Epifania 2006. Quel “tutti” - cioè l’umanità, noi - è simboleggiato
dai tre sapienti che arrivano a Cristo bambino dopo un lungo pellegrinaggio:
“Il
fulgore di Cristo raggiunge infine i Magi, che costituiscono le primizie dei popoli
pagani. Restano in ombra i palazzi del potere di Gerusalemme, dove la notizia della
nascita del Messia viene recata paradossalmente proprio dai Magi, e suscita non gioia,
ma timore e reazioni ostili".
Il paradosso cristiano
- che agli occhi dell’uomo inizia nella miseria di una mangiatoia e finirà nell’infamia
della croce - passa per una rivelazione abbagliante che in pochi però sanno, e sapranno,
cogliere. La Chiesa, depositaria di questo mistero, comprese subito che la sua missione
sarebbe stata d annunciare quella luce ai tanti rimasti inizialmente lontani, o indifferenti,
a quel fulgore. Il Vaticano II, spiegò il Papa alla Messa dell’Epifania dello scorso
anno, fu proprio questo: “un rinnovarsi dall’anelito” di annunciare Cristo, luce del
mondo, a tutti gli ambiti dell’umanità contemporanea:
“A
distanza di duemila anni, possiamo dunque riconoscere nelle figure dei Magi una sorta
di prefigurazione di queste tre dimensioni costitutive dell’umanesimo moderno: la
dimensione politica, quella scientifica e quella religiosa. L’Epifania ce le mostra
in stato di ‘pellegrinaggio’, cioè in un movimento di ricerca che, in definitiva,
ha il suo punto d’arrivo in Cristo”.
La Cometa
poi si “spegne”. Quel punto luminoso ha esaurito la sua funzione. Gesù cresce, nella
discrezione della sua straordinaria famiglia, e il segno della sua presenza cambia.
Nel fiume Giordano la sua missione pubblica inizia nel segno dell’acqua: elemento
di vita e anche sigillo di una dimensione più grande. Come avviene da duemila anni
per i cristiani, quando con l’acqua e il fuoco del sacramento del Battesimo rendono
pubblica la loro appartenenza. E tuttavia, spiegò Benedetto XVI battezzando alcuni
bambini l’8 gennaio 2007:
“Naturalmente, Dio non
agisce in modo ‘magico’; agisce solo con la nostra libertà. Non possiamo rinunciare
alla nostra libertà. Dio provoca la nostra libertà, ci invita alla cooperazione con
il fuoco dello Spirito Santo: queste due cose devono andare insieme. Il Battesimo
rimane in tutta la vita il dono di Dio che ha messo il suo sigillo nelle nostre anime
e la nostra cooperazione, l’apertura della nostra libertà che dice ‘sì’ a questa azione
divina”.
Un’azione che comporta delle responsabilità,
rese tanto più evidenti da quando si è radicata la consuetudine di battezzare i bambini
appena venuti al mondo. Dietro l’atto spirituale, spiccano richiami ed impegni umani
per cui il “sì” alla vita che i genitori cristiani dicono con il Battesimo diventa
un netto “no” a tutto ciò che - e tante sono le circostanze odierne - vorrebbe attentare
a quella stessa vita. Con vigore, il Papa lo disse nella solennità del Battesimo del
Signore l’8 gennaio 2006:
“Possiamo dire che anche
nel nostro tempo è necessario un ‘no’ ad una cultura ampiamente dominante della morte,
una anticultura che si mostra per esempio nella fuga, nella droga. Fuga dal reale
nell’illusorio, in una felicità falsa che si mostra nella menzogna, nella truffa,
nella ingiustizia, nel disprezzo dell’altro, della solidarietà, della responsabilità
per i poveri e per i sofferenti; che si mostra in una sessualità che diventa puro
divertimento senza responsabilità (...) A questa apparente promessa di fedeltà, a
questa pompa di una vita apparente che in realtà è solo strumento della morte, a questa
‘anticultura’ diciamo no, per coltivare una cultura della vita”.