2009-01-02 14:15:38

Lettera di Giorgio Napolitano al Papa: condivido l'urgenza di politiche che restituiscano dignità ai poveri. La riflessione di mons. Valentinetti


Una lettera di “vivo apprezzamento” per la “profondità, umana vicinanza e senso di speranza” con le quali Benedetto XVI - in particolare nel suo Messaggio per la Giornata mondiale della pace di ieri - ha valutato la piaga della povertà e la crisi economica mondiale. Ad inviarla ieri al Papa è stato il presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, che in modo analogo al Pontefice rimarca anch'egli la necessità di politiche in grado di “migliorare il livello di vita di quanti - scrive - in numero intollerabilmente elevato, rimangono ai margini dei processi di sviluppo economico''. Una sintonia, quella con Benedetto XVI, che il capo dello Stato italiano ha ribadito oggi da Napoli, affermando: “Con il Pontefice parliamo da tribune diverse ma con un linguaggio necessariamente affine”. E sui modi di affrontare "l'iniqua povertà" evidenziata dal Papa si sofferma anche l'arcivescovo di Pescara-Penne, Tommaso Valentinetti, presidente di "Pax Christi", al microfono di Fabio Colagrande:RealAudioMP3


R. - Credo che mai come in questo momento, dobbiamo tenere presente che la povertà è una realtà che non si può assolutamente dimenticare. Il sud del mondo ed il nord del mondo si confrontano, ma ancora una volta a emergere è la realtà di alcune categorie di persone che vivono la dimensione del disagio. Allora la pace è un bene grande, soprattutto un bene che nasce anche da una tranquillità di vita, da una tranquillità in cui ogni persona può avere accesso ad alcuni diritti fondamentali - e mi riferisco anche alla possibilità di mangiare tutti i giorni. Da questo punto di vista, i popoli del cosiddetto "terzo" e "quarto" mondo - che hanno diritti negati - talvolta possono diventare serbatoio di violenza, di conflitti, ai quali poi si fa fatica a guardare perché non li vogliamo vedere. Si tratta di conflitti, ancora una volta, dimenticati, ma potrebbero diventare anche serbatoi di terrorismo, di reazioni violente. Già nella Populorum progressio, Paolo VI affermava questo principio: che l’equa distribuzione delle risolse naturali, l’equa distribuzione della ricchezza sulla faccia della terra, era il nome della pace, perché lo sviluppo donato a tutti i popoli potesse essere il nome della pace. Non faceva altro che anticipare, già da qualche anno, la tematica che ora Benedetto XVI ha voluto fare sua, concludendo il testo del messaggio in maniera molto chiara. Resta infatti, incontestabilmente vero, l’assioma secondo il quale combattere la povertà è costruire la pace.

 
D.- Il Papa, in un paragrafo, ricorda che, dal punto di vista morale, merita particolare attenzione la relazione esistente tra disarmo e sviluppo. In altre parole, la pace si costruisce investendo sullo sviluppo e non investendo nelle armi...

 
R. - Nel primo messaggio che Benedetto XVI pubblicò, appena eletto Papa, toccò subito questo argomento del disarmo. Gli armamenti sottraggono energie e risorse a quegli altri due aspetti importanti che vengono toccati nel documento: l’accesso alle tecnologie - che sia sempre più possibile per i Paesi che en sono sprovvisti - e la non speculazione sulle modalità di cura delle persone, ovvero la possibilità della cura di malattie che stanno diventando attualmente delle pandemie. Il Papa cita anche la problematica dell’AIDS come attenzione che i popoli sviluppati devono avere nei confronti dei popoli poveri.







All the contents on this site are copyrighted ©.