Il cardinale Vallini ha celebrato i funerali di don Mario Torregrossa, il parroco
bruciato da uno squilibrato nel '96
Grande commozione questa mattina nella Chiesa romana di San Carlo da Sezze ad Acilia
dove il cardinale vicario Agostino Vallini ha presieduto i funerali di don Mario Torregrossa,
il sacerdote siciliano bruciato da uno squilibrato nel novembre del 1996 mentre era
in preghiera davanti al Tabernacolo e spentosi il 30 dicembre all’età di 64 anni.
Il cardinale Vallini ha ricordato con parole toccanti don Mario - “un santo sacerdote,
ha detto - che lascia una grande eredità di fede, speranza e carità”. Ha ricordato
il suo impegno per i giovani e i poveri, completamente affidato alla Provvidenza.
Questa era la sua ricchezza. Don Mario, giunto a Roma dalla sua Messina, ha iniziato
tutto da un garage: poi un gruppo di famiglie ha ipotecato le proprie case ed è iniziata
la costruzione della parrocchia e del Centro di formazione giovanile “Madonna di Loreto”
di cui Giovanni Paolo II ha benedetto la prima pietra nel dicembre del 1987. Accoglieva
tutti, aiutava tutti: aveva una grande fiducia nell’uomo, da alcuni scambiata per
ingenuità: una fiducia ben fondata nella fede in Dio. E come ogni sacerdote di frontiera
che fa il bene sempre, anche quando c’è chi ragionevolmente lo sconsiglia, ha avuto
non pochi problemi e minacce. Un giorno, uno squilibrato gli ha versato benzina sul
corpo mentre era in preghiera in Chiesa e gli ha dato fuoco. Il cardinale Vallini
ha ricordato il perdono incondizionato di don Mario al suo aggressore. Quel fuoco
ha accartocciato il suo corpo costringendolo su una sedia a rotelle. Don Mario voleva
fare ancora tante cose. Ma ora era lui a dipendere dagli altri in tutto. Ha passato
gli ultimi anni in fondo alla chiesa a confessare e a salutare, sempre col sorriso
sulle labbra, pronto a dare parole di speranza, sempre innamorato della vita. Lascia
in eredità il suo ultimo sogno: un dormitorio per i poveri che non hanno casa. Un
dormitorio - diceva don Mario - in cui ogni povero abbia la sua stanza, perché avendo
il meglio possa sentirsi veramente amato. (A cura di Sergio Centofanti)