L’appello di Benedetto XVI per la pace in Medio Oriente e l’invito a combattere la
povertà iniqua nella 42.ma Giornata Mondiale della Pace
L’appello per la pace per israeliani e palestinesi con un pensiero particolare alla
piccola ma fervente parrocchia di Gaza e una riflessione sulla “povertà da scegliere
e la povertà da combattere” in particolare nell’attuale fase di crisi economica: al
centro delle parole del Papa all’Omelia nella celebrazione della Solennità di Maria
Santissima Madre di Dio, nella 42esima Giornata Mondiale della Pace. Poi all’Angelus
l’invito a tutti a non scoraggiarsi di fronte alle difficoltà e ai fallimenti ma a
rinnovare il proprio impegno, confidando nella grazia del Signore. Il servizio di
Fausta Speranza.
“Per poter
camminare sulla via della pace, gli uomini e i popoli hanno bisogno di essere illuminati
dal volto di Dio ed essere benedetti dal suo nome”: lo ribadisce il Papa che affida
a Maria la preghiera per il dramma che si consuma in questi giorni in Medio Oriente:
“A Lei affidiamo il profondo desiderio di vivere in pace
che sale dal cuore della grande maggioranza delle popolazioni israeliana e palestinese,
ancora una volta messe a repentaglio dalla massiccia violenza scoppiata nella striscia
di Gaza in risposta ad altra violenza”. “Anche la
violenza, anche l’odio e la sfiducia sono forme di povertà – forse le più tremende
– da combattere”. Lo spiega Benedetto XVI aggiungendo: “Che
esse non prendano il sopravvento! In tal senso i Pastori di quelle Chiese, in questi
tristi giorni, hanno fatto udire la loro voce. Insieme ad essi e ai loro carissimi
fedeli, soprattutto quelli della piccola ma fervente parrocchia di Gaza, deponiamo
ai piedi di Maria le nostre preoccupazioni per il presente e i timori per il futuro,
ma altresì la fondata speranza che, con il saggio e lungimirante contributo di tutti,
non sarà impossibile ascoltarsi, venirsi incontro e dare risposte concrete all’aspirazione
diffusa a vivere in pace, in sicurezza, in dignità.” Ricordando
il tema del suo messaggio per l’odierna Giornata Mondiale della Pace, il Papa ribadisce
che c’è una povertà che impedisce di vivere secondo dignità, una povertà che offende
la giustiza e l’uguaglianza e che, come tale, minaccia la convivenza pacifica. “La
globalizzazione – afferma - elimina certe barriere, ma può costruirne di nuove, perciò
bisogna che la comunità internazionale e i singoli Stati siano sempre vigilanti; bisogna
che non abbassino mai la guardia rispetto ai pericoli di conflitto, anzi, si impegnino
a mantenere alto il livello della solidarietà”. E a questo proposito il Papa invita
a guardare all’attuale crisi economica globale anche come un banco di prova: “Siamo
pronti a leggerla, nella sua complessità, quale sfida per il futuro e non solo come
un’emergenza a cui dare risposte di corto respiro? Siamo disposti a fare insieme una
revisione profonda del modello di sviluppo dominante, per correggerlo in modo concertato
e lungimirante? Lo esigono, in realtà, più ancora che le difficoltà finanziarie immediate,
lo stato di salute ecologica del pianeta e, soprattutto, la crisi culturale e morale,
i cui sintomi da tempo sono evidenti in ogni parte del mondo.” Benedetto
XVI chiede di “combattere la povertà iniqua, che opprime tanti uomini e donne e minaccia
la pace di tutti” riscoprendo “la sobrietà e la solidarietà, quali valori evangelici
e al tempo stesso universali”. “Più in concreto, - afferma - non si può combattere
efficacemente la miseria, se non si fa quello che scrive san Paolo ai Corinzi, cioè
se non si cerca di ‘fare uguaglianza’, riducendo il dislivello tra chi spreca il superfluo
e chi manca persino del necessario”. Il Papa invita a riflettere sulla differenza
tra la “povertà da scegliere” della nascita di Cristo a Betlemme, che è scuola di
vita per ogni uomo, e la “povertà da combattere”, quella che impedisce alle persone
e alla famiglie di vivere secondo la loro dignità”. La povertà non è un valore in
sé – dice il Papa – ma è condizione per realizzare la solidarietà. Poi
il Papa invita a guardare a Cristo, ricordando le parole del Concilio Vaticano II
sulla storia terrena di Gesù culminata nel mistero pasquale. “E’ l’inizio – dice Benedetto
XVI - di un mondo nuovo, perché Cristo ha realmente inaugurato una umanità nuova,
capace, sempre e solo con la grazia di Dio, di operare una ‘rivoluzione pacifica”:
“Una rivoluzione non ideologica ma spirituale, non utopistica
ma reale, e per questo bisognosa di infinita pazienza, di tempi talora lunghissimi,
evitando qualunque scorciatoia e percorrendo la via più difficile: la via della maturazione
della responsabilità nelle coscienze.” All’Angelus
il Papa è tornato su questo concetto spiegando che “Gesù Cristo non ha organizzato
campagne contro la povertà, ma ha annunciato ai poveri il Vangelo, per un riscatto
integrale dalla miseria morale e materiale. Lo stesso fa la Chiesa, con la sua opera
incessante di evangelizzazione e promozione umana. ”Ricordando
la tradizione iniziata dal servo di Dio Papa Paolo VI di messaggi del Papa nella Giornata
della Pace, Benedetto XVI cita il titolo del suo Messaggio, “Combattere la povertà,
costruire la pace”, spiegando di volersi mettere “ancora una volta in dialogo con
i responsabili delle Nazioni e degli Organismi internazionali, offrendo il contributo
della Chiesa cattolica per la promozione di un ordine mondiale degno dell’uomo”: “All’inizio
di un nuovo anno, il mio primo obiettivo è proprio quello di invitare tutti, governanti
e semplici cittadini, a non scoraggiarsi di fronte alle difficoltà e ai fallimenti,
ma di rinnovare il loro impegno.” “ La seconda parte
del 2008 – dice il Papa - ha fatto emergere una crisi economica di vaste proporzioni
e tale crisi va letta in profondità, come un sintomo grave che richiede di intervenire
sulle cause.” Poi parole particolari di incoraggiamento: “Con
la grazia del Signore – e solo con essa – possiamo sempre nuovamente sperare che il
futuro sia migliore del passato. Non si tratta, infatti, di confidare in una sorte
più favorevole, o nei moderni intrecci del mercato e della finanza, ma di sforzarsi
di essere noi stessi un poco più buoni e responsabili, per poter contare sulla benevolenza
del Signore.”