2008-12-31 15:26:55

Mons. Migliore traccia un bilancio dell'attività dell'Onu nel 2008


Calamità naturali, crisi economica mondiale ed emergenze alimentari hanno caratterizzato gli sforzi dell’ONU nel 2008. Le sfide per il futuro sono adesso orientate agli obiettivi del millennio per la lotta contro la povertà e la fame. Per un bilancio sulle attività delle Nazioni Unite nel 2008, ascoltiamo il commento, al microfono di Amedeo Lomonaco, dell’osservatore permanente della Santa Sede all’ONU, mons. Celestino Migliore:RealAudioMP3

R. – Abbiamo molto parlato di responsabilità di proteggere in Myanmar, nel Caucaso, nel Congo e nel Darfur, ma anche della responsabilità del buon governo, di mantenere le promesse e far seguire fatti alle parole: pensiamo alle questioni ambiente, crisi alimentare, economica e finanziaria. Tuttavia, le ombre sembrano prevalere sulle luci e c’è da sperare che si faccia strada il monito del Papa all’Onu, dell’aprile scorso, e cioè che la responsabilità di proteggere e promuovere le popolazioni non è un rimedio alle crisi ma una modalità di governo, di esercizio dell’autorità e del potere che previene le crisi, le disinnesca perché si occupa del bene delle persone e non degli equilibri di potere.

 
D. – E quali sono stati gli interventi più significativi?

 
R. – Indubbiamente, lo sforzo continuo di coinvolgere tutta la comunità internazionale e non solo un ristretto gruppo di Paesi e di esperti, nel trovare una via d’uscita alla crisi finanziaria e alla recessione economica. Poi, nonostante fatiche, disaccordi e a volte riottosità, l’Onu ha mantenuto in cima alle priorità la risposta al cambiamento climatico, ha affrontato al meglio le devastazioni delle calamità naturali in Myanmar e Haiti e la crisi alimentare; nonostante le lentezze nella questione del Darfur, l’Onu ha mantenuto vivo l’accordo di pace tra Nord e Sud Sudan e sta traghettando la questione del Kosovo con la diplomazia.

 
D. – Cosa, invece, è mancato?

 
R. – E’ mancata la solita buona volontà politica di operare in primo luogo per il bene delle popolazioni e di accettare la cooperazione internazionale, laddove le situazioni sono ancora drammatiche, come in questi giorni in Terra Santa, in Zimbabwe, in Somalia e nel Darfur …

 
D. – Cosa fare allora perché la macchina dell’Onu funzioni meglio e con maggiore imparzialità?

 
R. – Superare quella situazione di stallo che Papa Benedetto XVI ha recentemente lamentato nell’assemblea generale dell’Onu, e cioè l’ovvio paradosso di un consenso multilaterale che continua ad essere in crisi a causa della sua subordinazione alle decisioni di pochi, mentre i problemi del mondo esigono interventi nella forma di azione collettiva da parte della comunità internazionale.

 
D. – Recentemente, c’è stata la proposta francese sulla depenalizzazione dell’omosessualità. La Santa Sede ha ribadito il suo sostegno alla depenalizzazione, ma ha sottolineato come la proposta vada ben oltre questa intenzione, puntando ad omologare ogni orientamento sessuale generando quindi incertezza giuridica. La proposta è stata sostenuta da una sessantina di Stati sui 192 Paesi rappresentati all’Onu. Come commentare questo dato?

 
R. – E’ con soddisfazione che ho raccolto da molti rappresentanti permanenti una eco positiva alla posizione della Santa Sede: è giudicata ragionevole e ispirata al buon senso. La stessa configurazione delle posizioni espresse o non espresse nell’ambito dell’Assemblea generale, e cioè 66 in favore della dichiarazione dell’Unione Europea, 58 a favore della controdichiarazione presentata dalla Siria e 68 astenuti, beh, questa configurazione ci dice che l’argomento va ancora discusso con calma, trasparenza, rispetto reciproco e molto buon senso.

 
D. – Anche sulla pena di morte c’è divisione …

 
R. – Sì, ed è un vero peccato, perché l’abolizione della pena di morte costituisce una tappa importante della umanizzazione della società globale. Tuttavia, la cosa non sorprende perché le ragioni che generalmente si portano per mettere fine alla pena capitale, non sono quelle adeguate per giungere ad una decisione rapida e piena. Si insiste quasi unilateralmente sulla intoccabilità della vita, nel caso specifico della sentenza di morte, e si esita – o addirittura, si è contrari – ad estendere lo stesso principio a tutte le fasi della vita, che per alcuni riguardano il diritto di nascere, per altri il diritto alla sopravvivenza.

 
D. – Quali le sue speranze per il 2009?

 
R. – Che prevalgano ragione e buon senso in chi deve prendere decisioni, in chi ha la responsabilità di governare, proteggere e promuovere, così come in tutti coloro che informano e formano le menti e le coscienze dei nostri contemporanei.







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