2008-12-29 15:24:48

Vittime civili in un nuovo attentato kamikaze in Afghanistan


È di almeno due morti e di 18 feriti il bilancio dell'attentato compiuto a Charikar, vicino a Kabul, nella provincia afghana di Parwan, dove un terrorista suicida alla guida di un'autobomba si è fatto saltare in aria davanti a un ufficio del locale governatorato. Nell'esplosione è rimasto colpito anche un veicolo statunitense, che si è incendiato e che, secondo la fonte, era l'obiettivo dell'attentato. I due morti, ha aggiunto la fonte, sono civili afghani, mentre fra i feriti vi sarebbero forse alcuni “stranieri”.

Iraq
Un nuovo processo, il settimo, contro il deposto regime iracheno si è aperto oggi a Baghdad a carico di 24 imputati, tra cui Ali Hassan al-Majid, cugino del defunto presidente Saddam Hussein e noto come "Ali il Chimico", già condannato a morte due volte. Sono comparsi stamane 24 imputati (su un totale di 32), accusati di aver partecipato alla “persecuzione dei partiti religiosi” a partire dagli anni '70 fino alla caduta del regime nel 2003. Figurano anche l'ex vicepremier, Tareq Aziz, l'ex ministro degli Interni, Mahmud al-Ahmad, e i due fratellastri di Saddam Hussein, Watban e Sabawi al-Hasan, un tempo responsabili dei due principali servizi di sicurezza del Paese. Dall'oltre milione di pagine di atti processuali, redatte in base a oltre 700 testimonianze, emerge che il partito più colpito dalle persecuzioni dell'ex regime è stato ad-Dawa (l'Appello), formazione sciita per anni clandestina, a cui appartiene l'attuale premier, Nuri al-Maliki, e i cui membri sono stati arrestati e “liquidati” a centinaia tra gli anni '70 e '80. Un alto funzionario di ad-Dawa, Walid al-Hilli, ha stamani definito “storico” questo processo e ha ricordato che risale al 1980 il decreto dell'ex regime con cui si stabiliva la pena capitale per chiunque appartenesse, o fosse soltanto sospettato di appartenere, al partito sciita.

Pakistan
In Pakistan, è salito ad almeno 41 morti il bilancio dell'attentato compiuto ieri con un'autobomba nella valle di Swat, nella provincia di Frontiera del Nord-Ovest (Nwfp), all'interno del cortile di una scuola dove si stavano svolgendo le operazioni di voto per il rinnovo del locale consiglio provinciale. L'attentato è stato rivendicato in un messaggio diffuso via radio da Shah Dauran, considerato vicino al leader religioso talebano pakistano, Maulana Fazlullah.

India-Pakistan
Contatti sono stati avviati tra vertici militari pakistani e indiani per allentare la tensione tra i due Paesi. Lo riferisce il giornale pakistano The News, secondo il quale i direttori generali delle operazioni militari dei due Paesi si sono telefonati ieri. Da un paio di anni, da quando i due Paesi hanno ripreso normali contatti e prima che gli attentati di Mumbai raffreddassero i rapporti facendo parlare di guerra, i due responsabili militari si telefonavano settimanalmente ogni martedì. Ma la telefonata di ieri, secondo il giornale, “è stato un evento straordinario”. Secondo la fonte militare citata dal quotidiano pakistano, la telefonata è stata voluta da entrambi proprio per ridurre le tensioni e tentare di bloccare la spirale verso la guerra che ha colpito India e Pakistan nei giorni scorsi.

Bangladesh
Si sono ufficialmente chiusi i seggi nel Bangladesh, chiamato stamattina alle sue prime elezioni democratiche in sette anni. Oltre 81 milioni i bengalesi aventi diritto al voto. Due ore prima della chiusura dei seggi, oltre il 50% degli elettori aveva già votato e la Commissione elettorale nazionale pensa di raggiungere il risultato del 75% del numero dei votanti. Nonostante la chiusura, all'esterno dei seggi si sono formate lunghe code e le autorità hanno garantito a tutti la possibilità di esprimere il loro voto. Già stasera si procederà allo spoglio, ma i risultati potrebbero arrivare dopo qualche giorno.

Somalia
“Avevo promesso di restituire il potere se non fossi riuscito a riportare la pace, la stabilità e la democrazia in Somalia. Ho quindi deciso di restituirvi il potere”: con questa dichiarazione, resa al parlamento di transizione a Baidoa, il presidente somalo, Abdullahi Yusuf Ahmed, ha rassegnato stamani le sue dimissioni. Il potere ad interim passa al presidente del parlamento. Yusuf lascia sei mesi dopo gli accordi di Gibuti fra il governo e l’Alleanza per la ri-liberazione della Somalia, ai quali si sono opposte le Corti islamiche. E lo fa affermando che la comunità internazionale che aveva promesso maggiori aiuti per il popolo somalo non ha onorato la promessa. In Somalia, dove il caos e l’anarchia imperversano dal 1991, anno della destituzione del presidente Siad Barre, la situazione umanitaria è a livelli gravissimi. Sulle prospettive future sentiamo il vescovo di Gibuti, mons. Giorgio Bertin, amministratore apostolico di Mogadiscio:RealAudioMP3

R. - Le prospettive sono quelle che i moderati del governo di transizione ed i moderati dell’opposizione rafforzino la loro alleanza e che la comunità internazionale sia disposta ad aiutarli. È probabile che nell’immediato, se veramente le truppe etiopiche si ritirano, ci sia un vuoto di potere e che allora si assista alla presa di potere, in diverse zone, di diversi gruppetti che si rifanno al movimento islamista radicale - ma che non sono uniti neanche loro - e in questo contesto potrebbero spuntare ancora dei “signori della guerra”. Bisognerà veramente vedere se i due gruppi saranno capaci di avere l’appoggio della comunità internazionale, dislocata nelle acque attorno alla Somalia a causa della pirateria. Potrebbe essere l’occasione perché la comunità internazionale si impegni di più.
 
Dopo 36 anni, un ambasciatore USA in Libia
È atterrato sabato sera a Tripoli Gene A. Cretz che, dopo 36 anni in cui la carica non è stata ricoperta, si insedia come nuovo ambasciatore degli Stati Uniti d'America in Libia. La rappresentanza diplomatica Usa nel Paese arabo è infatti stata riaperta solo nel 2004, ma senza ambasciatore e solo per occuparsi di questioni di carattere puramente commerciale. Da ieri mattina, invece, è nuovamente presente, con tutte le sue funzioni di rappresentanza, il nuovo ambasciatore americano che ha iniziato le normali procedure per il completo accreditamento presso il Governo libico. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)  
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 364
 
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