Situazione al collasso nel centro di prima accoglienza di Lampedusa, nel sud Italia.
Nelle ultime 24 ore, 5 diversi sbarchi hanno portato sull’isola 1095 immigrati. Attualmente
la struttura, con una capienza di 800 posti, ospita oltre 1500 persone. Per fronteggiare
l’emergenza, la prefettura di Agrigento ha previsto nel pomeriggio il trasferimento
di centinaia di immigrati a Brindisi e Crotone. In mattinata, intanto, il ministro
dell’Interno Maroni ha chiesto telefonicamente al collega degli Esteri Frattini di
“intervenire ufficialmente nei confronti delle autorità libiche”. Sulla situazione
PaoloOndarza ha intervistato padre Stefano Nastasi, parroco
della chiesa di San Gerlando a Lampedusa:
R. – Dalle
notizie che noi abbiamo, la cifra va tra le 1400 e le 1550 persone all’interno del
centro ma ci sono altri barconi che prevedono di arrivare nel pomeriggio.
D.
– Questo sulla base di notizie che vi sono giunte, perché voi non avete la possibilità
di accedere all’interno del centro in qualsiasi momento?
R.
– Noi non abbiamo possibilità di accedere all’interno del centro di accoglienza se
non su richiesta da parte dell’amministrazione del centro. Non sempre è facile entrare
anche quando noi lo chiediamo espressamente. Tante volte, magari come ora, c’è un’emergenza
in corso allora, di conseguenza, loro preferiscono lavorare liberamente senza presenze
esterne come la nostra.
D. – L’ultima volta che siete
potuti entrare, quale situazione avete potuto vedere?
R.
– E’ una situazione, nonostante i numeri, tutto sommato serena, anche se è chiaro
che può variare perché quando ci sono 1400 persone, è una realtà che va in emergenza
in quanto il centro ne può ospitare al massimo 800.
D.
– Da dove provengono quelli giunti nelle ultime ore?
R.
– Sono per buona parte egiziani ma credo che ci sia un buon numero di somali. Molto
spesso si tratta di un disagio enorme, sia a livello economico ma anche tante volte
a livello politico, perché provengono da realtà dove c’è una guerriglia in corso e
allora, tra la morte e la vita, scelgono quella vita possibile che potrebbe rifiorire
nell’immigrazione.
D. – Quindi di tratta di rifugiati?
R.
– Per buona parte, sì. Su 1400 persone, allo stato attuale abbiamo una presenza almeno
di 200 minori che seguono lo status dei rifugiati politici. E’ un elemento da andare
a considerare perché, già da qualche mese, ci sono arrivi sempre più frequenti di
minori o di donne.
D. – Nella sua esperienza, ritiene
che queste ondate di sbarchi provochino un atteggiamento di accoglienza da parte degli
italiani, oppure di razzismo?
R. – Di razzismo io
non direi; sicuramente innescano un atteggiamento magari di impotenza dinanzi a tale
fenomeno; quello che si chiede da parte di tutti, è una presenza più forte o forse
diversa da parte dello Stato.
D. – E lo Stato, il
governo, non fa abbastanza, attualmente?
R. – Nei
rapporti internazionali, penso di no.
D. - Il ministro
dell’Interno Maroni ha telefonato oggi al ministro degli Esteri Frattini, chiedendogli
di intervenire ufficialmente nei confronti della Libia…
R.
– Sicuramente, se non altro, per il fatto che è un punto di passaggio in base agli
accordi stipulati precedentemente. Da parte nostra ci si aspetta magari un atteggiamento
diverso: da parte della Libia, un controllo ulteriore in merito ai flussi che arrivano
in Italia.