2008-12-26 11:14:37

Migliaia di poveri al tradizionale pranzo di Natale di Sant'Egidio in 70 Paesi del mondo


Da 26 anni il giorno di Natale le porte di Santa Maria in Trastevere, a Roma, si aprono per un grande pranzo con i più poveri, organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio. Dalle venti persone di quel lontano 1982 si è arrivati alle circa 900 che ieri sono giunte in Basilica per il pranzo di quest’anno. Ma molte altre, in tutto oltre centomila, hanno animato le tavole dei luoghi più diversi, dalle chiese, alle case, agli istituti per anziani, alle carceri, nei 70 Paesi dove è presente la comunità. Francesca Sabatinelli ha intervistato Alberto Quattrucci, di Sant’Egidio. RealAudioMP3

R. – Il Natale, come per ogni famiglia che si rispetti, deve essere un Natale preparato bene, con un pranzo cucinato, con una bella tavola apparecchiata e poi i regali sono un segno di affetto per tutti e tanto più per chi è più povero e ha bisogno perché vive per strada, perché è solo, abbandonato, anziano e i regali ci sono stati davvero per tutti e poi personalizzati secondo il desiderio, il bisogno.

 
D. – Qual è il ringraziamento di queste persone, il ringraziamento che tu consideri il più importante?

 
R. – Forse è quello di tornare ogni anno, perché hanno capito che qui c’è qualche cosa per cui valga la pena di vivere e che aiuta a vivere più a lungo. Il Natale dimostra a noi, che prepariamo questo Natale per loro e a loro che accettano di essere insieme a noi, che solo insieme si può essere felici e non da soli. Un Natale che diventa profezia per il mondo di oggi dove tanti sono i problemi, però qui c’è una risposta che supera tutto e che è anche una proposta umana, politica, spirituale per il mondo intero.

 
D. – Centomila persone in tutti i luoghi in cui Sant’Egidio è presente, non si parla soltanto di poveri, si parla di carcerati, di persone che spesso vengono percepite anche come nemici. Voi aprite le porte anche a queste persone…

 
R. – Noi apriamo le porte a tutti perché tutti possono contribuire a costruire, a disegnare questo bellissimo mosaico che è il sogno di un mondo finalmente unito, senza discriminazioni, senza muri. Tanti, è da sottolineare, hanno voluto imitare questo gesto organizzando loro stessi un pranzo.

 
D. – Finito il pranzo di Natale vi state preparando per un altro importante appuntamento, quello del primo gennaio 2009…

 
R. – Dal 1968 quando Paolo Vi inaugurò questa Giornata mondiale per la Pace, il primo gennaio, la Chiesa non ha mai smesso di credere che la pace sia possibile. Quest’anno il messaggio del Papa a combattere la povertà a costruire la pace ci tocca particolarmente. Noi marceremo, pregheremo in 600 città del Mondo, in villaggi e Paesi dove la comunità di Sant’Egidio è presente insieme a tante uomini e donne di religione, impegnati, anche non credenti, tutti a dire che la pace è possibile, che la pace è necessaria. Questo slogan sarà lo stesso, tradotto in lingue e culture diverse, “Pace in tutte le terre”, il primo gennaio del 2009.







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