Festa di Santo Stefano. Il cardinale Cé: occorre avere il coraggio di annunciare il
Vangelo fino al martirio
Oggi, dunque, la Chiesa celebra la festa di Santo Stefano, primo martire della cristianità,
ucciso per aver annunciato il Vangelo. Ma quali sono le virtù principali di questo
Santo? Isabella Piro lo ha chiesto al cardinale Marco Cé, patriarca
emerito di Venezia:
R. – Sono
la carità verso i poveri, l’equità, la passione per Gesù Cristo, la libertà e il coraggio
nella testimonianza della propria fede fin dal martirio.
D.
– In lingua greca, “Stefano” significa incoronato. Possiamo quindi dire che il martirio
è una corona per il cristiano?
R. – Nei primi tre
secoli cristiani, fino al cessare delle persecuzioni, chi accedeva al battesimo, doveva
mettere in conto l’eventualità del martirio, più di quanto possa accadere alla stragrande
maggioranza di noi, oggi. Detto questo, dobbiamo però affermare che la radicalità
evangelica di cui il martirio è l’espressione più forte, è intrinseca alla grazia
battesimale: la grazia battesimale è immersione nella morte di Cristo, nel martirio
di Cristo, quindi è partecipazione della sua resurrezione.
D.
– Santo Stefano fu il primo martire della Chiesa. Ma quali sono, oggi, i nuovi martiri?
R.
– Il martirio ha accompagnato tutta la storia della Chiesa. Un autorevole storico
contemporaneo afferma che il secolo appena concluso, sotto il dominio di ideologie
anticristiane, ha contato da solo più martiri di tutto il periodo delle persecuzioni
dei primi secoli del cristianesimo. Ed anche il millennio appena iniziato è già segnato
dallo stigma del martirio. Basti ricordare i tanti missionari e volontari, uomini
e donne, dediti all’annuncio gratuito del Vangelo e impegnati nella solidarietà verso
i più poveri e bisognosi che hanno pagato, e pagano con la vita, la loro fedeltà al
Vangelo e alla carità cristiana. Non dovremmo mai dimenticarlo: questi testimoni della
fede sono per noi un grande esempio di fedeltà e di coerenza, limpida e forte.
D.
– Lei, lo ha appena ricordato: le violenze contro i cristiani continuano, in diverse
parti del mondo, basti appunto citare i recenti episodi avvenuti in India. Guardando
proprio a Santo Stefano Protomartire, quale insegnamento possiamo trarre da tutto
questo?
R. – E’ vero, spesso i cristiani sono oggetto
di violenza, anche grave. L’opinione pubblica incomincia a rendersene conto e a denunciarlo.
Questo ci dice che, il discorso dei diritti umani, in particolare della libertà religiosa,
è sempre un discorso aperto e che c’è ancora molta strada da fare. Far crescere una
mentalità di rispetto e di accoglienza, il più possibile condivisa, è un impegno che
ci coinvolge tutti e deve vederci vigilanti attivi nell’escludere comportamenti di
discriminazione, aprendoci invece, sempre più, all’accoglienza e alla solidarietà
nei confronti dell’altro, oppure diverso da noi, noi cristiani soprattutto, che abbiamo
ricevuto dal Signore, come segno dell’appartenenza a Lui, il comandamento di amarci
gli uni gli altri, come Lui ci ha amati.
D. – Eminenza,
un’ultima domanda: qual è quindi il messaggio che Santo Stefano Protomartire lascia
all’uomo nel 2000?
R. – Il messaggio è di avere il
coraggio di testimoniare la propria fede, anche quando questo costa molto sacrificio.