2008-12-24 15:21:48

Quarant'anni fa Paolo VI celebrava la Messa della Notte di Natale tra gli operai dell'Italsider a Taranto


40 anni fa, la notte di Natale del 1968, Papa Paolo VI celebrava la Santa Messa tra gli altiforni tarantini dell’Italsider, oggi Ilva, uno dei più grandi stabilimenti siderurgici d’Europa. Fu un gesto di apertura e dialogo in anni segnati da forti tensioni. Il Papa portò la luce di Cristo tra gli operai ribadendo con fraterna vicinanza: “Sappiamo il rischio e la fatica” che affrontate. Massimiliano Menichetti ne ha parlato con don Emanuele Ferrero, direttore del settimanale della diocesi di Taranto e curatore di un volume sulla storica visita del Papa all’Italsider.RealAudioMP3

R. – Il ’68, anno gravido di disordini, di contestazioni, di tanti dubbi, il Papa volle celebrare la Messa di Natale tra gli altiforni, in uno stabilimento siderurgico che ancora oggi è il più grande di tutt’Europa. Volle vincere la fatica della Chiesa di parlare al mondo operaio. Questo gesto ebbe una grande rilevanza sociale, fu un grande segno di apertura e di dialogo da parte del Papa.

 
D. – Il Papa si espresse con forza. Ribadì: conosciamo il rischio e la fatica di questo lavoro …

 
R. – Sì: il Papa, scendendo dalla papamobile – una papamobile, tra l’altro, appena realizzata proprio dagli operai dell’Ilva – andò direttamente negli altiforni, lì dove gli operai non potevano staccare neanche per la Santa Messa, quindi dovevano rispettare il turno. E lui con commozione, con fremito, senza nessuna barriera, volle dire: “Il Papa è venuto per voi, è venuto per augurarvi il Buon Natale, questa notte è per voi, non pensiate che io non conosca il rischio e la fatica!” – rischio e fatica che sono ancora presenti oggi, rischio e fatica vicino ai quali la Chiesa si sente ed ha il dovere di stare.

 
D. – Perché Paolo VI scelse di andare la notte di Natale all'Italsider?

 
R. – La notte di Natale rappresenta Dio che diventa uomo; di conseguenza, ogni uomo da quel momento ha pari dignità, e il Papa scelse proprio questa notte per sgominare qualsiasi tipo di diffidenza nei riguardi della Chiesa dicendo: “Voi ci siete cari, non abbiamo motivo di essere separati perché è proprio Dio che santifica il lavoro delle vostre mani”. Nell’omelia di quella notte il Papa fa un raffronto tra quella che è l’opera delle mani proprio come preghiera: si prega anche lavorando. A tutt’oggi, dopo 40 anni, gli operai ancora viventi ricordano questo come un momento di grande luce.

 
D. – Lavoro e preghiera hanno una radice comune anche se espressioni diverse. Un richiamo attuale anche oggi …

 
R. – Diceva chiaramente che alla Chiesa sta a cuore prima di tutto l’Uomo, la sua dignità, quindi salvaguardarlo dal punto di vista della sicurezza, dal punto di vista della sua integralità, anche, rispetto alla vita sociale. Non si lavora soltanto per produrre e non si deve essere schiavi soltanto di quello che si produce, ma si lavora perché la propria vita assuma sempre le caratteristiche della dignità e della misura di Cristo.

 
D. – Sono passati 40 anni dalla visita di Paolo VI all’Italsider, oggi Ilva. Prima non si conoscevano i problemi legati alla diossina che tanto preoccupa adesso la città di Taranto. Paolo VI parlava di tutela delle persone e necessità di dialogo. Si può dire che sia una chiave che ha lasciato per interpretare i problemi della città, legati a questo stabilimento che comunque offre tanto lavoro?

 
R. – C’è da recuperare terreno, c’è da recuperare il tempo perduto di quello che non si è fatto in questi lunghi 40 anni, anche per mettere a norma, per garantire la salute alla città di Taranto. L’esempio di Paolo VI è l’esempio che è proprio della comunione, cioè che insieme si può fare molto, mettendo al primo posto proprio la dignità degli uomini.







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