Presepi all’ombra del Cupolone: la tradizione romana dell’arte presepiale
La storia del presepio risale agli albori della cristianità: già nei primi secoli
a Natale nelle Chiese venivano esposte immagini della Natività. Ma fu San Francesco
d'Assisi a lanciare nel XIII secolo la tradizione presepiale. Una tradizione raccolta
in particolare da Napoli: ma anche Roma può vantare una secolare tradizione nella
rappresentazione artistica della Natività. E’ quanto sottolinea la storica dell'arte
Nicoletta Fattorosi Barnaba, intervistata da Emanuela Campanile:
(canto)
R.
- Nel XIII secolo San Gaetano da Thiene, il fondatore dei Teatini, importerà a Roma
questa tradizione. Il primo presepe a Roma verrà realizzato nella Chiesa di Santa
Dorotea e Silvestro a Trastevere, e da lì verrà “esportato” poi in tutta Italia, e
possiamo pure dire in tutto il mondo, nei monasteri. C’è una cosa abbastanza divertente
da dire: le suore non potevano fare i presepi; soltanto i monaci, perché si riteneva
che realizzare il presepe, la grotta, pensare ai personaggi, le distraesse dalla preghiera.
Le principali caratteristiche del presepe romano, rispetto a quello napoletano, sono
una maggiore linearità. Diciamo che è un po’ più classicheggiante il presepe romano…
Molto importante e forte è il riferimento al paesaggio sia urbano che agreste di Roma.
Spesso Betlemme diventava un rione della città. Spesso veniva messo il pastore con
la pecora sulle spalle, perché era come anticipare la figura del Buon Pastore.
D.
– Quali sono allora gli elementi caratteristici che compongono il presepe romano?
R.
– La città era la protagonista, insieme alla Natività ovviamente. E la cosa bella
di questi presepi è che erano semoventi. Se per esempio era rappresentata l’ansa del
Tevere si vedevano le barche che giravano sul fiume. E poi tutti gli artigiani che
si muovono: il fabbro, il falegname... Quindi era un presepe che viveva di una “vita
vera”, perché doveva recuperare questa vita per dire: “Tutti stiamo qua, felici, che
nasce il Bambino”. Era un presepe, quindi, sentito moltissimo. C’erano le case che
potevano ospitare anche i romani che volessero andare a vedere i presepi privati,
si metteva fuori della porta di casa una corona di mortella, per avvertire: “Potete
entrare, perché qui c’è un presepe anche per voi”. Questo presepe è arricchito anche
dall’asino e dal bue che, secondo i Padri della Chiesa, sono due elementi che ci fanno
pensare: uno, il bue, al popolo eletto, e l’asino invece ai pagani, come riferimento
di qualcosa che cambia proprio la vita delle persone.