Natale in Terra Santa tra speranze e timori. Il dramma di Gaza
Sono cominciate stamattina le celebrazioni per il Natale in Terra Santa. Quest’anno
è il nuovo patriarca di Gerusalemme dei Latini Fouad Twal a presiederle. Da Gerusalemme
il servizio di Sara Fornari, seguito dal servizio di Fausta Speranza.
Se
il clima è davvero freddo qui a Betlemme, nella Piazza della Mangiatoia e nelle vie
circostanti, l’atmosfera è oggi più che mai calda e festosa. Sono centinaia e centinaia
le persone riunite da stamattina in attesa del patriarca latino Twal, che come tradizione
sta per fare il suo ingresso in Basilica per la recita dei Vespri assieme alla comunità
francescana di Terra Santa. Mons. Fouad Twal, dopo aver ricevuto gli abituali saluti
dei presenti a Gerusalemme, ha lasciato la sede patriarcale per dirigersi, scortato
da un lungo corteo di macchine al Monastero ortodosso di Sant’Elia, a metà strada
tra la Città Santa e Betlemme. Dopo questa prima tappa, in cui è stato accolto da
una delegazione di cristiani, ha attraversato il passaggio del muro che isola Betlemme
e che conduce per uno stretto corridoio alla Tomba di Rachele, varco questo che viene
aperto solo in queste solenne occasioni. In questa seconda tappa, ancora saluti di
religiosi e popolazione locale e finalmente, dopo aver percorso l’antica strada di
Betlemme, l’arrivo in questa piazza presso la Basilica della Natività, dove lo attendono
le autorità religiose e civili e la popolazione in festa, i tradizionali rulli di
tamburi e le cornamuse di tutti gli scout della zona. Quindi, il patriarca latino
di Gerusalemme, accolto dal custode di Terra Santa, farà ingresso in Basilica, passando
per la porticina detta dell’umiltà, dove è atteso anche dai rappresentanti della comunità
greco-ortodossa ed armena. Infine, nell’attigua chiesa parrocchiale di Santa Caterina
si svolgerà la liturgia vespertina.Da Gerusalemme, Sara Fornari.
Nel
suo massaggio di Natale, mons. Fouad Twal ha scritto parole ricche di speranza ma
anche di apprensione per “l’instabilità, la mancanza di prospettive chiare per l’avvenire,
la mancanza di sicurezza” in Terra Santa. Situazioni che negli anni hanno assottigliato
la presenza dei cristiani, come conferma, al microfono di Claudia Di Lorenzi,
il custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa, guardando
però con speranza all’anno nuovo:
R.
– Questo è sempre un problema che da anni è aperto e che a volte ha momenti acuti.
Negli ultimi anni il cosiddetto esodo, cioè l’emigrazione dei cristiani, è stato molto
forte, ma questo ultimo anno è stato invece un po’ più lento a causa dell’alto numero
dei pellegrini, che ha riportato un po’ di vita all’economia. E’ però un problema
sempre aperto. Nel 2009 noi ci auguriamo che quanto non è stato possibile nel 2008
possa avverarsi nel 2009, cioè l’inizio di un vero cambiamento non solo annunciato,
ma reale, magari piccolo, però reale, nella vita degli abitanti e di tutti, di tutta
la Terra Santa.
Dal punto di vista politico è un
Natale segnato dalla mortificata speranza in un accordo di pace entro il 2008, come
annunciato l’anno scorso. E poi è segnato dall’emergenza nella Striscia di Gaza, che
ha vissuto nei mesi scorsi tutte le difficoltà di un vero e proprio assedio e la speranza
di una tregua raggiunta ma durata poco, tra Hamas, il movimento politico che controlla
Gaza da giugno 2007, e Israele. Da oggi è stata annunciata l’apertura di tre punti
di transito per lasciar entrare gli aiuti umanitari: a condizione però della sospensione
dei lanci di razzi. Cosa che non è accaduta: anche stamane due potenti razzi, tipo
Grad, sparati dalla Striscia di Gaza, sono caduti in un'area industriale della cittadina
di Netivot, nel sud di Israele, ferendo lievemente due persone. A partire da ieri
sera, sono quindici i razzi e le bombe di mortaio lanciati da Gaza in territorio israeliano,
con danni a una casa. Bisogna anche dire che ieri tre palestinesi, sorpresi mentre
si accingevano a deporre mine a ridosso del reticolato di confine tra Israele e la
striscia di Gaza, sono stati uccisi da soldati israeliani a conclusione di uno scontro
a fuoco. Della drammatica situazione all’interno della Striscia di Gaza, Emer
McCarthy, del nostro programma inglese, ha parlato con il sacerdote cattolico
Manuel Musallam raggiungendolo telefonicamente a Gaza:
R.
– We are facing a very hard time… Stiamo attraversando tempi molto duri.
Stiamo vivendo così ma dovremmo annunciare speranza in questo momento. Stiamo vivendo
al buio, ci manca l’acqua, l’elettricità, il cibo, siamo sotto assedio: la gente sta
soffrendo. Nelle scuole non abbiamo avuto la possibilità, finora, di addobbare gli
alberi di Natale e decorarli, perché non abbiamo il materiale necessario a Gaza. Viene
impedito ad ogni cosa di entrare in Gaza e quindi non abbiamo le decorazioni e i piccoli
alberi che addobbavamo in ogni aula e nelle case della comunità. Quindi, i bambini
quest’anno non avranno cioccolata, regali, nuovi abiti per Natale, perché, innanzitutto,
non si possono trovare a Gaza, e poi i genitori non hanno un lavoro da anni e non
sono in grado di comprare niente per i bambini. Risparmiano su tutto per sopravvivere
a Gaza. L’assedio è molto, molto rigido e molto duro per le persone di Gaza. Devo
dichiarare qui che questo è un crimine commesso contro la gente della Palestina, perché
i palestinesi non sono Hamas, non sono violenti, non sono terroristi. La maggior parte
della gente è innocente e ha bisogno di essere protetta, ha il diritto di essere protetta.
Durante i conflitti, invece, si è trovata senza protezione. Nella stessa Chiesa stiamo
cercando di fare del nostro meglio per avere gioia nella comunità. Invece della cioccolata
daremo ai bambini le fragole che coltiviamo qui a Gaza e siccome non le possiamo esportare
abbiamo la possibilità di offrirle ai bambini in grande quantità perché le possano
gustare. Dopo la Messa e la cena, avremo un altro momento insieme nella Chiesa e nella
scuola, sperando che i cristiani possano venire e condividere con noi il Natale.