Economia mondiale in piena contrazione e netto calo del prodotto interno lordo di
Stati Uniti e di tutta l’area euro. La fotografia della situazione arriva dai dati
sul terzo semestre del 2008, quello che va da luglio a settembre, quando il terremoto
dei subprime era appena iniziato ad abbattersi sui mercati finanziari. Gli analisti
si attendono, quindi, un vero è proprio crollo del Pil al quarto trimestre. Per il
punto della situazione ascoltiamo il servizio di Marco Guerra:
I
dati sull’andamento dell’economia mondiale non lasciano scampo: la crisi si sta manifestando
in tutta la sua gravità e prima della risalita si prevedono ancora un paio di trimestri
di crescita sotto lo zero. Nel bel mezzo della recessione più dura dal dopoguerra,
il Fondo Monetario Internazionale è quindi tornato a sollecitare le banche
centrali e i governi ad adottare ulteriori misure di stimolo per l’economia. Secondo
l’organismo internazionale, gli Stati devono essere disposti a spendere anche oltre
il 3% del Pil. E in attesa del mega piano di rilancio Usa da 850 miliardi,
annunciato dal presidente eletto Obama, si registra l’intervento del governo giapponese
che ieri ha approvato il bilancio record da quasi mille miliardi di dollari,
destinati a far uscire la seconda economia mondiale dalla recessione. Iniezione di
liquidità anche per il settore dell’auto francese. Ieri Sarkozy, nel corso della sua
visita in Brasile, ha annunciato il varo di un piano di aiuti, entro la fine di gennaio,
per le case in difficoltà. Per i consumatori arriva invece una boccata di ossigeno
dall’ulteriore calo del prezzo del petrolio, che si è attestato sui 39 dollari al
barile, e del tasso dell’euribor, sceso sotto il 3% per la prima volta dal giugno
del 2006. Ma sul fronte energetico irrompono le parole del premier russo Vladimir
Putin che, al primo vertice dei Paesi esportatori di gas tenutosi ieri a Mosca, ha
gelato la comunità internazionale annunciando “la fine dell’era delle risorse energetiche
a buon mercato, nonostante la crisi”.
Iraq Il
Parlamento iracheno ha approvato ieri una misura che autorizza le truppe non americane
a rimanere nel Paese anche dopo la scadenza del mandato Onu del 31 dicembre. In Iraq
sono attualmente schierate oltre 150 mila unità inquadrate nella forza multinazionale.
Gli Stati Uniti, presenti con il 95% delle truppe straniere, avevano precedentemente
firmato un accordo di sicurezza bilaterale che assicura la presenza delle forze armate
fino al 2011.
Pakistan Ancora violenza in Pakistan. Una donna è stata
uccisa e altre quattro persone sono rimaste ferite nell'esplosione di una bomba su
un'importante strada di Lahore, principale città dell'est del Paese. Almeno 1.500
persone hanno perso la vita nell'ondata di attentati e attacchi che scuote il Pakistan
dal luglio del 2007. Intanto, nell’area tribale della valle di Swat, i talebani pachistani
hanno intimato la chiusura delle classi femminili entro 15 giorni. Sempre entro quella
data alle donne non sarà più concesso di frequentare i mercati. La denuncia, raccolta
da un’agenzia tedesca, arriva da un’insegnante che ha inoltre accusato il governo
di non fornire alcuna protezione.
Afghanistan Le prime milizie tribali
afghane, armate dalle forze americane sul modello di quanto avvenuto in Iraq, saranno
dispiegate nella provincia afghana di Wardak vicino a Kabul, all'inizio del prossimo
anno. Si tratta di un passo importante in vista di un percorso che porterà al passaggio
di consegne con le truppe della coalizione internazionale. Se l'esperimento avrà risultati
positivi, milizie locali saranno infatti dislocate rapidamente in altre regioni dell’Afghanistan.
Intanto, il capo supremo dei talebani, Mullah Mohammad Omar, ha smentito le notizie
relative a colloqui di pace con il governo afghano per porre fine alla guerra.
India E
sarà un Natale particolare anche quello che stanno per trascorrere i cristiani nello
Stato indiano dell’Orissa, dopo le violenze da parte di estremisti indù scoppiate
in agosto. Tutta l’India, poi, vive giorni di tensione per la paura di nuovi attacchi
terroristici, come quelli di Mumbay. Il servizio di Maria Grazia Coggiola:
E’ una
vigilia di Natale carica di paura e di tensione per la minoranza cristiana ed indiana,
soprattutto quella dello Stato dell’Orissa dove le organizzazioni estremiste indù
e un gruppo tribale hanno deciso di organizzare uno sciopero, una serrata generale.
Pochi giorni fa, il governo locale aveva vietato la manifestazione prevista per il
25 dicembre e voluta dal gruppo radicale indù per protestare contro il mancato arresto
dei responsabili dell’omicidio del leader indù Saraswati, attribuito falsamente ai
cristiani e che è stata la scintilla che ha causato le aggressioni di agosto. Secondo
i dati della Conferenza episcopale indiana, nelle violenze anti cristiane sono morte
81 persone mentre oltre 22 mila si trovano nei campi profughi del governo ed oltre
40 mila sono fuggiti dal distretto di Kandhamal, l’epicentro dei disordini. Sono state
distrutte in tutto 236 chiese, 36 tra conventi, scuole ed istituti religiosi. Nonostante
il dispiegamento delle forze dell’ordine e le promesse delle autorità indiane di adeguata
protezione, si teme che le proteste possano provocare una nuova ondata di violenza.
Nel distretto di Kandhamal e un po’ in tutta l’India, com’era già successo lo scorso
Natale, di fronte al dramma dell’Orissa ed anche in solidarietà delle vittime dell’attentato
terroristico di Mumbai del 26 novembre, sono state cancellate le tradizionali feste,
fiere natalizie che accompagnavano le celebrazioni religiose.
Somalia Si
aggrava la crisi politica della Somalia, dopo le dimissioni, oggi a Baidoa, del premier,
Mohamed Guled, nominato illegittimamente appena otto giorni fa dal presidente Abdullahi
Yusuf, al posto del destituito Nur Hassan Hussein. Le dimissioni sono frutto dello
scontro tra il presidente Yusuf e il Parlamento, che si era schierato a difesa dell’ex
primo ministro Hussein. Alla base del contrasto i rapporti con l'Etiopia. Yusuf preme
per il conflitto contro le Corti islamiche e per la presenza etiope nel Paese. Hussein
vuole invece il ritiro delle truppe di Addis Abeba.
Terremoto Non
ha fortunatamente causato né vittime, né ingenti danni la forte scossa di terremoto
che ieri ha colpito l’Italia. Il sisma, di magnitudo 5,2 gradi sulla scala Richter,
ha avuto il suo epicentro in Emilia ed è stata avvertita in diverse zone del nord
e centro Italia. Almeno altre 50 piccole scosse di assestamento sono state registrate
nella notte. Al momento, squadre di tecnici regionali, integrate con i vigili del
fuoco, stanno procedendo a verifiche sugli edifici, in particolare sulle chiese danneggiate,
nell'area tra Parma e Reggio Emilia. (Panoramica internazionale a cura di Marco
Guerra)
Bollettino del
Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 359 E'
possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del
Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del
sito www.radiovaticana.org/italiano.