Il caos regna sovrano in Guinea Conakry dopo il colpo di stato di ieri. La giunta
militare al potere dopo la morte del presidente Lansana Conté - alla guida del paese
per 24 anni - ha promesso "elezioni libere e trasparenti" a dicembre del 2010. Mentre
il capitano Moussa Dadis Camara, che ieri ha guidato il golpe è stato nominato a capo
della giunta militare che gestirà il Paese africano. Intanto il presidente del Parlamento,
Aboubacar Sompare, si è appellato alla comunità internazionale affinché "si mobiliti
per impedire ai militari di interrompere il processo democratico e abrogare la costituzione".
Gli Stati Uniti hanno minacciato di sospendere gli aiuti alla Guinea se i militari
non rimetteranno "appena possibile" il potere nelle mani dei cittadini". E questa
sera i militari hanno spostato a venerdì l’entrata in vigore del coprifuoco per permettere
ai cristiani di trascorrere tranquillamente il Natale. Sulla situazione nel paese
africano Stefano Leszczynski ha intervistato Enrico Casale, africanista della rivista
dei gesuiti “Popoli”.
R. – E’
un Paese che si situa già in un’area che ha dei problemi di instabilità. A questo
si aggiunge anche il fatto che la Guinea Conakry è stata per 24 anni guidata dal presidente
Nasana Contè. Come molti altri capi di Stato africani si è radicato al potere, creando
una propria rete di connivenze, appoggi internazionali. E’ un sistema abbastanza tipico
dell’Africa, perché in molti casi il meccanismo democratico di alternanza al potere
non si è ancora affermato e non si è ancora radicato nella cultura africana.
D.
– Un Paese tra l’altro in cui è stata sempre denunciata una fortissima corruzione
che fa il paio poi con quella che è la miseria dilagante invece tra la popolazione
e la ricchezza potenziale del Paese stesso…
R. –
E' il solito paradosso africano: gli Stati ricchi, soprattutto di risorse minerarie,
sono i Paesi più sfortunati per contrasto, perché la ricchezza di queste risorse per
la Guinea Conakry – la bauxite, l’oro, i diamanti – non vene reinvestita in infrastrutture,
incentivi per lo sviluppo industriale e agricolo del Paese. La ricchezza va ad alimentare
dei canali di corruzione, soprattutto legati agli esponenti del partito di governo
e, in parte anche, agli esponenti delle forze armate.
D.
– Quali sono gli interessi strategici delle grandi potenze su quest’area dell’Africa,
in particolare sulla Guinea?
R. – Questa parte dell’Africa,
che è l’Africa occidentale, è molto appetita dai governi occidentali, dalle multinazionali
occidentali, soprattutto perché è un’area ricchissima di materie prime, in primo luogo
il petrolio. Teniamo presente che Stati Uniti e Cina si stanno confrontando proprio
in quest’area, in diversi Paesi, per riuscire a strappare le concessioni di estrazione
petrolifera. Ma la Guinea Conakry come si inserisce in questo ambito? Con le sue ricchezze
nazionali, appunto la bauxite, l’oro, i diamanti come il petrolio, che fanno gola
alle multinazionali.