Iraq: il Natale a Kirkuk più forte delle persecuzioni
Il desiderio più ricorrente per le famiglie cristiane irachene di Kirkuk è partecipare
alla messa di mezzanotte. Un desiderio che anche quest’anno non potrà essere esaudito:
le celebrazioni notturne infatti, sono vietate in tutto il Paese per questioni legate
alla sicurezza. Resta però la speranza che “un giorno il Paese ritrovi la pace” e
la “libertà”: questa è la ragione di fondo che spinge le famiglie a restare – fra
difficoltà e sofferenze – ed a testimoniare con la loro vita il senso più profondo
della festività natalizia. La messa solenne di mezzanotte – celebrata in realtà alle
17.30 di domani e trasmessa in diretta televisiva da un canale satellitare – è il
momento più importante per le famiglie di Kirkuk, dopo la quale c’è il tradizionale
scambio di auguri: serenità per le famiglie e pace per tutto l’Iraq. Nei giorni che
precedono la festa, alcune famiglie della città irachena raccontano all'agenzia AsiaNews
l’emozione con la quale si “vive l’attesa, si addobba l’albero e si prepara il presepio
in tutte le case”. Vi è poi la consuetudine di “scambiarsi visite tra famiglie, recitare
preghiere in comune e condividere il cibo, un elemento fondamentale”. Quello che la
gente descrive, non è altro che il tentativo di “vivere in normalità” che è spesso
negata alle famiglie cristiane irachene, costrette a subire violenze e persecuzioni
pur non mancando le “testimonianze di solidarietà e affetto da parte di una parte
preponderante della comunità musulmana”. Una vicinanza che viene confermata dagli
scambi di auguri che i “fratelli musulmani” rivolgono ai cristiani in occasione del
Natale. E dalle attenzioni verso i più bisognosi, con “la distribuzione gratuita di
400 polli alle famiglie povere della città, perché anche loro possano festeggiare
il Natale”. All’interno della comunità cristiana “non si vive un clima di paura. La
festa, al contrario, si trasforma in un momento di rinnovata speranza: siamo pronti
a celebrare il Natale – raccontano le famiglie – con gioia. La preghiera diventa un
mezzo per alleviare le sofferenze e per farci sentire vicini ai cristiani di tutto
il mondo, che ricordano la nascita di Gesù. La nostra voce urla con forza ‘Siamo ancora
qui’ per testimoniare Cristo, certi del fatto che non siamo soli”. Mons. Louis Sako,
arcivescovo della diocesi di Kirkuk, attraverso AsiaNews lancia un messaggio di auguri
ai fedeli: “Per me Natale – sottolinea il prelato – significa rinascere ogni giorno
nella difficoltà quotidiana. La festa ci invita ad amare, ad accogliere, a condividere
senza barriere. Con questa forza profonda che sorge della nostra fede, possiamo davvero
realizzare la pace”. (R.P.)