Padre Cantalamessa: l'Occidente festeggia il Natale dimenticando Gesù
Il Natale è ormai alle porte, ma in Occidente si rischia di celebrare questa Solennità
dimenticandone il protagonista: a sottolinearlo è stato padre Raniero Cantalamessa
nelle sue prediche d’Avvento alla Famiglia pontificia. Ascoltiamo il predicatore della
Casa Pontificia, al microfono di Fabio Colagrande:
R. – Rischiamo
di fare una festa senza il festeggiato, perché il Natale sta diventando proprio questo:
una festa in cui è assente il festeggiato, cioè Gesù Bambino. Vediamo sempre più diffondersi
una mentalità che dà al Natale un significato tutto diverso: ricordo l’episodio recente
di Oxford dove si è voluto evitare perfino il nome di Natale chiamandolo “Festival
della luce”. Fa parte di questo tentativo che prende il pretesto dalla sensibilità
di altre religioni presenti tra noi, ma in realtà invece è un pretesto del secolarismo,
del laicismo che non vuole avere segni religiosi tra i piedi, nella società, per così
dire. D. – Come imparare ad abbandonarsi allo Spirito di Cristo? R.
– La Parola di Dio è il mezzo privilegiato, è il primo mezzo; il secondo sarà l’Eucaristia,
ma all’Eucaristia si arriva dopo che si è scoperto chi è Gesù. Quindi, il primo approccio
dev’essere la predicazione, ma non una predicazione generica: qui è proprio la lezione
di Paolo! Bisogna partire dal kerygma. Il kerygma vuol dire quel grido che ha come
contenuto la notizia più importante che riassume tutto: “è morto per i miei peccati,
è risorto per la mia giustificazione”. Per noi, oggi, in una società che non è più
cristiana nel senso di una volta - dove la scuola, la famiglia non educano più alla
fede - la fede non sboccia così spontaneamente, a poco a poco: bisogna suscitarla.
E San Paolo dice che la fede nasce esclusivamente in presenza di questo annuncio.
Tutto il resto – la catechesi, la morale, la spiritualità – vengono dopo per formare
una fede che è nata. Ma “fides ex audito”, dice Paolo, la fede nasce dall’ascolto
di questo annuncio. D. – Nella terza predica d’Avvento lei ha
citato una frase di Origene: “Che giova a me che Cristo sia nato una volta da Maria
a Betlemme, se non nasce anche per fede nella mia anima?”. Quale augurio possiamo
trarre da questa frase? R. – Gesù è nato una volta storicamente,
una volta per tutte, ma può nascere sempre di nuovo per fede nella persona che – diceva
San Bonaventura – concepisce il desiderio di accogliere Cristo nella propria vita
in un modo nuovo. Ecco: è nato Gesù in quel cuore, quindi questo sarebbe il vero Natale
che io auguro a tutti gli ascoltatori, soprattutto se sono credenti. Di non accontentarsi
di un Natale esteriore ma di fare un Natale interiore, che sarà fonte di una gioia
forse sconosciuta. D. – A chi sta vivendo un periodo di difficoltà,
anche magari nella propria fede, nel proprio rapporto con Dio, cosa possiamo dire? R.
– L’Anno Paolino su questo ci dà un grande incoraggiamento: pensare che Gesù un giorno
entrò nella vita di uno che lo stava perseguitando … Allora, bisogna avere fiducia
che se si è in buona fede, se non si rigetta Dio, se ci si sforza, Gesù è così buono,
così generoso, così paziente con noi, che troverà il modo di arrivare a noi, di fare
il Natale con noi, nonostante le difficoltà economiche, spirituali o altro. D.
– Quindi, lasciarsi in qualche modo pervadere dallo spirito di Cristo … R.
– Sì: credere in Lui, credere nel senso forte di avere fiducia in Lui.