“Greccio, notte di Natale 1223” è il musical in scena fino al 6 gennaio al teatro
Metastasio di Assisi e al teatro Leo Amici, di Lago Monte Colombo a Rimini. È stato
San Francesco, il poverello di Assisi, l’ideatore, nel lontano 1223, del primo presepe
vivente che ha dato il via alla tradizione del presepe giunta fino ai nostri giorni.
Ai microfoni di Alessandra De GaetanoCarlo Tedeschi, regista dell’opera:
(canto tratto
dal musical)
R. – Io credo che la passionalità era talmente forte, talmente
viva dentro di lui, che ha voluto assolutamente ricreare l’atmosfera della notte di
Natale, per poterla rivivere. E questo è quello che accade nel musical “Greccio Notte
di Natale 1223”, quando lui chiede all’amico Giovanni “allestiscimi una mangiatoia,
io voglio vedere veramente com’è nato Gesù, la povertà in cui Gesù è nato”. E questo
accade perché una signora al suo seguito - una povera donna - aveva appena partorito
un bambino. Lui guarda questo neonato e dice: “questo è Gesù”; prende questo bimbo
e lo depone nella mangiatoia. Questo è il messaggio che ho voluto dare, e credo che
questo sia quello che tutti dobbiamo capire e rinnovare ogni Natale: la povertà, che
non è la povertà dell’abbandonare tutto, ma è il vivere nella semplicità.
D.
– Quali aspetti del poverello di Assisi vengono messi in rilievo nel suo musical?
R.
– Questo musical narra l’ascesi spirituale di San Francesco, e cioè la sua povertà,
la sua semplicità, la scelta di vivere come un bambino accanto alle grandi cose dell’universo,
che sono quelle che Dio propone ogni giorno a tutti noi.
D.
– Qual è, secondo Lei, il messaggio di Francesco ai nostri giorni?
R.
– Il messaggio di Francesco è ancora attuale, perché è un giovane che, unito tra l’altro
anche a Chiara, anche lei ancor più giovane di Francesco, scelgono di cambiare direzione;
un’altra strada, alternativa ai loro tempi, che è quella della semplicità, quella
della ricerca di Dio, la ricerca di una vita il più possibile perfetta.
D.
– Un messaggio vivo anche per questo Natale…
R. –
La tradizione del presepe è una tradizione da riscoprire, da far crescere, da far
rivivere anche ai nostri giorni; io lo ricordo, da bambino, come una cosa stupenda,
bellissima, che va riproposta ai bambini, perché quando il bambino mette nella mangiatoia
questo piccolo bimbo che nasce - e che poi porta nel mondo tanto amore - sicuramente
rimarrà toccato, rimarrà colpito e crescerà con questa consapevolezza.