Speranze e timori dei cristiani in Orissa per il rischio di violenze a Natale
Tra tensione e speranza si prega in India perché non si verifichino ancora violenze
e in particolare nello Stato di Orissa in occasione del Natale. Il servizio di Fausta
Speranza:
I
timori nascono dall’aggressivo appello a livello nazionale per manifestazioni di massa
nelle strade proprio il 25 dicembre, per impedire ai cristiani di celebrare il Natale.
Da parte sua il governo assicura di intervenire in caso di manifestazioni violente.
La minaccia viene dal gruppo nazionalista indù Swami Lakhmananda Saraswati Sradhanjali
Samiti (SLSSS), che prende il nome dal leader radicale indù Swami Laxanananda
Saraswati ucciso il 23 agosto scorso, appartenente al partito fondamentalista Vishwa
Hindu Parishad (VHP), formazione che si batte per un’India di soli induisti. Nonostante
che l’omicidio sia stato rivendicato da un gruppo maoista, il People’s Liberation
Revolutionary Group, gli attivisti del partito radicale VHP hanno accusato i cristiani
in quanto il leader ucciso si era sempre opposto alle conversioni al cristianesimo.
La campagna per i prossimi giorni denominata “blockade”, nasce come
ultimatum al governo che avrebbe dovuto arrestare i veri responsabili entro il 15
dicembre. Da agosto si sono susseguiti scontri, episodi di violenza e molti
atti di sanguinosa persecuzione contro i cristiani. Delle intimidazioni in particolare
in relazione al Natale, al microfono di Emer McCarthy,
della nostra redazione inglese, mons. Raphael Cheenath, vescovo
di Cuttack-Bhubaneswar ne parla così:
R. – The sinister intention
of the fundamentalists was to prevent … L’intenzione sinistra dei fondamentalisti
era quella di impedire ai cristiani di celebrare il Natale, e in generale di distruggere
la tradizione del Natale. Il loro progetto negativo di annientare la Chiesa nel distretto
di Kandhamal continua. Hanno già distrutto tutta l’infrastruttura della Chiesa in
Kandhamal nell’agosto 2008, dopo l’uccisione del leader indù. Una grande manifestazione
il 25 dicembre finirebbe di distruggere la Chiesa in questo distretto. Vogliono mantenere
alta la tensione e istillare il terrore nel cuore dei poveri cristiani, vittime di
persecuzioni fin dal dicembre 2007.
Ma l’impegno
a vivere la santità del Natale resta tra i fedeli, come conferma il racconto di mons.
Raphael:
R. - Two christians women who are in the
refugee camp... Due donne cristiane, che vivono nei campi profughi, erano
uscite per controllare le loro proprietà. Gli uomini della sicurezza chiesero loro:
“Come fate ad uscire da qui? Se i fondamentalisti vi attaccano e vi uccidono, cosa
farete?”. La loro risposta è stata significativa: “Dio è con noi. Se saremo uccise,
moriremo per Cristo”. Sono stati organizzati dei comitati per la pace per dialogare
con le persone di altre fedi. Il messaggio di Natale dovrebbe essere interiorizzato
prima di iniziare a predicarlo ad altri. Noi stessi dovremmo sperimentarlo, in modo
da poter convincere anche gli altri. Stiamo organizzando momenti in cui invitiamo
anche altri: incontri di preghiera e colloqui.