"Siamo madri di Cristo quando lo portiamo nel cuore": così padre Cantalamessa nella
terza predica di Avvento
Padre Raniero Cantalamessa ha tenuto stamani nella Cappella Redemptoris Mater,
in Vaticano, la terza ed ultima predica di Avvento alla presenza del Papa e della
famiglia pontificia. Il predicatore della Casa Pontificia, che ha incentrato la propria
riflessione sul tema “Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo figlio
nato da donna”, si è soffermato sul dogma dell’Incarnazione. Ce ne parla Amedeo
Lomonaco:
Nella scoperta
di chi sia Gesù Cristo - ha affermato padre Cantalamessa - si possono percorrere diverse
vie. In San Paolo - ha spiegato - la preesistenza e l’incarnazione di Cristo sono
“verità in gestazione” perché il centro del suo interesse è il “mistero pasquale”,
cioè l’operato più che la persona del Salvatore. San Giovanni segue invece il cammino
inverso: parte dalla divinità del Verbo per giungere ad affermare la sua umanità.
Una via - ha aggiunto il predicatore della Casa Pontificia - pone come cerniera tra
le due fasi la Risurrezione, l’altra l’Incarnazione. Nel confronto tra queste due
prospettive si sono formate le linee portanti della teologia della chiesa, rimaste
operanti fino ad oggi.
Tra queste fondamenta si eleva
anche l’affermazione dell’Apostolo Paolo sulla nascita di nostro Signore: Gesù non
è un’apparizione celeste ma è pienamente inserito nell’umanità e nella storia, “in
tutto simile agli uomini”. San Paolo - ha fatto notare il predicatore della Casa Pontificia
- “avendo detto ‘nato da donna’, ha dato alla sua affermazione una portata universale
e immensa. E’ la donna stessa, ogni donna, che è stata elevata, in Maria a tale incredibile
altezza”:
“Maria è Madre di Dio non solo perché l’ha portato fisicamente
nel grembo ma anche perché l’ha concepito prima nel cuore, con la fede”.
Noi
possiamo imitare Maria con la fede - ha affermato il religioso cappuccino - per dare
un profondo impulso alla nostra vita. Un impulso in un tempo segnato da maternità
incomplete. "Vi sono due tipi di interruzione di maternità”, ha spiegato infatti padre
Cantalamessa. "Una è quella, antica e nota, dell'aborto. Fino a poco fa, questo dell’aborto
era l'unico caso che si conosceva di maternità incompleta”. "Oggi - ha proseguito
- se ne conosce un altro che consiste, all'opposto, nel partorire un figlio senza
averlo concepito". "Avviene nel caso di figli concepiti in provetta e immessi, in
un secondo momento, nel seno di una donna, e nel caso dell'utero dato in prestito
per ospitare, magari a pagamento, vite umane concepite altrove". Anche sul piano spirituale
- ha aggiunto padre Cantalamessa - ci sono "tristi possibilità di maternità incompleta”.
Una di queste riguarda chi, pur avendo la fede, non si attiva nelle opere:
“Concepisce
Gesù senza partorirlo chi accoglie la Parola, senza metterla in pratica, chi continua
a fare un aborto spirituale dietro l’altro, formulando propositi di conversione che
vengono poi sistematicamente dimenticati e abbandonati a metà strada”.
C’è
poi un’altra maternità incompleta. Riguarda coloro che si distinguono per le opere
ma non per la fede:
“Partorisce Cristo senza averlo concepito chi fa
tante opere, anche buone, ma che non vengono dal cuore, da amore per Dio e da retta
intenzione, ma piuttosto dall’abitudine, dall’ipocrisia, dalla ricerca della propria
gloria e del proprio interesse, o semplicemente dalla soddisfazione che dà il fare”.
La
vera maternità nei confronti di Cristo - ha detto il predicatore della Casa Pontificia
- è racchiusa in queste parole di San Francesco d’Assisi:
“Siamo madri
di Cristo quando lo portiamo nel cuore e nel corpo nostro per mezzo del divino amore
e della pura e sincera coscienza. Lo generiamo attraverso le opere Sante, che devono
risplendere agli altri in esempio”.
L’anima concepisce Gesù - ha spiegato
padre Cantalamessa riprendendo le parole di San Bonaventura - quando scontenta della
vita che conduce "è come fecondata spiritualmente dalla grazia dello Spirito Santo
e concepisce il proposito di una vita nuova". Questo proposito, ha aggiunto, "deve
tradursi, senza indugio, in qualcosa di concreto, in un cambiamento, possibilmente
anche esterno e visibile, nella nostra vita e nelle nostre abitudini":
“Se
decidi di cambiare stile di vita ed entrare a far parte di quella categoria di poveri
ed umili che, come Maria, cercando solo di trovare grazia presso Dio, senza curarsi
di piacere gli uomini, allora - scrive San Bonaventura - devi armarti di coraggio,
perché ce ne sarà bisogno”.
L’esempio della Madre di Dio, ha concluso
padre Cantalamessa, ci suggerisce cosa fare in concreto "per imprimere alla nostra
vita spirituale questo nuovo slancio, per far nascere davvero Gesù in noi, in questo
Natale”.