All'Onu, la posizione della Santa Sede sulla depenalizzazione dell'omosessualità
Sessantasei Paesi hanno fatto appello ieri all'Onu di New York per la depenalizzazione
universale dell’omosessualità. Una dichiarazione, contenente tale richiesta, è stata
letta all’Assemblea Generale dall'ambasciatore argentino a nome dei Paesi che la sostengono,
compresi i 27 dell'Unione Europea che se ne sono fatti promotori attraverso il ministro
francese per i Diritti Umani. Fanno parte dell'Assemblea Generale 192 Nazioni: una
sessantina di queste, guidate dall'Egitto, ha presentato una contro-dichiarazione.
La Santa Sede ha chiarito la propria posizione con un intervento dell’arcivescovo
Celestino Migliore, osservatore permanente presso l’ONU. Il servizio di Giada Aquilino:
Di seguito,
il testo dell'intervento dell'arcivescovo Migliore:
La Santa Sede apprezza
gli sforzi fatti nella “Declaration on human rights, sexual orientation and gender
identity” – presentata all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 18 Dicembre 2008
- per condannare ogni forma di violenza nei confronti di persone omosessuali, come
pure per spingere gli Stati a prendere tutte le misure necessarie per metter fine
a tutte le pene criminali contro di esse.
Allo stesso tempo, la Santa Sede
osserva che la formulazione di questa Dichiarazione va ben aldilà dell’intento sopra
indicato e da essa condiviso.
In particolare, le categorie “orientamento sessuale”
e “identità di genere”, usate nel testo, non trovano riconoscimento o chiara e condivisa
definizione nella legislazione internazionale. Se esse dovessero essere prese in considerazione
nella proclamazione e nella traduzione in pratica di diritti fondamentali, sarebbero
causa di una seria incertezza giuridica, come pure verrebbero a minare la capacità
degli Stati alla partecipazione e alla messa in atto di nuove o già esistenti convenzioni
e standard sui diritti umani.
Nonostante che la Dichiarazione giustamente condanni
tutte le forme di violenza contro le persone omosessuali e affermi il dovere di proteggerle
da esse, il documento, considerato nella sua interezza, va aldilà di questo obiettivo
e dà invece origine a incertezza delle leggi e mette in questione le norme esistenti
sui diritti umani.
La Santa Sede continua a sostenere che ogni segno di ingiusta
discriminazione nei confronti delle persone omosessuali dev’essere evitato, e spinge
gli Stati a metter fine alle pene criminali contro di esse.