Sant'Egidio presenta la guida di sopravvivenza per i poveri di Roma
Sono due milioni e mezzo in Italia le famiglie che vivono sotto la soglia di povertà,
cui si aggiungono quasi 900 mila famiglie che rischiano di diventare povere. Questi
gli ultimi dati Istat diffusi oggi a Roma dalla Comunità di Sant’Egidio, che ha lanciato
l’allarme sulla fragilità sociale, sempre crescente tra le persone comuni, e ha presentato
la Guida 2009 “Dove mangiare, dormire e lavarsi”. Un documento di 200 pagine e più
di 700 indirizzi per aiutare chi è senza dimora. Al microfono di Linda Giannattasio,
Mario Marazziti, portavoce della Comunità di Sant’Egidio, spiega a chi è rivolta
questa guida.
R. – Sono
15 mila copie, soprattutto diffuse a Roma e provincia. La Guida è rivolta a chi vive
per strada, agli anziani, a chi non ha nulla e a chi, se fa un viaggio a vuoto in
cerca del necessario, rischia addirittura di morire. Ma è rivolta anche agli assistenti
sociali, ai centri Caritas delle parrocchie cioè, a tutti quelli – anche cittadini
comuni – che entrano in contatto con una persona che ha un estremo bisogno. Ed è anche
la guida per provare a vivere in un’area metropolitana come quella di Roma a costo
zero. Davvero una guida di sopravvivenza.
D. – La
crisi economica ha provocato e provocherà l’espulsione di centinaia di persone dal
mercato del lavoro. Come sta cambiando la condizione della povertà a Roma e in tutta
Italia?
R. – Aumenta in maniera molto importante
il numero di persone che stanno sotto la soglia minima di povertà. Abbiamo famiglie
comuni, gente che ha un lavoro solo ma sono più nuclei familiari che convivono …
D.
– Chi sono quindi i poveri, oggi?
R. – I poveri hanno
due facce: gli anziani soli, le persone sole, le famiglie numerose, quelle con più
di tre figli, al Sud. Paradossalmente, in Italia i figli – che sono l’unica possibilità
di un futuro e di un presente competitivo – sono diventati quasi un peso. Dobbiamo
invertire questa situazione.
D. – Natale è forse
uno dei momenti più tristi per chi è solo e vive per strada. Quali sono le iniziative
della vostra Comunità per affrontare questo periodo, e quali le proposte per supportare
queste fasce deboli a lungo termine... quindi non ricordarsi che esistono solo ora?
R.
– Scoprimmo, tanti anni fa, mettendoci nei panni di chi ha vestiti un po’ sporchi
e laceri, di chi sta per strada, che il Natale rischiava di diventare una 'maledizione'.
Per questo fu aperta – e si apre ancora – la Basilica di Santa Maria in Trastevere,
con quel pranzo di Natale che pian piano è diventato contagioso: oggi accade in 70
Paesi del mondo, e a Roma ci saranno più di 8 mila persone. Tanti altri hanno ripreso
questa iniziativa e siamo contenti di non avere alcun copyright sul pranzo di Natale.
Spero che ognuno di noi cominci a pensare che adottare un povero è qualcosa di possibile.
Allora davvero possiamo ridurre il tasso di sofferenza.