2008-12-18 14:43:03

Il taglio record dell'Opec non fa risalire il prezzo del petrolio


Prosegue la discesa dei prezzi del greggio che oggi ha segnato un nuovo minimo quadriennale a quota 37,71 dollari al barile. Al momento, il taglio di 2,2 milioni di barili della produzione petrolifera Opec non ha cambiato il trend al ribasso. Salvatore Sabatino ha chiesto un’analisi ad Ugo Bertone, direttore del quotidiano di informazione economica “Finanza e mercati”:RealAudioMP3

R. – In questo periodo i primati, il più delle volte negativi, si sprecano perché questo è stato il maggior taglio mai praticato dall’Opec. Siamo di fronte ad una situazione assolutamente fuori dalla norma, in cui fare previsioni è molto difficile. Quello che è accaduto è semplicemente che la quotazione del petrolio sale quando viene consumato. In questo momento, gli Stati Uniti d’America, che sono estremamente più flessibili di noi, il petrolio non lo stanno consumando: in questo momento, la caduta dei consumi americani – e tra l’altro anche la caduta dell’uso dell’automobile – è tale che nessuno va a ricostituire le scorte. Non è un bel segnale, è un segnale di deflazione.

 
D. – Il fatto che i Paesi abbiano deciso un taglio così netto della produzione e che le quotazioni siano addirittura scese, non rischia di indebolire anche politicamente il cartello dei Paesi produttori?

 
R. – Il cartello dei Paesi produttori credo sia in condizioni di estremo allarme: nel corso degli ultimi anni i produttori hanno varato piani di investimento molto ambiziosi. Noi abbiamo visto la rinnovata aggressività della Russia, che non fa parte del cartello; abbiamo visto nei cieli di Dubai creazioni da decima meraviglia del mondo, se non da centesima follia; abbiamo visto dei piani di sviluppo industriali di vario genere un po’ dappertutto … E, soprattutto, non dimentichiamo, che l’Iran ha voluto dotarsi di una struttura atomica. In questo momento, a metà di questi piani di investimento, buoni o meno buoni, virtuosi o meno virtuosi, i ministri di questi Paesi devono fare i conti con meno della metà di quello che aveva previsto il più prudente dei loro governanti. Questo, per certi versi, riduce il loro potere ma non si traduce in un momento favorevole per l’Occidente.

 
D. – Vista la situazione che si è venuta a creare, ora quali potrebbero essere le prossime mosse dell’Opec?

 
R. – Io credo che in questo momento loro tenderanno a consegnare il meno possibile, ma soprattutto a guardarsi l’un l’altro, perché ciascuno di loro ha degli impegni molto forti; ogni Paese ha sottoscritto degli impegni ufficiali, però ha una gran voglia di tenere le briglie un po’ sciolte. Quello che noi dobbiamo sperare è che non vengano bruscamente tagliati i piani di sviluppo, sia delle fonti energetiche tradizionali, sia soprattutto anche gli sviluppi delle nuove fonti di energia. In questo momento, però, il coltello dalla parte del manico ce l’hanno i consumatori che non consumano.







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