Il taglio record dell'Opec non fa risalire il prezzo del petrolio
Prosegue la discesa dei prezzi del greggio che oggi ha segnato un nuovo minimo quadriennale
a quota 37,71 dollari al barile. Al momento, il taglio di 2,2 milioni di barili della
produzione petrolifera Opec non ha cambiato il trend al ribasso. Salvatore Sabatino
ha chiesto un’analisi ad Ugo Bertone, direttore del quotidiano di informazione economica
“Finanza e mercati”:
R. – In questo
periodo i primati, il più delle volte negativi, si sprecano perché questo è stato
il maggior taglio mai praticato dall’Opec. Siamo di fronte ad una situazione assolutamente
fuori dalla norma, in cui fare previsioni è molto difficile. Quello che è accaduto
è semplicemente che la quotazione del petrolio sale quando viene consumato. In questo
momento, gli Stati Uniti d’America, che sono estremamente più flessibili di noi, il
petrolio non lo stanno consumando: in questo momento, la caduta dei consumi americani
– e tra l’altro anche la caduta dell’uso dell’automobile – è tale che nessuno va a
ricostituire le scorte. Non è un bel segnale, è un segnale di deflazione.
D.
– Il fatto che i Paesi abbiano deciso un taglio così netto della produzione e che
le quotazioni siano addirittura scese, non rischia di indebolire anche politicamente
il cartello dei Paesi produttori?
R. – Il cartello
dei Paesi produttori credo sia in condizioni di estremo allarme: nel corso degli ultimi
anni i produttori hanno varato piani di investimento molto ambiziosi. Noi abbiamo
visto la rinnovata aggressività della Russia, che non fa parte del cartello; abbiamo
visto nei cieli di Dubai creazioni da decima meraviglia del mondo, se non da centesima
follia; abbiamo visto dei piani di sviluppo industriali di vario genere un po’ dappertutto
… E, soprattutto, non dimentichiamo, che l’Iran ha voluto dotarsi di una struttura
atomica. In questo momento, a metà di questi piani di investimento, buoni o meno buoni,
virtuosi o meno virtuosi, i ministri di questi Paesi devono fare i conti con meno
della metà di quello che aveva previsto il più prudente dei loro governanti. Questo,
per certi versi, riduce il loro potere ma non si traduce in un momento favorevole
per l’Occidente.
D. – Vista la situazione che si
è venuta a creare, ora quali potrebbero essere le prossime mosse dell’Opec?
R.
– Io credo che in questo momento loro tenderanno a consegnare il meno possibile, ma
soprattutto a guardarsi l’un l’altro, perché ciascuno di loro ha degli impegni molto
forti; ogni Paese ha sottoscritto degli impegni ufficiali, però ha una gran voglia
di tenere le briglie un po’ sciolte. Quello che noi dobbiamo sperare è che non vengano
bruscamente tagliati i piani di sviluppo, sia delle fonti energetiche tradizionali,
sia soprattutto anche gli sviluppi delle nuove fonti di energia. In questo momento,
però, il coltello dalla parte del manico ce l’hanno i consumatori che non consumano.