Espulsi in Bielorussia tre sacerdoti polacchi. Commento di mons. Kondrusiewicz
Le autorità non hanno rinnovato il permesso di soggiorno e i tre sacerdoti polacchi
che lavoravano nella diocesi di Grodno, in Bielorussia, hanno dovuto lasciare il Paese.
Sul fatto le autorità locali non hanno fornito spiegazioni, ma secondo l’arcivescovo
di Minsk-Mohilev e presidente della Conferenza Episcopale della Bielorussia, Tadeusz
Kondrusiewicz, le autorità di Minsk preferiscono che nella regione, dove la maggioranza
dei cattolici è d’origine polacca, lavorino sacerdoti nati nel Paese. Un atteggiamento
che non incontra la necessità di sacerdoti stranieri, perché – spiega il presule -
sebbene non manchino nuove vocazioni, la preparazione di un sacerdote richiede molti
anni, e l’attuale mancanza di sacerdoti bielorussi non è imputabile a responsabilità
della Chiesa ma al fatto che “durante i 70 anni di regime sovietico e persecuzione
della fede” non è stato possibile formarli. L’arcivescovo Kondrusiewicz, insieme con
l’arcivescovo Henryk Hoser, vescovo di Warszawa-Praga, hanno ricevuto martedì scorso,
a Varsavia, un premio per il contributo nella promozione dei valori cristiani. (C.D.L.)