Presentato a Roma il film "Il colore dell'Amore" sull'arte di padre Rupnik e dell'Atelier
del Centro Aletti
E’ stato presentato ieri a Roma il film “Il colore dell’amore”, una pellicola di alto
valore spirituale, disponibile in DVD, sull’arte di padre Marko Ivan Rupnik
e dell’Atelier del Centro Aletti, con la regia di Maria Amata Calò e i testi di Aurelio
Molè. Padre Rupnik, gesuita sloveno, direttore del Centro Aletti che promuove l’incontro
tra la spiritualità cristiana orientale ed occidentale, è noto in tutto il mondo per
i suoi mosaici: ricordiamo in particolare quelli nei Santuari di Lourdes e Fatima
e la Cappella Redemptoris Mater in Vaticano, mentre è in corso d’opera quello di Padre
Pio a San Giovanni Rotondo. Ci parla del film lo stesso padre Rupnik, intervistato
da Sergio Centofanti:
R. –
Penso che la regista, Maria Amata Calò, sia veramente riuscita a fare un’opera cinematografica
di un linguaggio simbolico per eccellenza, simbolo inteso in senso teologico, cioè
come un’unità di due mondi: quello visibile e palpabile e quello invisibile ed eterno.
E’ una catena di simboli che veramente fa vedere l’amore realizzato. D.
– Ci sono come degli spiragli su un abisso, un abisso che lascia intravedere qualcosa
o Qualcuno che attrae... R. – Sì, proprio così, come succede
nel simbolo. Il simbolo ti attira e se tu ti lasci attirare, ti dischiude sempre più
la “presenza”, cioè il mistero come reale presenza, dove tu puoi incontrarti con il
Signore. Io penso che la forza di questo film stia proprio nel far desiderare di ritrovare
un rapporto con Dio, di farti bramare di uscire da un mondo solo pensato, solo psichico,
e di incontrare un Altro, realmente incontrarlo e non solo pensarlo. D.
– L’arte dell’Atelier del Centro Aletti è un’esplosione di luce... R.
– Beh, sarebbe bello se fosse così. Noi ci sforziamo di renderla tale, perché crediamo
che questo rapporto tra la luce e la materia sia una questione di vita. La materia
dopo il peccato vorrebbe, desidera, geme di giungere alla luce, di essere penetrata
dalla luce, perché solo se è penetrata dalla luce, affiora il colore, affiora la vita:
come l’uomo quando sente il dolore, la malattia, il male che lo aggredisce, sotto
diversi aspetti, sia morali che fisici, percepisce questo momento tragico e drammatico,
se la luce se ne va. Perciò penso sia importante far vedere, testimoniare che in Cristo
questa nostra umanità è stata penetrata dalla luce per sempre. Questa luce non tramonta
più. D. – Il mondo di oggi è pervaso da tanta volgarità e banalità.
Voi artisti del Centro Aletti volete comunicare la bellezza e fate desiderare di vivere
la bellezza della fede... R. – In questo momento storico mi
sembra estremamente importante far vedere il fascino, la bellezza, non cosmetica,
perché la bellezza è veramente la carne della verità e del bene: cioè, il vero, senza
che si riveli come amore, può diventare un’ideologia pesante che prima o poi viene
rigettata. Perciò penso sia importante far veder quanto bello sia vivere con il Signore
nel suo corpo, come fratelli e sorelle. La comunione attira e affascina.