2008-12-17 15:47:26

Messaggio dei vescovi della Colombia per il Natale


Ricordando che il Natale “è la festa della Luce”, la Conferenza episcopale della Colombia nel suo messaggio natalizio 2008, rileva che l’ambiente di festa e speranza che si vive nel Paese deve essere un “segno esteriore che ci invita a lasciarci illuminare, nella mente, nel cuore e nel comportamento, dalla Luce ineffabile che Gesù Cristo”. “Gesù ha assunto la nostra condizione umana”, si legge nel documento a firma di mons. Rubén Salazar Gómez, arcivescovo di Barranquilla e presidente dell’episcopato affinché “ognuno di noi, consapevole delle tenebre e delle ombre della morte, attraverso la fede si possa avvicinare per ricevere la sua luce, quella che ci mostra il cammino della pace”. Chiedendosi quale sia la luce che ci può condurre alla desiderata pace, i presuli colombiani poi aggiungono: “È la luce dell’amore che ci conduce sulle orme di Gesù, donandoci in modo totale agli altri e costruendo rapporti umani solidi e solidali nella propria famiglia, nelle nostre comunità e nel Paese. Sottolineando che “l’amore aiuta a superare tutte le difficoltà” consentendo di “restare uniti per imparare insieme il significato della solidarietà e della comunione”, i vescovi della Colombia chiedono che questa “luce” illumini coloro che “governano la nazione”, in particolare “nella ricerca del bene comune al di sopra di qualsiasi interesse personale o di gruppo”. Così si può edificare uno Stato “le cui istituzioni siano capaci di lavorare in armonia”. Per i presuli tale armonia è indispensabile per “per garantire pace e sviluppo” ed “esercizio dei doveri e dei diritti” a tutti i cittadini. Questa stessa “luce” per i costruttori della società è quella necessaria e urgente “solidarietà che incoraggia a mettere i propri talenti e capacità al servizio del Paese” per realizzare “uno sviluppo equo, sostenibile, veramente umano che permetta a tutte le persone di soddisfare i loro bisogni fondamentali”. Per coloro che “in mezzo a duri conflitti” che lacerano il Paese rivendicano i propri diritti, questa “luce”, secondo i vescovi, non è altro che “la giustizia nel cuore”. Una giustizia che aiuta a non perdere mai di vista il bene comune “così come il bisogno di distribuire con equità beni e servizi”. Per coloro che invece si affidano all’uso delle armi per rinnovare le strutture sociali, questa “luce” è quella del vero “profondo cambiamento che conduce all’abbandono delle strade sbagliate della violenza”. I presuli invitano dunque ad “entrare nel dialogo, nella lotta per i propri ideali dentro la concertazione, la negoziazione, con giustizia e pace, con spirito riparatore per quanto riguarda i danni causati alle persone e alla patria”. Per coloro che hanno la responsabilità di guidare il gregge del Signore, questa “luce” infine è quella “dell’amore del Buon pastore” disposto “a donare la propria vita, senza risparmiarsi in nulla, per liberare tutti dal peccato e dalla morte attraverso un’evangelizzazione” che prepari all’ascolto della Parola e dei Sacramenti come “autentici discepoli e missionari di Gesù Cristo”. (A cura di Luis Badilla)







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