Crisi economica: la Fed azzera i tassi, l'Opec riduce la produzione di petrolio
Le Borse europee sono partite stamani tutte in ribasso. Terminato, dunque, l’effetto
dell’azzeramento dei tassi da parte della Fed, mentre l’Opec ha confermato la riduzione
della produzione del petrolio. Sugli scopi della manovra attuata dalla Fed, Stefano
Leszczynski ha intervistato Gianfranco Viesti, economista dell’università
di Bari:
R. – Lo scopo
della manovra è di stimolare i comportamenti di spesa, sia di investimento che di
consumo, perché abbassare il costo del denaro significa proporne l’utilizzazione.
Ma naturalmente, non è una chiave magica. Non è soltanto il costo del denaro che fa
sì che le imprese investano, ma sono anche le prospettive di mercato. Quindi, abbassando
il costo del denaro, si tende a compensare prospettive di mercato che le imprese vedono
piuttosto nere al momento.
D. – Fino a poco tempo
fa, ci avevano abituati all’allarme inflazione; adesso si parla invece di possibile
deflazione: ma un azzeramento del costo del denaro può servire a contrastare la deflazione?
R.
– In teoria sì perché la deflazione nasce dal fatto che la domanda è troppo bassa
rispetto a quanto viene offerto; dunque, si cerca di stimolare la domanda di investimento
delle imprese e la domanda di consumo delle famiglie. Quello che colpisce davvero
è la rapidità di questi cambiamenti, che sono un fatto del tutto nuovo; ancora pochi
mesi fa commentavamo il boom del prezzo del petrolio e l’allarme inflazione sui consumi.
Adesso siamo andati in uno scenario del tutto opposto. Questo è sorprendente e anche,
da un certo punto di vista, preoccupante: l’economia internazionale si muove con una
velocità davvero sconosciuta fino ad oggi.
D. – Il
Giappone aveva già tentato la strada del denaro a costo zero: non sembra aver dato
però risultati importanti …
R. – Questa è la trappola
della liquidità. E' una situazione apparentemente paradossale, nella quale il denaro
non costa niente ma nessuno lo chiede. Perché chiedere il denaro, appunto, serve per
fare qualcosa, per comprare un macchinario, per comprare una casa. Le prospettive
sono tali che le imprese o le famiglie sono caute su questi acquisti, anche se il
denaro – per così dire – 'te lo tirano dietro', nessuno lo vuole. Spero che non si
cada in questa situazione, perché quella è una situazione nella quale la politica
monetaria non ha più niente da fare. E’ arrivata al massimo: il denaro non costa niente,
nonostante questo non si va avanti. Vediamo quello che succede. Soprattutto l’effetto
del nuovo presidente americano e della grande poltiica di spesa sugli investimenti
pubblici che ha annunciato, potrebbe aiutare da questo punto di vista.
D.
– Per quanto riguarda l’Europa, da cosa è determinata questa prudenza?
R.
– Anche la politica monetaria della Banca Centrale europea da questo punto di vista
è espansiva, nel senso che tende ad espandere l’economia riducendo i tassi d’interesse
e quindi il costo del denaro. Il nostro livello è un pochettino più alto rispetto
a quello degli Stati Uniti; ci illudiamo anche perché la crisi, da noi, è al momento
intensa ma meno forte che negli Stati Uniti, dove è esplosa.