2008-12-17 15:42:24

Crisi economica: la Fed azzera i tassi, l'Opec riduce la produzione di petrolio


Le Borse europee sono partite stamani tutte in ribasso. Terminato, dunque, l’effetto dell’azzeramento dei tassi da parte della Fed, mentre l’Opec ha confermato la riduzione della produzione del petrolio. Sugli scopi della manovra attuata dalla Fed, Stefano Leszczynski ha intervistato Gianfranco Viesti, economista dell’università di Bari:RealAudioMP3

R. – Lo scopo della manovra è di stimolare i comportamenti di spesa, sia di investimento che di consumo, perché abbassare il costo del denaro significa proporne l’utilizzazione. Ma naturalmente, non è una chiave magica. Non è soltanto il costo del denaro che fa sì che le imprese investano, ma sono anche le prospettive di mercato. Quindi, abbassando il costo del denaro, si tende a compensare prospettive di mercato che le imprese vedono piuttosto nere al momento.

 
D. – Fino a poco tempo fa, ci avevano abituati all’allarme inflazione; adesso si parla invece di possibile deflazione: ma un azzeramento del costo del denaro può servire a contrastare la deflazione?

 
R. – In teoria sì perché la deflazione nasce dal fatto che la domanda è troppo bassa rispetto a quanto viene offerto; dunque, si cerca di stimolare la domanda di investimento delle imprese e la domanda di consumo delle famiglie. Quello che colpisce davvero è la rapidità di questi cambiamenti, che sono un fatto del tutto nuovo; ancora pochi mesi fa commentavamo il boom del prezzo del petrolio e l’allarme inflazione sui consumi. Adesso siamo andati in uno scenario del tutto opposto. Questo è sorprendente e anche, da un certo punto di vista, preoccupante: l’economia internazionale si muove con una velocità davvero sconosciuta fino ad oggi.

 
D. – Il Giappone aveva già tentato la strada del denaro a costo zero: non sembra aver dato però risultati importanti …

 
R. – Questa è la trappola della liquidità. E' una situazione apparentemente paradossale, nella quale il denaro non costa niente ma nessuno lo chiede. Perché chiedere il denaro, appunto, serve per fare qualcosa, per comprare un macchinario, per comprare una casa. Le prospettive sono tali che le imprese o le famiglie sono caute su questi acquisti, anche se il denaro – per così dire – 'te lo tirano dietro', nessuno lo vuole. Spero che non si cada in questa situazione, perché quella è una situazione nella quale la politica monetaria non ha più niente da fare. E’ arrivata al massimo: il denaro non costa niente, nonostante questo non si va avanti. Vediamo quello che succede. Soprattutto l’effetto del nuovo presidente americano e della grande poltiica di spesa sugli investimenti pubblici che ha annunciato, potrebbe aiutare da questo punto di vista.

 
D. – Per quanto riguarda l’Europa, da cosa è determinata questa prudenza?

 
R. – Anche la politica monetaria della Banca Centrale europea da questo punto di vista è espansiva, nel senso che tende ad espandere l’economia riducendo i tassi d’interesse e quindi il costo del denaro. Il nostro livello è un pochettino più alto rispetto a quello degli Stati Uniti; ci illudiamo anche perché la crisi, da noi, è al momento intensa ma meno forte che negli Stati Uniti, dove è esplosa.







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