Benedetto XVI all'udienza generale: il Natale non è commercio di doni, ma dono di
Dio all'uomo. Il Papa prega per l'infanzia povera e invita a fare il presepe
Il Natale è la festa universale della gioia: l’attuale crisi economica può aiutare
a spogliarlo dalle “incrostazioni consumistiche e materialistiche”, che spesso lo
travisano, e a riscoprirlo nella sua autenticità: un dono di speranza di Dio al mondo.
E’ l’assunto centrale della catechesi di Benedetto XVI all’udienza generale di oggi,
l’ultima del 2008, tenuta davanti a circa cinquemila persone. Il Papa ha avuto un
pensiero per l’infanzia povera e in difficoltà in tutto il mondo e ha concluso invitando
ogni famiglia a coltivare la tradizione del presepe. Il servizio di Alessandro
De Carolis:
Il Natale
parla al cuore. Anche al cuore di chi non crede ma non può non percepire in questo
periodo “qualcosa di straordinario e trascendente”, perché l’arrivo, “l’abbraccio”,
di un bambino è “un evento che reca gioia”. Le parole iniziali di Benedetto XVI sono
state un inno alla tenerezza che il Cristo nella Grotta di Betlemme suscita nei sentimenti
di ciascuno e, in quanto festa di un Bambino che nasce, diviene “festa che canta il
dono della vita”. Ma la visione che Gesù offre di sé nella miseria della mangiatoia
ha indotto il Papa ad altre considerazioni, più stringenti e attuali:
“Contemplandolo
nel presepe come non pensare ai tanti bambini che ancora oggi vengono alla luce in
una grande povertà, in molte regioni del mondo? Come non pensare ai neonati non accolti
e rifiutati, a quelli che non riescono a sopravvivere per carenza di cure e di attenzioni?
Come non pensare anche alle famiglie che vorrebbero la gioia di un figlio e non vedono
colmata questa loro attesa?”. “Sotto
la spinta del consumismo edonista, purtroppo - ha osservato Benedetto XVI - il Natale
rischia di perdere il suo significato spirituale per ridursi a mera occasione commerciale
di acquisti e scambi di doni”. Tuttavia, ha proseguito:
“Le
difficoltà, le incertezze e la stessa crisi economica che in questi mesi stanno vivendo
tantissime famiglie, e che tocca l’intera umanità, possono essere uno stimolo a riscoprire
il calore della semplicità, dell’amicizia e della solidarietà, valori tipici del Natale.
Spogliato delle incrostazioni consumistiche e materialistiche, il Natale può diventare
così un’occasione per accogliere, come regalo personale, il messaggio di speranza
che promana dal mistero della nascita di Cristo”. Una
nascita, ha affermato il Pontefice, che non è quella di “un grande personaggio”. A
Natale, ha insistito, non si commemora in astratto il mistero della nascita dell’uomo,
tanto meno si festeggia “l’inizio della nuova stagione”. Al contrario, è la ricchezza
biblica della liturgia della Novena di Natale, iniziata ieri, a indicare il senso
dell’Incarnazione di Gesù. Il Papa ha citato passi di San Leone Magno, di San Paolo,
e il Prologo del Vangelo di Giovanni che del Natale - ha detto - spiega l’essenza:
“A
Natale ricordiamo qualcosa di assai concreto ed importante per gli uomini, qualcosa
di essenziale per la fede cristiana, una verità che san Giovanni riassume in queste
poche parole: ‘il Verbo si è fatto carne’”. Gesù
Bambino diventa storia, come dimostra San Luca, e rende tangibile il divino nelle
carni di un neonato. E’ una “Persona”, ha messo in luce Benedetto XVI, “che si interessa
di ogni singola persona”:
“Un Dio buono, che non
va confuso con un qualche essere eccelso e lontano, a cui non ci è dato di arrivare
mai, ma un Dio che si è fatto nostro prossimo e ci è molto vicino, che ha tempo per
ciascuno di noi e che è venuto per rimanere con noi”. Davanti
a tutto questo - che a qualcuno, e in fondo a tutti, potrebbe sembrare “troppo bello
per essere vero”, al punto da chiedersi se sia degno per Dio “farsi bambino” - il
Papa ha invitato a “piegare” la limitatezza dell’intelligenza umana davanti alla grandezza
del mistero. Nella Grotta di Betlemme, ha spiegato:
“Dio
si mostra a noi umile ‘infante’ per vincere la nostra superbia. Forse ci saremmo arresi
più facilmente di fronte alla potenza, di fronte alla saggezza; ma Lui non vuole la
nostra resa; fa piuttosto appello al nostro cuore e alla nostra libera decisione di
accettare il suo amore. Si è fatto piccolo per liberarci da quell’umana pretesa di
grandezza che scaturisce dalla superbia; si è liberamente incarnato per rendere noi
veramente liberi, liberi di amarlo”. (musica
zampogne)
Al momento dei saluti finali, uno di sapore
particolarmente natalizio Benedetto XVI lo ha rivolto al gruppo “Zampognari del Matese”,
provenienti dalla città molisana di Boiano, che si sono esibiti in Aula Paolo VI con
alcune delle tradizionali melodie della loro arte. Un accompagnamento sonoro che ha
fatto da sfondo all’ultima raccomandazione del Pontefice, quella riguardante l’allestimento
del presepe nelle famiglie:
“Auspico che un elemento
così importante, non solo della nostra fede, ma anche della cultura e dell’arte cristiana,
continui a far parte di questa grande Solennità: in fondo è un semplice ed eloquente
modo per ricordare Gesù che, facendosi uomo, è venuto ‘ad abitare in mezzo a noi’.
Buon Natale a tutti!" (applausi)