Per il parroco di Betlemme "finalmente un Natale di speranza"
Con l’accensione del grande albero di Natale, nella piazza principale della città,
si aprono ufficialmente oggi a Betlemme le celebrazioni del Natale 2008. Alla cerimonia
sono presenti anche le massime autorità palestinesi guidate dal presidente Abu Mazen.
“Vogliamo in questo modo sottolineare la particolarità di questo Natale” dice in una
intervista al Sir il parroco di Betlemme, padre Samuel Habib, che con il Comune ed
il "Peace center" della città è tra i promotori dell’iniziativa. “Lo spirito che sto
notando in questo tempo che precede il Natale è quello dei giorni migliori, di gioia,
di speranza in tutti gli abitanti di Betlemme. E’ una gioia contagiosa che si sparge
in tutta la città e si mescola ai sorrisi dei pellegrini che la stanno affollando.
Un’atmosfera diversa da quella degli anni scorsi grazie anche alla diminuzione della
violenza e a rinnovate speranze di pace”. Nel 2008 Betlemme ha visto arrivare circa
1,5 milioni di pellegrini e per i giorni di Natale si registrano già tantissime prenotazioni
tra alberghi e ristoranti. “La loro presenza – afferma il parroco - ha riportato un
netto miglioramento dell’economia generando gioia e speranza per il futuro. E si profila
un 2009 anche migliore”. Agli occhi dei pellegrini, Betlemme già da qualche giorno
appare illuminata e decorata e con un programma di manifestazioni tra le quali spicca,
il 23 dicembre, “la marcia della pace dei bambini di Gerusalemme e Betlemme che giungerà
alla basilica della Natività dove si pregherà per la pace”. Confermata anche, alla
Messa di Mezzanotte, la presenza del presidente dell’Autorità palestinese, Abu Mazen,
dei leader musulmani e delle altre confessioni cristiane. “In questo tempo di Natale,
così come per Pasqua, - conclude padre Habib – agli abitanti di Betlemme e delle zone
vicine verrà concesso dagli israeliani un permesso per entrare ed uscire dalla città
e andare a fare visita ai parenti, superando così il muro di separazione, con il check
point israeliano, che di fatto rende Betlemme una città chiusa come una prigione”.
(R.P.)