Myanmar: l'opera della Caritas per gli aiuti umanitari e la ricostruzione
“La vita ricomincia, anche grazie ai volontari cristiani. La Caritas fa del suo meglio,
porta conforto e aiuta tutti, prepara i progetti di ricostruzione”: è quanto dichiara
all’agenzia Fides Joseph Hang Khan Pau, un laico cattolico che è direttore nazionale
di “Karuna” (Caritas Myanmar), raccontando la situazione a circa sei mesi dal passaggio
del ciclone Nargis, abbattutosi sul Myanmar nel maggio scorso, provocando circa 115-200.000
morti e oltre 2 milioni di sfollati. Il direttore, presente in Vaticano per un seminario
della Caritas Internationalis, ha ricordato che le diocesi più colpite sono state
quelle di Yangon e Pathein, dove si è concentrata l’opera delle Ong (entrate nel paese
dopo un primo divieto del governo), fra le quali è attiva la Caritas Myanmar: grazie
agli aiuti dei partner internazionali e alla presenza capillare nel territorio, si
portano aiuti a tutta la popolazione, senza distinzioni di fede, etnia, condizione
sociali. Hang Khan Pau riferisce a Fides che “i beni di prima necessità, come cibo,
acqua, coperte, hanno raggiunto quasi tutti i sopravvissuti a Nargis. In alcune aree
più isolate vi sono ancora delle difficoltà: la gente soffre molto per le conseguenze
del ciclone, che ha distrutto la vita, le case, i mezzi di sostentamento. Spesso sono
i nostri volontari a spingersi nei villaggi più isolati, non raggiunti dai flussi
di aiuti dello stato o delle Ong. La Caritas in molte aree sta provvedendo alla ricostruzione
delle case e a risanare i pozzi per l’acqua”. “Va detto che vi sono due modalità di
portare aiuti umanitari nel post-Nargis”, sottolinea il direttore. “Da un lato c’è
l’aiuto condotto ufficialmente, con i permessi del governo che riconosce il lavoro
umanitario. Un secondo modo – che è quello maggiormente utilizzato dalla Chiesa –
è la solidarietà porta a porta, la prossimità espressa da tutte le comunità, senza
etichette ufficiali. Come Caritas vogliamo andare incontro a Gesù Cristo presente
nel povero e nel sofferente. Siamo divenuti un collettore per gli aiuti, grazie alla
mobilitazione della Caritas Internationalis e dei nostri partner all’estero”. (R.P.)