Messaggio del Papa per la Giornata Mondiale della Pace: la riflessione di Sergio Marelli
Ha suscitato numerosi commenti il Messaggio del Papa per la Giornata mondiale della
pace pubblicato giovedì scorso. Intitolato “Combattere la povertà, costruire la pace”,
il documento è un invito a vincere egoismi e vecchi pregiudizi per costruire un mondo
fraterno e riconciliato. Scalpore in particolare ha destato la critica di Benedetto
XVI a quanti mettono in relazione povertà e sviluppo demografico. Il Papa cita un
dato oggettivo: il fatto che negli ultimi anni alcuni Paesi si sono affermati sulla
scena internazionale come nuove potenze economiche proprio grazie all’elevato numero
dei loro abitanti. Il commento, in proposito, di Sergio Marelli, presidente
delle Ong italiane, intervistato da Luca Collodi:
R. – Questa
è la grande risorsa per il Paesi poveri, che sono appunto quelli che registrano indici
di natalità superiori alla media mondiale, perché è proprio chiaro che sulle risorse
umane è il grande investimento per il futuro. E' quanto di più falso ci possa essere
stabilire un legame fra la povertà e l’incremento demografico. E' vero che quelle
società che stanno ancora investendo sulle generazioni future, a partire dalla tutela
di quel valore non negoziabile - quello della vita per tutti – sono quelle che, in
questo momento, stanno anche resistendo maggiormente anche a queste crisi che stanno
travagliando il mondo in questi ultimi anni.
D. –
In altri termini, si potrebbe dire che la popolazione si conferma come una ricchezza,
e non come un fattore di povertà. Questo messaggio contrasta quello che anche alle
Nazioni Unite spesso viene attuato nella lotta alla povertà, cioè limitare le nascite…
R.
– Questa dialettica tra la posizione della Chiesa - poi rappresentata dagli osservatori
della Santa Sede - e quella delle Nazioni Unite non è di oggi. E' una contrapposizione
proprio di due concezioni, di due culture dello sviluppo; la prima – quella della
Chiesa – che riafferma nei fatti e non solo nelle parole la centralità della vita
in ogni azione di sviluppo, e quella invece delle Nazioni Unite che pensa ancora,
erroneamente, che limitando le nascite si possa sconfiggere la povertà.
D.
– Altro aspetto, in questo messaggio, è il diritto alle medicine, che soprattutto
i popoli più poveri devono avere…
R. – E' un diritto
fondamentale come quello dell’accesso ai farmaci, in particolare quelli per l’aids
e le altri grandi epidemie. Permane ancora la logica del profitto. Permangono quei
monopoli che consentono a pochissime società farmaceutiche di produrre e, soprattutto,
di vendere quei farmaci essenziali che oggi invece sono anche in grado di produrre
gli stessi Paesi in via di sviluppo, dove i flagelli dell’ aids, della malaria e della
tubercolosi sono presenti in maniera impressionante. Se ci fosse davvero una liberalizzazione
anche della produzione di questi farmaci e una liberalizzazione dei prezzi, probabilmente
si sarebbero fatti dei passi avanti molto più significativi.
D.
– Altro nodo affrontato è il rapporto tra disarmo e sviluppo; da questo punto di vista
non ci siamo ancora. In sostanza gli Stati proseguono tranquillamente nella loro spesa
militare…
R. – La logica della guerra e della produzione
delle armi è una logica, ancora una volta, molto funzionale per chi vuole speculare,
per chi vuole fare degli enormi profitti; in questo caso, si può dire davvero che
si sta speculando sulla vita delle persone. Oggi stiamo parlando di una spesa, per
gli armamenti a livello mondiale, che supera abbondantemente il miliardo di dollari.
Per gli aiuti allo sviluppo e alla cooperazione internazionale vengono a malapena
investiti invece 100 miliardi.
D. – Altro tema riguarda
la fame nel mondo: Papa Benedetto dice che nel mondo non c’è insufficienza di cibo.
Il cibo c’è ma mancano istituzioni politiche ed economiche in grado di fronteggiare
le emergenze e la distribuzione reale del cibo…
R.
– Oggi non c’è minimamente un problema di quantità di alimenti. Il vero problema è
invece quello della distribuzione, cioè quello di un accesso - che è un diritto che
dev’essere garantito a tutti - a questi alimenti, prodotti in quantità sufficiente.
Quindi è inutile cercare nuove produzioni, incrementare la produttività; è inutile
soprattutto ricorre a delle tecnologie come gli organismi geneticamente modificati
per incrementare la produzione. In questo campo, quello alimentare, è fondamentale
una maggior volontà politica per far sì che il diritto fondamentale al cibo sia garantito
a tutti.