Santa Lucia. Appello di Cbm: fare di più per illuminare la vita di chi è nel buio
della cecità
L’odierna solennità di Santa Lucia, protettrice della vista, viene festeggiata con
particolare intensità da Cbm, le Missioni Cristiane per i Ciechi nel mondo.
Una ricorrenza che assume, quest’anno, un significato particolare: l’associazione
ha, infatti, festeggiato nel 2008 il suo centenario di fondazione. Al microfono di
Alessandro Gisotti, il prof. Mario Angi, presidente di Cbm Italia
fa un bilancio delle attività della sua associazione:
R. – Noi
Cbm Italia quest’anno, abbiamo sviluppato oltre 100 progetti nei Paesi poveri del
Sud del mondo con la prevalenza dell’interesse nella lotta alla cecità evitabile.
La cecità evitabile vuol dire una cecità che, con un investimento in medici, ospedali
e prevenzione, può essere curata e risolta. Questa cecità riguarda il 90 per cento
delle forme di cecità esistenti perché, nei Paesi poveri, diventa cieco chi non può
accedere ad un servizio medico, o ad un’operazione di cataratta, ovvero ad un’operazione
di tracoma.
D. – Uno dei momenti più significativi
di questo centenario è stato il suo incontro con Benedetto XVI...
R.
– Nel corso dell’udienza generale dell’8 ottobre, c’è stato uno scambio di saluti
ed un incoraggiamento da parte del Papa. E’ stato un incontro che ricorderò per tutta
la vita perché ci siamo guardati ed io mi sono presentato, dicendo: “Santità, la ringrazio,
io sono il presidente di Cbm Italia, poi ho aggiunto: "Christoffel-Blindenmission",perché sapevo che, essendo stato lui arcivescovo di Monaco, conosceva bene
l’origine, la radice tedesca di questa nostra associazione. Il Papa mi ha stretto
la mano con calore e mi ha detto: “Grazie, grazie, per quello che state facendo”.
Un momento di grande emozione per me, di coronamento degli sforzi che stiamo facendo,
anche nella comunione, con molti missionari e con la Chiesa Italiana.
D.
– Natale è vicino: c’è un appello che vuole fare ai nostri ascoltatori?
R.
– Di collegarsi al sito www.cbmitalia.org e scegliere un dono di solidarietà da mettere
davanti al presepio, sotto l’albero e così si può finanziare un’operazione o un intervento
per il tracoma, per la cataratta, in questi Paesi poveri.
D.
– Quindi si può illuminare la vita di chi è nel buio della cecità...
R.
– Secondo me bisogna prendersi, sulle proprie spalle, un po’ il carico dell’umanità.
Noi ci occupiamo di tante cose per i nostri privati interessi, ma dobbiamo anche guardare
al di fuori del nostro benessere e farci carico di problemi dell’umanità. Uno di questi
problemi è la cecità e i problemi della vista e quindi chi ci aiuta sarà veramente
benedetto perché riusciamo con un’azione internazionale coordinata dall'OMS ad incidere
sulla salute delle popolazioni più povere.