Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
In questa terza Domenica di Avvento la Liturgia ci presenta il passo del Vangelo in
cui sacerdoti e levìti, giunti da Gerusalemme a Betania, al di là del Giordano, chiedono
a Giovanni Battista chi sia: se il profeta o Elia o il Cristo. Il Battista risponde:
«Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del
Signore».
Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo,
don Massimo Serretti, docente di Cristologia all'Università Lateranense: (musica)
I
farisei, da Gerusalemme, inviano una delegazione di colleghi del padre di Giovanni
fin oltre il Giordano, allo scopo di chiedere al Battista “chi sei”; essi volevano
sapere, ma senza implicarsi di persona. Inusuale è la domanda sul “chi”, sull’identità,
una domanda alla quale nessun uomo può rispondere da se stesso, e Giovanni per rispondere
cita quel che un altro - Isaia - aveva detto parecchi secoli prima, su ispirazione
dello Spirito del Signore a suo riguardo. Giovanni risponde alla domanda su di se
citando quel che il Signore ha detto ad un altro: il Signore, solo il Signore sa "chi"
è Giovanni, e solo dopo che il Signore lo ha attestato, ha reso testimonianza a lui,
Giovanni impiegherà tutta la sua vita per un solo fine, rendere testimonianza al Signore.
La sua è un’esistenza testimoniale, egli è mandato per la testimonianza, perché rendesse
testimonianza. L’esistenza testimoniale è l’unica forma vera di esistenza. Il Signore
ci ha chiamati, e con ciò ha detto "chi" siamo; poi ci ha inviati, e chi non si invia
da se stesso, ma è inviato da Dio, non cerca le cose proprie, ma quelle di Dio. Un
uomo che non rende testimonianza è un uomo che vive fuori della sua identità, in un
allontanamento progressivo da essa.