Convegno internazionale sui diritti delle donne all'Angelicum
Per celebrare i 60 anni dalla Dichiarazione dei diritti dell’uomo, elaborata dall’Onu
nel 1948, presso la Pontificia università “Angelicum” di Roma si è svolto il convegno
internazionale “Women and human rights” sui diritti delle donne, in tema di nuove
sfide per i diritti umani. Premessa al dibattito, l’impossibilità di separare il concetto
cristiano di persona dal rispetto sacrale della vita. Di particolare rilevanza sono
stati gli interventi di Janne Matlary, ordinario di Scienze politiche all’università
di Oslo e componente della Pontificia commissione Giustizia e Pace, e di Cherie Blair,
moglie dell’ex premier britannico, ma soprattutto fondatrice delle Matrix Chambers
di Londra, istituzione specializzata nella difesa legale dei diritti umani. La prima
ha sottolineato come troppo spesso le democrazie occidentali abbiano sacrificato alcuni
diritti inviolabili alle logiche politiche e ha evidenziato come siano proprio madri
e figli a vivere sovente situazioni di abbandono ed emarginazione. La seconda, invece,
ha posto l’accento sul tema dell’aborto, rimarcando come la cultura cristiana sia
necessaria a rafforzare i principi alla base della dichiarazione del ’48 perché non
fonda la dignità dell’uomo solo su un presupposto giuridico e filosofico, ma sul concetto
della sua creazione a immagine e somiglianza di Dio. È seguita, poi, una tavola rotonda
cui hanno partecipato le rappresentanti di alcune congregazioni di suore domenicane
che operano in varie parti del mondo nel sociale e nella difesa dei diritti umani,
costanti nell’impegno di rimuovere alla radice le cause dell’ingiustizia sociale:
in America latina con il progetto colombiano “Compartir” per il sostegno economico
e psicologico degli orfani e delle vedove della guerra civile e con le iniziative
sull’istruzione in Bolivia; nell’America del nord con i progetti sull’integrazione
degli emigranti e delle fasce più povere della popolazione; in Africa con la promozione
della salute e della lotta all’Aids (soprattutto Nigeria, Tanzania e Benin); in Iraq
con le iniziative connesse alla scolarizzazione sia dei cristiani che dei musulmani;
in Vietnam a contatto con le donne vittime di violenza e commercio sessuale; nel Pacifico
con il sostegno agli emigranti e all’integrazione degli aborigeni australiani. (R.B.)