Il continente americano celebra la festa della Madonna di Guadalupe
Ciò che accade oggi nel Continente americano, dall’Alaska alla Patagonia, e in migliaia
di luoghi delle 34 nazioni, è forse uno dei fenomeni religiosi più rilevanti al mondo.
Oggi, Solennità della Regina e Patrona dell’America, Nostra Signora di Guadalupe,
sono milioni i fedeli, oltre 20, che si recano in centinaia e centinaia di santuari
mariani, piccoli e grandi, famosi e meno conosciuti, per un atto di venerazione alla
Madre di Dio. Sono molteplici in particolare le celebrazioni in Messico, dove si trova
il principale santuario della Madonna di Guadalupe, tanto amata da questo popolo al
punto di aver dato origine al detto secondo cui “il 90% dei messicani sono cattolici,
ma il 100% è guadalupano”. In questo Paese, patria nativa dell’indio San Juan Diego
al quale apparve la Madonna tra il 9 e il 12 dicembre 1531, le feste religiose si
svolgono per una settimana. Il loro momento più importante, come nel resto del Continente,
è rappresentato dalle celebrazioni eucaristiche d’oggi, dall’alba al tramonto.
In
occasione di questa festa, particolarmente sentita tra gli operatori delle comunicazioni,
il presidente del Pontificio consiglio per le Comunicazioni Sociali, l'arcivescovo
Claudio Maria Celli, ha fatto pervenire un messaggio alle Chiese latinoamericane sottolineando
che “la Chiesa non soccombe davanti al fascino della tecnologia per quanto attraente
possa apparire ma, al tempo stesso, non ha paura di fronte ad un tale frutto della
creatività umana, tanto meritorio di apprezzamento”. Mons. Celli ricorda in particolare
gli operatori, uomini e donne, "che servono la Chiesa con il carisma della comunicazione",
come nel caso della RIIAL (Rete informatica della Chiesa in America Latina), nella
cornice "della Missione continentale che orienterà radicalmente l’attività pastorale
presente e futura delle nostre comunità". La Chiesa con il recente Sinodo sulla Parola
di Dio - sottolinea inoltre mons. Celli - ha vissuto un momento molto importante,
poiché ci è stato ricordato che "Dio si è rivelato pienamente a noi come Amore in
Cristo". "Ogni missione evangelizzatrice – aggiunge - è comunicazione come d’altronde
lo è la Chiesa stessa". "Tutti, in quanto discepoli e missionari, devono essere esperti
comunicatori della Parola che abbiamo ricevuto nei nostri cuori". Il presule ricorda
poi i numerosi e vertiginosi cambiamenti delle tecnologie della comunicazione, che
abbassano i costi e avvicinano alla gente comune strumenti di comunicazione di facile
uso. "È urgente – ha osservato - includere in questo dialogo coloro che sono esclusi";
si deve agire "come ponti fra generazioni" avvicinando coloro che sono nati e cresciuti
“nel mondo della parola e del testo” a coloro chiamati “nativi digitali”, che essendo
persone dell’era del computer e delle tecnologie informatiche capiscono con più difficoltà
il pregresso modo di comunicazione.
Mons. Celli ribadisce quindi quanto sia
opportuno e tempestivo il messaggio di Benedetto XVI per la Giornata delle comunicazioni
sociali 2009 intitolato: "Nuove tecnologie, nuove rapporti. Promuovere una cultura
di rispetto, di dialogo e di amicizia". "Come seguaci di Cristo - conclude il messaggio
dell’arcivescovo Claudio Maria Celli - noi centriamo l’attenzione sulle persone, sulle
famiglie, sulle comunità e su tutto ciò che può favorirli nel cammino verso la pace,
la giustizia, l’amore e l’incontro con Dio. E così, sull’esempio di San Paolo, grande
comunicatore che usò i mezzi del suo tempo, assumiamo in modo adeguato la tecnologia.
Ma in ogni singolo caso senza servilismo, con libertà e coraggio, comportandoci come
(…) servitori dei nostri fratelli in questa nuova cultura. (…)" Siamo chiamati, a
"deporre il Signore Gesù Cristo nel cuore della società e dell’informazione". (A
cura di Luis Badilla)