2008-12-11 13:14:19

Presentato il Messaggio di Benedetto XVI per la Giornata mondiale della pace 2009. Annunciata la prossima pubblicazione dell'enciclica sociale del Papa


“Combattere la povertà, costruire la pace” è il titolo del Messaggio del Papa per la Giornata mondiale della pace del primo gennaio 2009, presentato questa mattina nella Sala Stampa vaticana, alla presenza dei vertici del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, il cardinale Renato Raffaele Martino e l'arcivescovo Giampaolo Crepaldi. La sintesi del documento, nel servizio di Sergio Centofanti:RealAudioMP3

Il dramma della miseria che calpesta i diritti di centinaia di milioni di persone, favorendo o aggravando i conflitti, “s’impone alla coscienza dell’umanità”. E il Papa invita a combattere la povertà nel mondo per costruire la pace. Ma bisogna percorrere una strada: cambiare “gli stili di vita, i modelli di produzione e di consumo, le strutture consolidate di potere che oggi reggono la società”. Non si tratta di un’operazione puramente esteriore: è necessario infatti “abbandonare la mentalità che considera i poveri (…) come un fardello e come fastidiosi importuni che pretendono di consumare quanto altri hanno prodotto”: occorre “guardare ai poveri nella consapevole prospettiva di essere tutti partecipi di un unico progetto divino, quello della vocazione a costituire un’unica famiglia”. Denel resto,“l’avidità e la ristrettezza di orizzonti” creano quei “sistemi ingiusti” che “prima o poi prestano il conto a tutti. Solo la stoltezza - afferma il Papa - può (…) indurre a costruire una casa dorata, ma con attorno il deserto o il degrado”.

 
Benedetto XVI denuncia “un aumento del divario tra ricchi e poveri”, l’attuale crisi alimentare “caratterizzata non tanto da insufficienza di cibo, quanto da difficoltà di accesso ad esso e da fenomeni speculativi”, “lo scandalo della sproporzione esistente tra i problemi della povertà e le misure” predisposte “per affrontarli” e di fronte a questo “l’accrescimento della spesa militare” che “rischia di accelerare una corsa agli armamenti” provocando “sacche di sottosviluppo e di disperazione”. Inoltre, il divario tecnologico, l’esclusione dai flussi commerciali mondiali e le dinamiche dei prezzi, aumentano ancora di più le distanze tra nord e sud: i Paesi poveri, in particolare quelli africani, soffrono di “una doppia marginalizzazione”: hanno i redditi più bassi e i prezzi dei loro prodotti agricoli e delle loro materie prime crescono meno velocemente dei prodotti industriali dei Paesi ricchi. Il Papa rileva poi “i contraccolpi negativi di un sistema di scambi finanziari (…) basati su una logica di brevissimo termine” che non considera il bene comune ed è pericoloso “per tutti, anche per chi riesce a beneficiarne durante le fasi di euforia finanziaria”.

 
C’è poi la preoccupazione per le malattie pandemiche come la malaria, la tubercolosi e l’Aids: la comunità internazionale fa ancora troppo poco per combatterle e talora i Paesi colpiti sono obbligati dai “ricatti di chi condiziona gli aiuti economici all’attuazione di politiche contrarie alla vita”. Per quanto riguarda l’Aids, il Papa invita a “farsi carico di campagne che educhino specialmente i giovani a una sessualità rispondente alla dignità della persona; iniziative poste in atto in tal senso - spiega - hanno già dato frutti significativi” facendone diminuire la diffusione. Necessario poi l’accesso alle medicine da parte dei più poveri con “un’applicazione flessibile delle regole internazionali della proprietà intellettuale”.

 
Il Messaggio, riferendosi a quanti mettono in relazione povertà e sviluppo demografico, lancia una forte critica alle “campagne di riduzione delle nascite, condotte a livello internazionale, anche con metodi non rispettosi né della dignità della donna né del diritto dei coniugi a scegliere responsabilmente il numero dei figli e spesso, cosa anche più grave, non rispettosi neppure del diritto alla vita. Lo sterminio di milioni di bambini non nati, in nome della lotta alla povertà - scrive il Pontefice - costituisce in realtà l’eliminazione dei più poveri tra gli esseri umani”. Benedetto XVI offre quindi un dato oggettivo: il fatto che negli ultimi anni sono usciti dalla povertà Paesi caratterizzati “da un notevole incremento demografico” affacciandosi “sulla scena internazionale come nuove potenze economiche” realizzando “un rapido sviluppo proprio grazie all’elevato numero dei loro abitanti”. “In altri termini - nota il Papa - la popolazione sta confermandosi come una ricchezza e non come un fattore di povertà”.

 
Il documento sottolinea poi un dato agghiacciante: quasi la metà dei poveri di tutto il mondo è costituita da bambini. E invita a difendere l’istituto familiare perché “quando la famiglia si indebolisce i danni ricadono inevitabilmente sui bambini”. Così come dove “non è tutelata la dignità della donna e della mamma, a risentirne sono ancora principalmente i figli”.

 
Cosa fare? La globalizzazione - afferma il Papa - deve essere guidata dalla solidarietà, perché “da sola è incapace di costruire la pace e in molti casi, anzi, crea divisioni e conflitti”. Occorre “lottare contro la criminalità” e “investire nella formazione delle persone” sviluppando “in modo integrato una specifica cultura dell’iniziativa”. Infatti “le politiche marcatamente assistenzialiste” - si precisa - sono “all’origine di molti fallimenti nell’aiuto ai Paesi poveri”. Bisogna dare anche più spazio alla società civile. Ma, in ultima istanza - conclude Benedetto XVI - “la lotta alla povertà ha (…) bisogno di uomini e donne che vivano in profondità la fraternità” scorgendo nei poveri il volto di Cristo.

 
Molte le domande e molti i temi sollevati dai giornalisti in Sala Stampa Vaticana, al termine della presentazione del Messaggio del Papa. La sintesi nel servizio di Amedeo Lomonaco:RealAudioMP3

Presentando il messaggio del Papa, il cardinale Martino ha sottolineato che la disparità tra ricchi e poveri è un problema che si impone alla coscienza dell’umanità, poiché “le condizioni in cui versa un gran numero di persone sono tali da compromettere l’autentico e armonico progresso della comunità mondiale”. A questa disparità - ha fatto notare il cardinale - si aggiungono povertà immateriali:

 
“Nelle società cosiddette ricche e progredite esistono ampi fenomeni di povertà relazionale, morale e spirituale. Molte persone sono alienate e vivono forme di disagio nonostante il generale benessere economico”.

 
Sul piano morale la relazione tra povertà e malattie pandemiche non può prescindere da due priorità: la necessità di mettere medicine e cure necessarie a disposizione dei popoli poveri e l’urgenza di approntare campagne di educazione a una sessualità pienamente rispondente alla dignità della persona. Un’altra relazione, quella tra disarmo e sviluppo - ha osservato il porporato - è ricca di implicazioni morali:

 
“Il Santo Padre invita gli Stati a fare sincera autocritica. Richiesta molto fondata, perché la spesa militare mondiale del 2007 è stata pari a 1339 miliardi di dollari”.

 
Un altro nodo segnalato dal Santo Padre è quello che riguarda l’attuale crisi alimentare:

 
“Tale crisi è caratterizzata non da insufficienza di cibo, ma dalla mancanza di un assetto di istituzioni politiche ed economiche in grado di fronteggiare le necessità e le emergenze”.

 
Per rispondere a queste emergenze occorre riscoprire la legge naturale, quel “codice etico comune” che consente di dare senso al comune impegno per costruire la pace. Applicare correttamente questo codice - ha osservato il cardinale Martino - significa anche saper interpretare l’attuale feonomeno della globalizzazione:

 
“La marginalizzazione dei poveri del pianeta e le tristi condizioni della loro esistenza possono trovare nella globalizzazione validi strumenti di riscatto solo se ogni uomo sentirà quelle ingiustizie e quelle violazioni dei diritti umani come se fossero subite da lui stesso”.

 
La presentazione del messaggio del Papa è stata anche l’occasione per affrontare vari temi legati all’attualità. Rispondendo ad un giornalista sulla possibile pubblicazione, in tempi brevi, di una nuova enciclica papale, il cardinale Martino ha affermato:

 
“Aspettiamo tutti l’enciclica e speriamo che possa essere pubblicata ai primi dell’imminente nuovo anno. Immagino che questi argomenti presenti nel messaggio per la pace, saranno sviluppati ancora con più estensione nella nuova enciclica”.

 
Un giornalista ha poi chiesto se la battaglia della Chiesa contro il flagello dell’Aids potrebbe essere più credibile riconoscendo l’efficacia sanitaria del preservativo. Mons. Giampaolo Crepaldi ha così risposto:

 
“In Africa mancano molte cose. Delle volte manca tutto ma non mancano i preservativi. L’esercizio della sessualità non va staccato dalla persona. La sessualità non è un atto meccanico, ma deve essere veramente un’esperienza della persona. Quindi, la grande sfida è quella di sviluppare la persona in tutti i suoi elementi, in tutte le sue componenti”.

 
E’ stato infine richiesto un ulteriore chiarimento sul progetto di risoluzione per la depenalizzazione dell’omosessualità. Padre Fedrico Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana, ha ricordato la posizione della Chiesa:

 
“La Chiesa, certamente, è per una depenalizzazione, decriminalizzazione dell’omosessualità: non è per un riconoscere delle leggi penali che considerino, come un crimine, l’omosessualità. Allo stesso tempo, non ritiene che tutti gli orientamenti sessuali vadano esposti esattamente sullo stesso piano, in tutte le situazioni, rispetto a tutte le norme”.







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