Dichiarazione dei vescovi boliviani dopo le recenti critiche contro la Chiesa cattolica
“La Chiesa non parla mai contro o a favore di un sistema politico. La Chiesa parla
per dare orientamenti ai credenti a partire dal Vangelo, adempiendo così al compito
affidato dal Signore: illuminare e guidare il Popolo di Dio”. E’ quanto si legge nel
comunicato dell’episcopato boliviano, a firma del segretario generale, il vescovo
de El Alto mons. Jesús Juárez Párraga, dopo numerose e ingiustificate critiche rivolte
in questi giorni da alcune personalità di governo della Bolivia al Santo Padre, all’arcivescovo
di Santa Cruz e presidente della Conferenza episcopale, cardinale Julio Terrazas,
ed ad altri presuli del Paese. “I vescovi - prosegue il comunicato - rifiutano le
affermazioni irriverenti contro il Santo Padre, poiché confinano con l’insulto e,
soprattutto, ignorano l’accettazione e l’affetto dell’opinione pubblica mondiale”
nei confronti del Pontefice “sia per la sua umanità sia per i suoi insegnamenti che
fanno di lui una delle persone più illuminate del nostro secolo”. I vescovi boliviani
ricordano e sottolineano la “paterna preoccupazione di Benedetto XVI” di fronte agli
avvenimenti del Paese sudamericano, le sue parole di sostegno e incoraggiamento nella
ricerca della pace, del dialogo e dell’unità, rinnovate recentemente con particolare
sollecitudine durante la visita ad Limina dei presuli boliviani. “In spirito di comunione”
i vescovi rinnovano ancora una volta la loro “solidarietà al cardinale Julio Terrazas”,
persona amata e conosciuta nel Paese per i suoi tratti umani e pastorali “senza macchia,
sempre al servizio del popolo di Dio, da molti anni, in particolare attenta ai più
poveri e ai meno fortunati”. I suoi messaggi - si legge nel comunicato – “rappresentano
tutti noi suoi confratelli nell’episcopato, tutti i pastori e tutte le componenti
del Popolo di Dio”. “Quando un pastore parla sui temi riguardanti la realtà nazionale
- hanno quindi osservato i presuli - certamente non lo fa con un scopo politico. Il
ministero sacerdotale si fonda sulla missione liberatrice di Gesù, il Figlio di Dio,
che manda i suoi profeti: “Sali su un alto monte, tu che rechi liete notizie … Alza
la voce, non temere” (cf. Is 40, 9). Nel ribadire che la Chiesa non prende parte
a favore e contro i governi i vescovi, citando la Costituzione conciliare “Gaudium
et Spes” /76), scrivono: “Ma sempre e dovunque, e con vera libertà, è suo diritto
predicare la fede e insegnare la dottrina sociale, esercitare senza ostacoli la missione
tra gli uomini e dare il giudizio morale, anche su cose che riguardano l'ordine politico,
quando ciò sia richiesto dai diritti fondamentali della persona e dalla salvezza delle
anime. E farà questo utilizzando tutti e soli quei mezzi che sono conformi al Vangelo
e in armonia col bene di tutti, secondo la diversità dei tempi e delle situazioni”.
Per i vescovi ci sono “problemi reali e urgenti” come la povertà, la crisi economica,
la disoccupazione, le migrazioni, la giustizia, la sicurezza cittadina, la violenza,
il narcotraffico, l’infanzia abbandonata …” che dovrebbero preoccupare tutti, in particolare
coloro che hanno le più alte responsabilità pubbliche. Si tratta di sfide che meritano”
uno sforzo congiunto da parte di tutte le forze vive della nostra società”. In questo
tempo di grazia in cui l’Avvento “ci prepara al Natale, i presuli lanciano infine
un appello sereno e fiducioso a tutti i cattolici per mantenere l’unità”. “Ci rivolgiamo
– scrivono - al senso comune e alla capacità riflessiva dei cittadini per ribadire
che i nostri problemi si possono risolvere con il dialogo, il rispetto reciproco e
la riconciliazione”. (A cura di Luis Badilla)