Commemorazione in Vaticano per i 60 anni della Dichiarazione universale dei diritti
dell'uomo
Sessant’anni fa, il 10 dicembre 1948, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite adottava
la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. E oggi pomeriggio, nell’Aula Paolo
VI in Vaticano, si svolgerà una solenne commemorazione dell’evento che inizierà con
un momento di riflessione cui parteciperanno il cardinale segretario di Stato, Tarcisio
Bertone, il cardinale Renato Martino, presidente di Giustizia e Pace, e il direttore
generale dell’Organizzazione mondiale del lavoro, Juan Somavía. Seguirà l’assegnazione
dei Premi in memoria del cardinale Van Thuan e un concerto, alla presenza del Papa,
diretto dalla spagnola Inma Shara. Il servizio di Sergio Centofanti:
Giovanni
Paolo II ha definito la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo “una vera pietra
miliare sulla via del progresso morale dell’umanità”. Per Benedetto XVI è stata “un
passo decisivo nel difficile e impegnativo cammino verso la pace e la concordia”.
La Chiesa ha sempre ritenuto i diritti umani come l’espressione della trascendente
dignità della persona, amata da Dio per se stessa, fine e mai mezzo. Tali diritti
- ha affermato Benedetto XVI - sono fondati sulla legge naturale iscritta nel cuore
dell’uomo e non sono affidati a semplici accordi o a mutevoli opinioni: diventerebbero
diritti deboli o diritti selettivi, sottoposti all’arbitrio dei più forti. Devono
invece valere per tutti e sempre. Ma per un bilancio dei 60 anni della Dichiarazione
ascoltiamo il commento del giurista Giuseppe Dalla Torre: R.
- Il bilancio è fatto di luci e, ahimè, anche di ombre. Di luci, innanzitutto, perché
certamente questi 60 anni hanno significato la crescita a livello planetario nella
coscienza di tutti della esistenza dei diritti inviolabili, dei quali ogni uomo è
portatore in ragione della sua dignità fondamentale, e della necessità che questi
diritti siano tutelati, siano garantiti e non siano lesi. Secondo aspetto di un bilancio
positivo è quello che nasce dal fatto che, certamente, la pratica dei diritti umani
si è allargata a livello mondiale. Ma come dicevo, vi sono anche delle ombre, perché
in 60 anni non dappertutto si è riusciti a far affermare in concreto, e non solo in
teoria, il rispetto di questi diritti umani. D. - Oggi si assiste
ad una evoluzione del concetto di diritti umani, una sorta di nuova ideologia dei
diritti che vorrebbe reinterpretarli sulla base di scelte soggettive o interessi utilitaristici… R.
- Questo è un altro pericolo che avanza all’orizzonte e che è soprattutto un pericolo
che viene dalla cultura occidentale, una cultura individualistica estrema e relativistica:
l’assurgere di ogni diritto al rango di diritti fondamentali o, addirittura, di ogni
interesse, o addirittura ancora, di ogni desiderio. Ogni desiderio diventa un diritto
fondamentale. Questo è un modo di svuotare la categoria dei diritti fondamentali,
di indebolirli, perché evidentemente non tutte le posizioni giuridicamente rilevanti
hanno però la stessa forza ed esigono lo stesso livello di tutela. E non tutti i desideri
sono, per così dire, giuridicamente da tutelare, da riconoscere. D.
- Per la Chiesa, il primo dei diritti umani è il diritto alla vita, dal concepimento.
Ma chi non ha voce sembra non poterlo reclamare, tanto che oggi c’è chi vuol fare
dell’aborto un diritto… R. - Questo è davvero un aspetto singolare
della nostra cultura che manifesta delle schizofrenie. Da un lato, ci preoccupiamo,
e giustamente, dei diritti degli animali, dall’altro lato ci preoccupiamo, e giustamente,
dei diritti delle generazioni a venire. E tuttavia non ci preoccupiamo dei diritti
di chi è già stato concepito, non è ancora nato, ma è già in vita, è già un individuo,
ha già una sua identità: ha necessità, proprio perché più debole fra tutti, di essere
più difeso rispetto a tutti quanti gli altri. D. - La violazione
del diritto alla libertà religiosa è in crescita oggi... R.
- La libertà religiosa è un terreno estremamente delicato, perché la libertà religiosa
è storicamente, ma direi anche logicamente, la madre di tutte le libertà, e quindi
di tutti i diritti fondamentali di libertà. D. - La Chiesa,
anche grazie ad una certa disinformazione, è stata accusata recentemente riguardo
il no alla proposta francese sulla depenalizzazione dell’omosessualità: eppure, in
pochissimi hanno saputo riferire che la Chiesa sostiene la depenalizzazione dell’omosessualità,
ma è contraria solo a quegli articoli che aprono alle unioni gay e alle adozioni da
parte di coppie omosessuali. Un suo commento… R. - In questo
caso, davvero, bisogna distinguere reato e peccato, profilo etico e profilo giuridico.
E’ evidente, d’altra parte, la preoccupazione della Santa Sede che ci si possa servire
del grimaldello dei diritti umani per una degenerazione ideologica degli ordinamenti
giuridici degli Stati e della stessa democrazia.