Il cardinale Poletto a Lourdes: rivolgersi a Maria per ritrovare la speranza
In un clima di profonda commozione si è chiuso ieri a Lourdes l’Anno giubilare per
i 150 anni dalle Apparizioni mariane a Bernadette Soubirous. A suggellare l’evento
si è celebrata ieri sulla spianata del Rosario una Santa Messa internazionale presieduta
dal cardinale Severino Poletto, arcivescovo di Torino, alla quale hanno partecipato
migliaia di fedeli uniti dalla grande gioia di vivere una giornata ‘particolare’,
come racconta il porporato al microfono di Roberta Gisotti.
R. – Il clima
della Messa di chiusura è stato un clima di festa e di eccezionalità per l’evento;
la gente ha avvertito - anch’io sono stato lì tre giorni – che l’Anno giubilare è
stato un evento straordinario; rispetto agli altri pellegrinaggi si notava una gioia
più grande, un entusiasmo più forte. E poi, quello che io ho avvertito, personalmente,
è stata la ‘fame’, la ‘fame’, la ‘fame’ di confessori, che pure ce n’erano di preti
in giro a confessare e anche nella Cappella delle confessioni, ma io che domenica
- la seconda domenica d’Avvento – avevo la Messa alla Grotta per gli italiani alle
10.00, sono andato un’ora prima per pregare, mi hanno visto e mi han detto: “noi cerchiamo
dei confessori!”. Ed ho risposto: “sono qui, pronto”, mi son seduto e si è subito
fatta la fila e per un’ora ho confessato. Ho detto alla Madonna: “dovevo pregare,
ma ho confessato”, quindi quale preghiera più bella di aver potuto ascoltare le confessioni
dei fedeli?
D. - Ricordiamo l’invito rivolto da Benedetto
XVI, nel settembre scorso durante il suo pellegrinaggio a Lourdes, ‘volgetevi a Maria’,
ha detto il Papa “a quanti soffrono, lottano e sono tentati di voltare le spalle alla
vita”. Eminenza come saper aprire il cuore alla Madonna nei momenti di tormento esistenziale?
R.
– Guardi, io sono convinto che nei momenti di tormento esistenziale, la grazia di
Dio tocca il cuore della gente. Quindi, quando una persona è tentata di sentire che
la vita non gli dà più niente, che quindi non ha più significato, ha due soluzioni:
o la disperazione, o la grazia di Dio che tocca il cuore e che dev’essere accolta.
Io mi auguro e spero e penso - perché constato - che molta gente in quel momento sente
che c’è solo la speranza di aggrapparsi al Signore e alla Madonna, che nella sua tenerezza
materna media tra Dio e noi.
D. – Eminenza, Lei crede
che sia più difficile, oggi, in tempi che denunciamo sovente di esasperato materialismo,
di relativismo morale, accogliere il messaggio che la Madonna ha lasciato un secolo
e mezzo fa attraverso Bernadette?
R. – Guardi, la
mia risposta è duplice. A livello epidermico, cioè di impressione immediata, direi
sì, è più difficile oggi rispetto ad allora perché siamo secolarizzati, materializzati,
presi dal consumismo, ecc…; però, io sono convinto che questa strada imboccata della
secolarizzazione, quando ci farà toccare il fondo e ci accorgeremo che non porta gioia,
serenità, non porta alla realizzazione di noi stessi, allora ci verrà la nostalgia
di Dio. Quindi io credo che ci sarà un grande ritorno alla fede. Anche questa crisi
economica mondiale di questo tempo fa pensare, fa riflettere, fa rientrare in se stesse
tante persone e da un male verrà un bene.