Al via domani in Kosovo la missione di sicurezza “Eulex” dell’Unione Europea
Sarà ufficialmente operativa da domani la missione “Eulex” in Kosovo. Nell’esprimere
la propria soddisfazione l'Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza
della Ue, Javier Solana, ha dichiarato che ''la missione sarà cruciale per il consolidamento
dello stato di diritto in Kosovo''. “Eulex”, la più grande missione mai avviata dall’Unione
Europea, è composta soprattutto da poliziotti, giudici e doganieri per un totale di
1.900 uomini e rimpiazzerà progressivamente la missione Unmik dell’Onu. Sugli scopi
dell’iniziativa europea, il commento di Paolo Quercia, analista del Centro
Studi Militari ed esperto di Balcani, intervistato da Stefano Leszczynski:
R. – Questa
missione era stata prevista in concomitanza con la dichiarazione di indipendenza del
Kosovo. E’ definita una missione di “rule of law”. Quindi, impiegando una serie di
poliziotti, giudici e guardie di frontiera andrà ad aiutare il Kosovo soprattutto
nel controllo del territorio e nella lotta alla criminalità organizzata. D.
– La situazione del Kosovo, ancora oggi, al suo interno, appare molto confusa. Perché
è così complicato riorganizzare uno Stato da zero? R. – Già
dagli inizi degli anni ’90, il Kosovo inizia ad avere delle grosse falle nella “governance”.
Quindi è una difficoltà storica, aggravata dal fatto che, dopo l’intervento della
Nato e l’ingresso nelle Nazioni Unite, la stabilità è stata costruita anche con patti
con vari gruppi e cartelli criminali che avevano il controllo del territorio. Quindi,
un principio di realismo politico ha portato ad una situazione non efficiente dal
punto di vista della lotta alla criminalità. D. – Da parte dell’Unione
Europea c’è un’assunzione di responsabilità per il futuro di questo Stato... R.
– Da parte dell’Unione Europea questo è l’impegno più grosso. E si gioca gran parte
della propria credibilità. Le missioni precedenti dell’Unione Europea di “rule of
law” o di peacekeeping sono sempre state molto ridotte, con pochi uomini e per periodi
molto brevi di tempo. Qui, l’Unione Europea dovrà impiegare circa 1900 persone per
un periodo probabilmente medio-lungo di tempo. Quindi, gran parte della capacità di
fare una politica estera e di sicurezza sarà proprio messa alla prova da questa esperienza
che inizia il 9 dicembre. D. – Questo processo può anche preludere
ad un completo allargamento dell’Unione Europea verso i Balcani? La storia si muove
in questa direzione? R. – Certo, i Balcani occidentali sono
ormai una enclave all’interno dell’Unione Europea, che si è allargata con Romania
e Bulgaria: si è chiuso il cerchio manca la parte centrale. Sicuramente il destino
è quello di essere inseriti nell’Unione Europea. L’Unione Europea ribadisce questa
volontà, ma sicuramente i tempi saranno molto, molto lunghi.