Prima predica d'Avvento di padre Cantalamessa in Vaticano
Padre Raniero Cantalamessa ha tenuto oggi nella Cappella Redemptoris Mater, in Vaticano,
la prima predica di Avvento alla presenza del Papa e della famiglia pontificia. Il
predicatore della Casa Pontificia ha affrontato il tema della conversione di San Paolo.
Ce ne parla Sergio Centofanti.
Padre Cantalamessa
ha ricordato l’incontro di Paolo con Cristo: un incontro che ha cambiato radicalmente
la sua vita:
“Nessuno mai potrà conoscere a fondo
quello che avvenne in quel momento - Paolo stesso, quando parla di queste cose, dice
che sono parole che non è lecito pronunciare con il linguaggio umano - cosa avvenne
con questo breve dialogo: ‘Saulo, Saulo!’. Del resto quando nella Bibbia Dio ripete
due volte il nome di qualcuno, vuol dire che sta facendo qualcosa di grave. ‘Abramo,
Abramo! Samuele, Samuele!’ e qui ‘Saulo, Saulo!’ - ‘Chi sei tu Signore?’ – ‘Io sono
Gesù’. Fu una rivelazione, dice Paolo, una specie di fusione a fuoco, un lampo di
luce, che ancora oggi, a distanza di duemila anni, rischiara il mondo”.
Ma
la conversione di Paolo – ha affermato – non è durata pochi minuti. Gli esegeti calcolano
infatti che tra l’evento sulla via di Damasco e l’inizio della sua attività pubblica
nella Chiesa ci sono una decina d’anni di silenzio:
“Ed
è in questa sua kenosi, in questo tempo di svuotamento e di silenzio che ha accumulato
quella energia dirompente e quella luce che un giorno riverserà su tutta la Chiesa
e sul mondo”.
Nell’incontro con Cristo, Paolo capisce
che la salvezza non si attua attraverso l’osservanza scrupolosa della legge. Qual
è allora la novità cristiana, ciò che la distingue da ogni altra religione o filosofia
religiosa?
“Ogni proposta religiosa comincia dicendo
agli uomini quello che devono fare per salvarsi o ottenere la ‘Illuminazione’. Il
cristianesimo non comincia dicendo agli uomini quello che devono fare, ma quello che
Dio ha fatto per loro in Cristo Gesù. Il cristianesimo è la religione della grazia.
C’è posto - e come! - per i doveri e l’osservanza dei comandamenti, ma dopo, come
risposta alla grazia, non come sua causa o suo prezzo. Non ci si salva per le buone
opere, anche se non ci si salva senza le buone opere. È una rivoluzione di cui, a
distanza di duemila anni, ancora stentiamo a prendere coscienza, almeno la maggioranza
del popolo cristiano, a causa anche della nostra predicazione”.
Padre
Cantalamessa ha sottolineato che per dare un colpo d’ala alla vita spirituale occorre
fare una cosa molto semplice, cui non si pensa proprio perché semplice. Ricevere il
regno come un bambino, come dice Gesù:
“Perché il
bambino è preso così a modello da Gesù? Perché il bambino chiede le cose, ma mai con
il presupposto che se le è meritate, che ha portato a casa lo stipendio, ma facendo
leva solo sul fatto che è amato dai genitori. E Gesù dice che noi dobbiamo far leva
su questo”.