Lo Zimbabwe ha proclamato lo stato di emergenza nazionale a causa dell'epidemia di
colera che ha provocato finora più di 560 morti e il contagio di oltre12.500 persone.
Il ministro della sanità ha lanciato un accorato appello alla comunità internazionale
per far fronte alla crisi. A rendere particolarmente drammatica la situazione è il
mancato funzionamento della maggior parte degli ospedali e l’insufficiente somministrazione
di acqua potabile. La zona più colpita è quella della capitale Harare. Diverse equipe
di Medici Senza Frontiere stanno intanto operando nel Paese. Quale la loro azione?
Debora Donnini lo ha chiesto ad Andrea Pontiroli dell’organismo umanitario: R.
- Le nostre equipe stanno collaborando con il ministro della salute per curare le
persone colpite dal colera; non abbiamo dati precisi, però le nostre equipe continuano
a spostarsi nel Paese ogni volta che vengono allertate sulla presenza di nuovi casi,
continuano a trovare piccoli focolai in molte parti del Paese.
D.
– A che cosa è dovuta quest’epidemia?
R. – Il colera
ha origine in maniera classica, laddove ci sono delle condizioni igieniche scarse
e un sovraffollamento di popolazione. Lo Zimbabwe ha già da diversi anni questa combinazione
tra disoccupazione dilagante, inflazione alle stelle, carenza di cibo e instabilità
politica, e in generale una grande povertà sono tutte concause di questo problema.
D.
– Le vostre equipe che lavorano nel Paese, che tipo di cure forniscono alla popolazione?
R.
– Le nostre equipe lavorano negli ospedali e nei centri di salute - laddove questi
ci sono – altrimenti mettono in piedi questi centri di trattamento del colera, dove
i pazienti vengono isolati, per evitare la diffusione della malattia, e vengono curati.
Poi la cura è abbastanza semplice: bisogna semplicemente reidratare le persone ed
assicurarsi che bevano acqua potabilizzata. Abbiamo messo in piedi o preso in gestione
diversi centri di trattamento del colera, dove continuiamo a curare centinaia se non
migliaia di persone, a seconda della località.
D.
– Quindi con cure adeguate il colera non porta alla morte?
R.
– Il colera, con cure adeguate, non porta alla morte; purtroppo, se vengono prese
in ritardo, le persone colpite dal colera possono morire.
La
disastrosa situazione umanitaria dello Zimbabwe s’innesta su un’altrettanto catastrofica
situazione politica ed economica. Con un tasso d’inflazione annuo di 213 milioni per
cento il sistema monetario di questo Paese africano è giunto al collasso e a nulla
valgono le manovre della Banca centrale di Harare che ha appena coniato nuovi biglietti
da 100 milioni di dollari locali. Ma quali sono gli elementi che possono determinare
tali fenomeni d’iperinflazione e come si contrastano? Stefano Leszczynski lo
ha chiesto all’economista Giacomo Vaciago: R.
– Tipicamente, perdere una guerra o gravi crisi sociali, che si pensa di superare
stampando moneta e quindi ci si può illudere che questo sia un modo per risolvere
i problemi del Paese. Ovviamente non è vero e quindi, man mano che si stampa moneta,
i prezzi salgono, fino a prendere una dinamica, appunto, accelerata che rappresenta,
poi, la fine del sistema monetario.
D. – E’ possibile
che, da questa situazione, si riesca a tornare ad un sistema florido? E’ un processo
molto lungo?
R. – Chiaramente, il problema richiede
un compromesso sociale tra le principali forze politiche, richiede il reinserimento
di una democrazia elementare, almeno accettare che si vada a votare per scegliere
un governo. Allora, alcune di queste regole fondamentali del vivere civile, vanno
ripristinate.
D. – Lascia perplessi la decisione
del governatore della Banca centrale dello Zimbabwe di assicurare alla popolazione
più liquidità per le feste natalizie. Questo è l’obiettivo delle nuove banconote da
100 milioni di dollari zimbabwani?
R. – Aggiungere
“zeri”, non risolve nessun problema. La gente ha bisogno di “carta” per fare la spesa
ma, fondamentalmente, questo significa che nell’economia le regole del buon mercato
non ci sono. Quindi, l’intera economia funziona come un’economia di baratto, scambi
pezzi di carta pensando che dentro ci sia però un chilo di carne, un litro di latte.
D.
– Cos’è che garantisce il valore della moneta?
R.
– Lo garantisce la forza economica del Paese. Alla fine, la moneta di un Paese è il
termometro di quanto vale quel Paese, non più le riserve che aveva la Banca centrale.
E’ chiaro che all’interno del Paese, il valore della moneta è misurato dal suo potere
d’acquisto, quanti beni la massaia porta a casa con quelle banconote quando le spende
nei negozi.