2008-12-04 12:41:29

Emergenza colera in Zimbabwe: oltre 500 morti


Lo Zimbabwe ha proclamato lo stato di emergenza nazionale a causa dell'epidemia di colera che ha provocato finora più di 560 morti e il contagio di oltre12.500 persone. Il ministro della sanità ha lanciato un accorato appello alla comunità internazionale per far fronte alla crisi. A rendere particolarmente drammatica la situazione è il mancato funzionamento della maggior parte degli ospedali e l’insufficiente somministrazione di acqua potabile. La zona più colpita è quella della capitale Harare. Diverse equipe di Medici Senza Frontiere stanno intanto operando nel Paese. Quale la loro azione? Debora Donnini lo ha chiesto ad Andrea Pontiroli dell’organismo umanitario:RealAudioMP3
 
R. - Le nostre equipe stanno collaborando con il ministro della salute per curare le persone colpite dal colera; non abbiamo dati precisi, però le nostre equipe continuano a spostarsi nel Paese ogni volta che vengono allertate sulla presenza di nuovi casi, continuano a trovare piccoli focolai in molte parti del Paese.

 
D. – A che cosa è dovuta quest’epidemia?

 
R. – Il colera ha origine in maniera classica, laddove ci sono delle condizioni igieniche scarse e un sovraffollamento di popolazione. Lo Zimbabwe ha già da diversi anni questa combinazione tra disoccupazione dilagante, inflazione alle stelle, carenza di cibo e instabilità politica, e in generale una grande povertà sono tutte concause di questo problema.

 
D. – Le vostre equipe che lavorano nel Paese, che tipo di cure forniscono alla popolazione?

 
R. – Le nostre equipe lavorano negli ospedali e nei centri di salute - laddove questi ci sono – altrimenti mettono in piedi questi centri di trattamento del colera, dove i pazienti vengono isolati, per evitare la diffusione della malattia, e vengono curati. Poi la cura è abbastanza semplice: bisogna semplicemente reidratare le persone ed assicurarsi che bevano acqua potabilizzata. Abbiamo messo in piedi o preso in gestione diversi centri di trattamento del colera, dove continuiamo a curare centinaia se non migliaia di persone, a seconda della località.

 
D. – Quindi con cure adeguate il colera non porta alla morte?

 
R. – Il colera, con cure adeguate, non porta alla morte; purtroppo, se vengono prese in ritardo, le persone colpite dal colera possono morire.

 
La disastrosa situazione umanitaria dello Zimbabwe s’innesta su un’altrettanto catastrofica situazione politica ed economica. Con un tasso d’inflazione annuo di 213 milioni per cento il sistema monetario di questo Paese africano è giunto al collasso e a nulla valgono le manovre della Banca centrale di Harare che ha appena coniato nuovi biglietti da 100 milioni di dollari locali. Ma quali sono gli elementi che possono determinare tali fenomeni d’iperinflazione e come si contrastano? Stefano Leszczynski lo ha chiesto all’economista Giacomo Vaciago: RealAudioMP3
 
R. – Tipicamente, perdere una guerra o gravi crisi sociali, che si pensa di superare stampando moneta e quindi ci si può illudere che questo sia un modo per risolvere i problemi del Paese. Ovviamente non è vero e quindi, man mano che si stampa moneta, i prezzi salgono, fino a prendere una dinamica, appunto, accelerata che rappresenta, poi, la fine del sistema monetario.

 
D. – E’ possibile che, da questa situazione, si riesca a tornare ad un sistema florido? E’ un processo molto lungo?

 
R. – Chiaramente, il problema richiede un compromesso sociale tra le principali forze politiche, richiede il reinserimento di una democrazia elementare, almeno accettare che si vada a votare per scegliere un governo. Allora, alcune di queste regole fondamentali del vivere civile, vanno ripristinate.

 
D. – Lascia perplessi la decisione del governatore della Banca centrale dello Zimbabwe di assicurare alla popolazione più liquidità per le feste natalizie. Questo è l’obiettivo delle nuove banconote da 100 milioni di dollari zimbabwani?

 
R. – Aggiungere “zeri”, non risolve nessun problema. La gente ha bisogno di “carta” per fare la spesa ma, fondamentalmente, questo significa che nell’economia le regole del buon mercato non ci sono. Quindi, l’intera economia funziona come un’economia di baratto, scambi pezzi di carta pensando che dentro ci sia però un chilo di carne, un litro di latte.

 
D. – Cos’è che garantisce il valore della moneta?

 
R. – Lo garantisce la forza economica del Paese. Alla fine, la moneta di un Paese è il termometro di quanto vale quel Paese, non più le riserve che aveva la Banca centrale. E’ chiaro che all’interno del Paese, il valore della moneta è misurato dal suo potere d’acquisto, quanti beni la massaia porta a casa con quelle banconote quando le spende nei negozi.







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