2008-12-04 15:06:06

Argentina: incontro dei vescovi con il presidente Kirchner


“Si è trattato di un incontro sereno e positivo che è servito per distendere i rapporti tra la Chiesa e il governo”. Così, l’altro ieri, il secondo vice-presidente dell’episcopato argentino, mons. José María Arancedo, arcivescovo di Santa Fe de la Vera Cruz, ha descritto e raccontato la riunione del 27 novembre scorso tra il presidente della Repubblica, la signora Cristiana Fernández de Kirchner, e le autorità della conferenza episcopale presieduta dall’arcivescovo di Buenos Aires, cardinale Jorge Mario Bergoglio. “Il clima di conflitto che stava prendendo corpo squalificava il governo e danneggiando il governo la medesima cosa accadeva con il Paese”, ha aggiunto mons. Aranceto presente nell’incontro. Posso dire – ha detto - che il “presidente ha avuto un atteggiamento sereno e di dialogo”. “Voler dialogare è stato un comportamento positivo poiché la Chiesa cattolica non è un’organizzazione all’opposizione del governo, ma non è neanche un’organizzazione a favore del governo”, ha ricordato l’arcivescovo di Santa Fe. Il presule ha anche detto ai giornalisti che al Presidente è stata consegnata una copia della recente dichiarazione conclusiva della Plenaria episcopale “Verso un bicentenario nella giustizia e nella solidarietà”. La signora Fernández Kirchner ha dichiarato di “conoscere e di aver già letto” il testo. Mons. Arancedo ha anche ricordato che si è trovata un’ampia intesa sulla questione relativa all’esclusione sociale che implica “le ferite della droga, della prostituzione, della violenza e della perdita di valori della vita”. Lo stesso giorno, presso il forum “Da abitanti a cittadini”, il cardinale Jorge Mario Bergoglio ha illustrato il documento dell’Episcopato ribadendo l’urgenza di pensare “un progetto-Paese capace di tener conto di tutti. Non basta parlare di inclusi ed esclusi, anche se è molto importante. Oggi la sfida è ancora più radicale: occorre sapere chi sono coloro che entrano nel progetto e chi ne resta fuori”. Il porporato ha rinnovato infine l’appello indirizzato ai laici perché assumano con coraggio “la responsabilità del dialogo allo scopo di costruire consensi in favore del bene comune”. “Qualcuno può pensare - ha concluso - che con questo dialogo si ‘perde’ tempo; si ricordi però che si ‘guadagna’ la patria”. (L.B.)







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